Andrea Pastorelli, direttore generale di Teach for Italy, spiega come giovani talenti possano diventare agenti di cambiamento nelle scuole svantaggiate.
Baba Bedi e la via della gioia
Un maestro di auto-realizzazione, presa di coscienza, sviluppo dei propri talenti, messa a frutto dei doni ricevuti e soddisfazione dei desideri profondi, per rendere felici se stessi e gli altri.
Un’autentica evoluzione spirituale implica la capacità di
vivere
pienamente e armonicamente la propria esistenza in
questo mondo. Vivendo con coerenza e sincerità, rispettando
e accettando i propri limiti e i propri tempi di maturazione si
procede anche sul cammino della Luce senza perdere tempo.
Quando Baba Bedi parlava di realizzazione non si riferiva solo al
raggiungimento dell’unione cosciente con il Divino, ma innanzitutto
a quelle azioni che rendono la quotidianità della nostra
vita piena di soddisfazione e di gioia. La parola realizzazione
viene oggi invece usata in modo ambiguo. Infatti si sente spesso
dire che una persona è realizzata quando ha raggiunto la
totale illuminazione,
cioè quando ha sperimentato l’Essenza divina in
sé.
Questa definizione di realizzazione non è sbagliata, ma si
riferisce solo al raggiungimento dello stadio finale, saltando a
pie’ pari tutte le fasi intermedie. Induce quindi molte persone a
sottovalutare l’importanza della vita materiale e spesso a
penalizzare il benessere psicofisico per focalizzarsi
esclusivamente sull’evoluzione spirituale.
Chi cerca di perseguire l’illuminazione senza aver imparato a
vivere armonicamente e totalmente la
quotidianità della vita, compie lo stesso errore di chi
volesse raggiungere l’ultimo piano di un grattacielo compiendo
balzi sempre più alti, senza attraversare via via i piani
intermedi.
Un simile comportamento a volte può essere causa di gravi
turbe psichiche o di seri problemi fisici e, nella migliore delle
ipotesi, è fonte di profonde insoddisfazioni e
scoraggiamenti, dovuti ai molti anni di sacrifici infruttuosi,
oppure è la matrice di varie forme di presunzione e di
autoesaltazione.
Accettare e rispettare se
stessi e il proprio livello di maturazione non
significa adagiarsi, ma camminare attentamente al proprio ritmo,
seguendo le indicazioni degli organi della Luce, e superare gli
ostacoli che via via si incontrano. Se poi capita di non vederne
uno e di inciampare o di cadere, non bisogna scoraggiarsi o
denigrarsi, ma riprendere il cammino con amore, pazienza e fiducia
nelle proprie capacità.
Vivere con coerenza e sincerità significa anche essere
fedeli a se stessi…
Vivere con coerenza e sincerità significa anche essere fedeli a se
stessi, cioè manifestarsi ed esprimersi
così come veramente si è. Significa togliersi le
innumerevoli maschere dietro alle quali nascondiamo il nostro vero
volto, significa ritrovare la spontaneità e
l’autenticità che avevamo da bambini.
Essere vuol dire vivere attivamente e coscientemente tutte le
nostre potenzialità. Esistere invece significa lasciarsi
vivere, senza consapevolezza, senza utilizzare le
potenzialità che si hanno a disposizione. La maggior parte
delle persone esiste in uno stato di semi incoscienza, senza una
chiara prospettiva, senza una finalità. Per questo motivo
queste persone agiscono come le bandiere al vento, lasciandosi
trasportare dalla moda, dalle pubblicità, dagli amici, ecc.
e non raggiungono mai la piena soddisfazione, oppure si annoiano a
morte, perché non sanno cosa farsene della loro vita.
Vivere quindi non significa solo agire con dinamismo e
vitalità, ma utilizzare pienamente e consapevolmente
tutte le proprie
capacità per ottenere innanzitutto ciò
che si desidera nell’ambito materiale, perché l’anima ha un
corpo che deve essere curato, rispettato e apprezzato. Il corpo
infatti è uno strumento essenziale, senza il quale
l’evoluzione stessa sarebbe praticamente impossibile. Se non si
sono risolti i problemi di sopravvivenza e di benessere psicofisico
non si conquista la pace interiore. Non bisogna dunque dimenticare
che i due aspetti, materiale e spirituale, non si escludono a
vicenda, ma anzi non sono mai nettamente separabili l’uno
dall’altro.
La vita è come noi la vogliamo. Noi stessi creiamo la
nostra vita felice o angosciata, a seconda degli atteggiamenti
interiori che seguiamo. Se diamo retta ai pensieri negativi, alle
paure, ai rimpianti, ai rancori, se aspettiamo che siano gli altri
a farci felici, vivremo una vita piena di sofferenza e di
infelicità. Se invece vogliamo essere felici dobbiamo
individuare tutto ciò che può dare gioia e
realizzarlo.
Chi è Baba Bedi
Baba Phiare Lal Bedi,
nacque a Panijab, nell’India del nord, il 5 Aprile 1909.
Studiò nelle università di Panijab, Oxford, Berlino,
Heidelberg e Ginevra, conseguendo tre lauree.
Partecipò attivamente alla guerra di liberazione dell’India
contro gli inglesi. Dopo l’indipendenza ricoprì una carica
politica di grande rilievo per alcuni anni, finché un giorno
“sentì” di dover lasciare tutto per dedicarsi alla ricerca
della verità e all’insegnamento.
Fondò quindi a Dheli l’Istituto di ricerca per il
non-conosciuto. Venne poi in Italia dove ha vissuto per 20 anni e
ha trasmesso la sua inesauribile conoscenza a centinaia di persone,
anche se in modo sempre molto riservato e schivo rispetto a
qualsiasi forma di pubblicità.
La via della gioia che Baba insegnava a vivere è intesa come
via dell’auto-realizzazione, della presa di coscienza, dello
sviluppo dei propri talenti, della messa a frutto dei doni
ricevuti, della soddisfazione dei desideri profondi, per rendere
felici se stessi e gli altri.
Letture consigliate: Baba Bedi e
la Via della Gioia, di Cristina Aprato, Edizioni Centro di
Benessere Psicofisico.
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