
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Dalla Sicilia, un Presidio Slow Food dedicato ad un ormai rarissimo pane artigianale. Il pane nero di Castelvetrano.
La forma è quella di una pagnotta rotonda, che in
siciliano si chiama vastedda, la crosta è dura e color
caffè (cosparsa di semi di sesamo), la pasta è
morbida e giallo grano. Celebre in tutta la Sicilia, il pane di
Castelvetrano è diventato negli anni sempre più raro
e ha rischiato addirittura di scomparire per la sua
particolarità di essere cotto esclusivamente nei forni a
legna e di essere prodotto con grani siciliani macinati a
pietra.
Il suo colore deriva dalla materia prima. Si impasta miscelando
due farine, quella di grano duro siciliano e quella ricavata da
un’antica popolazione di frumento locale, la ?tumminìa?,
entrambi integrali e moliti con macine a pietra naturali. Ed
è proprio grazie alla rarissima tumminìa che il pane
di Castelvetrano diventa nero e straordinariamente dolce e gustoso,
con profumi intensi e un particolare aroma di tostato. Gli altri
ingredienti sono acqua, sale e lievito naturale (lu criscenti, la
madre).
Prima della cottura l’impasto deve lievitare a lungo. Ogni
fornaio ha un vecchio magazzino ben areato dove far seccare la
potatura degli olivi. Le fronde servono per alimentare i forni di
pietra. Il fuoco – vivace e brillante – arroventa le pareti e la
temperatura, nel punto più alto, raggiunge i 300°C. A
fiamme spente si ripulisce accuratamente il forno con una scopa di
palma nana (curina) dal manico molto lungo e si inforna il pane,
che cuoce lentamente e senza fuoco diretto via via che la
temperatura decresce. Quando il forno si è raffreddato, il
pane è cotto.
Il Presidio ha riunito i panificatori in un piccolo consorzio e
ora lavora in collaborazione con il Consorzio Ballatore per
ricostruire l’intera filiera: incrementando la coltivazione della
varietà locale di grano (la tumminìa), e ridando un
po’ di ossigeno ai numerosi mulini a pietra locali, attualmente
sottoutilizzati.
Responsabile del Presidio è Franco Saccà, tel. +39
0923 559490 – [email protected]
A cura della Fondazione Slow Food per la
Biodiversità Onlus
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
L’ex presidente delle Filippine è accusato di crimini contro l’umanità per le migliaia di omicidi extragiudiziali nell’ambito della sua lotta alla droga.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.
Una causa intimidatoria per fermare chi lotta per la difesa delle risorse naturali e contro le giganti del petrolio. È quanto sta vivendo Greenpeace per le proteste contro il Dakota access pipeline.