
Durante un convegno organizzato da CapBus Service e InGenio a Prato, si è parlato di sicurezza nella mobilità del futuro e nell’elettrificazione dei trasporti.
Previsioni ottimistiche quelle diffuse dall’European climate foundation: entro il 2050 si potrebbero tagliare le emissioni legate ai trasporti dell’88 per cento, ridurre drasticamente l’inquinamento atmosferico e creare 206mila posti di lavoro.
Un’iniezione di ottimismo quella che arriva da Bruxelles, precisamente dagli uffici della European climate foundation (Ecf), grazie anche al contributo e la consulenza della Cambridge Econometrics. Con la decarbonizzazione dei trasporti e l’avvento della mobilità elettrica si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 legate al settore dell’88 per cento, contribuire alla crescita economica dell’Europa ed evitare l’importazione di 49 miliardi di euro di petrolio da qui al 2030.
Numeri e previsioni contenuti nel recente rapporto “Fuelling Europe’s Future: How the transition from oil strengthens the economy”, che ha elaborato vari contribuiti forniti dalle case automobilistiche, dalla società civile, dalle associazioni industriali e dai gruppi di consumatori, per arrivare ad avere uno scambio di opinioni su questioni tecniche, economiche e ambientali associate allo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio per le automobili e il passaggio dal petrolio all’elettricità e all’idrogeno prodotti a livello nazionale.
— Elon Musk (@elonmusk) 8 marzo 2018
Gli scenari elaborati mostrano come la transizione verso la mobilità elettrica avrebbe impatti in tutti i settori, da quelli economici a quelli legati alla salute dei cittadini europei. Nel 2020, si legge nel rapporto, le auto elettriche ed ibride saranno ancora più costose dei modelli a benzina e diesel, ma il cambio si avrebbe entro il 2030, quando i veicoli Ev, ibridi e a idrogeno diventerebbero competitivi con quelli alimentati da combustibili fossili.
Nel 2030 un quarto delle vendite sarebbe così coperto da veicoli elettrici, un quarto ibridi e ibridi plug-in, mentre la restante metà verrebbe coperta da modelli mild hybrid (dove l’elettrico “aiuta” il motore diesel o benzina). In questo scenario si avrebbe una riduzione dell’88 per cento delle emissioni di CO2 legate al settore dei trasporti entro il 2050: da 605 milioni di tonnellate del 2018 a circa 70 milioni di tonnellate entro metà secolo. L’adozione di questo tipo di tecnologia ridurrebbe le emissioni di NOx di 70mila tonnellate l’anno.
Transizione che porterebbe ad un calo delle importazioni di petrolio. Oggi infatti l’Europa importa l’89 per cento del greggio: con la mobilità elettrica si ridurrebbero le importazioni di 49 miliardi di euro, che rimarrebbero così all’interno dei confini del vecchio continente. Ma l’economia sarà spinta anche dalla creazione di nuovi posti di lavoro, prevedendo però una riqualificazione dei lavoratori attuali verso le nuove tecnologie, come sottolineato da Luc Triangle, segretatio generale di IndustriAll, sindacato europeo che rappresenta oggi 7 milioni di lavoratori europei: “La decarbonizzazione dei trasporti avrà un enorme impatto sulla struttura occupazionale del settore. Verranno creati nuovi posti di lavoro, soprattutto nel passaggio ai veicoli ibridi nel prossimo decennio, ma altri andranno persi nel lungo termine mentre ci muoveremo verso le auto elettriche a batteria. Ciò richiede un monitoraggio permanente al fine di anticipare le conseguenze sociali di questo cambiamento strutturale”.
Ovviamente il futuro va previsto con attenzione. Per supportare milioni di veicoli elettrici, ibridi e a idrogeno si dovranno investire almeno 23 miliardi di euro in infrastrutture di ricarica, di cui 9 miliardi in punti di ricarica accessibili al pubblico. Mentre anche le reti elettriche necessiteranno di un ammodernamento, per non creare eccesso di domanda e uno squilibrio nelle tariffe. Il futuro della mobilità elettrica è ancora tutto da scrivere.
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