
Nel luglio 1976 Seveso fu epicentro del peggior disastro ambientale mai avvenuto in Italia. Oggi un’autostrada fa riemergere ricordi e paure
Le Azzorre hanno approvato una legge per istituire la più vasta Amp dell’Atlantico settentrionale, pari al 30% dell’oceano intorno all’arcipelago.
Le Azzorre, arcipelago autonomo del Portogallo, hanno approvato una legislazione per creare la più vasta rete di aree marine protette (Amp) dell’Oceano Atlantico settentrionale. Questa nuova rete, che si estende su 287.000 chilometri quadrati, copre il 30 per cento dell’oceano che circonda l’arcipelago. Di questa superficie, la metà è “completamente protetta”, mentre l’altra metà è classificata come “altamente protetta”.
Nelle aree “completamente protette” sono vietate le attività estrattive o distruttive, come la pesca, mentre sono regolamentate attività come le immersioni, il nuoto e il turismo marino, ha spiegato alla testata Mongabay Luis Bernardo Brito e Abreu, consulente del presidente del governo delle Azzorre. Nelle zone “altamente protette” sono consentite solo attività a basso impatto, come la pesca con lenza e amo. L’obiettivo, secondo Brito e Abreu, è stato quello di massimizzare gli sforzi di conservazione, minimizzare l’impatto della pesca e creare opportunità di crescita economica attraverso il turismo e altri settori della blue economy.
La creazione di questa Amp è stata possibile grazie alle spedizioni scientifiche condotte nel 2016 e nel 2018 da ricercatori di varie organizzazioni locali e internazionali, che hanno mappato 21.469 kmq di fondale marino circostante le Azzorre. Alan Friedlander, scienziato senior dell’iniziativa Pristine seas di National Geographic, che ha partecipato alle spedizioni, ha sottolineato che la mappatura ha rivelato caratteristiche geologiche uniche, tra cui oltre 300 montagne sottomarine che ospitano coralli e spugne di acque profonde, vulnerabili agli impatti della pesca. Tali montagne sottomarine, molte delle quali ancora inesplorate scientificamente, sono state sfruttate in passato attraverso la pesca a strascico e sono state colpite dagli attrezzi. Il lavoro di mappatura ha messo in luce la delicatezza e l’importanza ecologica di queste aree.
Le spedizioni hanno inoltre evidenziato come le Azzorre rappresentino un importante punto di passaggio per numerose specie marine migratorie, come balene, delfini e uccelli marini. La regione, definita da Friedlander come un “corridoio di biodiversità”, collega le specie marine tra le Americhe, l’Europa e l’Africa. Reti di Amp come quella creata nelle Azzorre contribuiscono a collegare diversi habitat ed ecosistemi, creando una rete di sicurezza contro minacce locali come l’inquinamento, la pesca eccessiva o la distruzione degli habitat. Questa interconnessione assicura che, qualora un’area subisca un danno, altre aree possano contribuire a mantenere l’equilibrio ecologico.
Il processo di demarcazione dell’area protetta ha richiesto oltre 40 incontri tra il governo e diverse comunità delle Azzorre, inclusi rappresentanti del settore della pesca, del trasporto marittimo, del turismo e di ong ambientaliste. Un approccio inclusivo che ha consentito di tenere in considerazione le esigenze e le preoccupazioni delle varie parti interessate, favorendo un equilibrio tra la conservazione ambientale e lo sviluppo economico.
La nuova area protetta nelle Azzorre, la più grande d’Europa, rappresenta un passo significativo verso il raggiungimento dell’obiettivo globale di proteggere il 30 per cento delle terre e degli oceani del pianeta entro il 2030. Brito e Abreu ha sottolineato che le regioni insulari, in prima linea nell’affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, dovrebbero dare l’esempio al resto del mondo. L’auspicio, ha aggiunto, è che le Azzorre dimostrino come sia possibile proteggere il proprio oceano, garantendo al contempo una crescita economica sostenibile.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Nel luglio 1976 Seveso fu epicentro del peggior disastro ambientale mai avvenuto in Italia. Oggi un’autostrada fa riemergere ricordi e paure
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
A Vicenza il maxiprocesso per contaminazione da Pfas si è concluso con 140 anni di reclusione per 11 dirigenti dell’azienda Miteni, per disastro ambientale, avvelenamento delle acque e reati fallimentari. Una sentenza storica, dopo 4 anni di procedimento.
Il caldo non è uguale per tutti: servono soluzioni accessibili come i rifugi climatici. A Bologna ne sono stati attivati quindici in biblioteche, musei e spazi pubblici.
Riduzione delle emissioni in agricoltura, mobilità sostenibile, efficientamento degli edifici e sensibilizzazione i i pilastri. Ma ora servono i fatti.
Un nuovo murales al Gazometro sarà l’ulteriore tassello di un processo di rigenerazione che sta interessando uno dei quadranti più dinamici della Capitale.
Accordo in Senato: a decidere non sarebbe il paziente, ma un “Comitato etico”. Ma spunta una controproposta popolare che punta all’eutanasia legale.
Le forze armate pesano globabilmente per il 5,5 per cento delle emissioni, e il riarmo Nato può provocare un disastro anche dal punto di vista ambientale.
La campagna per il riconoscimento del reato di ecocidio arriva in Sardegna, dove è stata proposta una legge regionale.