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Il blocco del canale di Suez ha avuto enormi conseguenze sul trasporto di animali vivi, mettendone in luce tutti i pericoli.
Sembrerebbero essere almeno venti le navi autorizzate a trasportare animali vivi che sono rimaste coinvolte nel blocco del canale di Suez. Malgrado la Ever Given, l’imbarcazione che martedì 23 marzo si è incagliata all’interno del canale impedendone di fatto il passaggio, sia stata disincagliata, ci vorranno ancora giorni prima che la viabilità riprenda completamente e questo fa aumentare le preoccupazioni per gli animali trasportati a bordo di quelle navi.
Non si sa con certezza quante siano le imbarcazioni coinvolte che trasportano animali vivi. I dati forniti dal sito di monitoraggio navale Marin traffic ne ha rilevate 11. Georgios Hatzimanolis, portavoce del sito, ha dichiarato al quotidiano britannico Guardian che mentre alcune navi stanno aspettando di entrare, tre – la Omega star, la Unimar e la Sea star – “sono bloccate in vari punti del canale”.
Le ong sembrerebbero averne però identificate altre 9, portando il totale a 20, con a bordo più di 200mila animali. L’organizzazione Animals international, ad esempio, avrebbe collocato nelle acque della Giordania una nave con decine di migliaia di pecore che sarebbe partita dalla Romania e diretta verso l’Arabia Saudita. Un percorso classico, intrapreso da migliaia di animali ogni anno che vengono acquistati appositamente vivi da questi paesi, per poi essere macellati con pratiche locali che sono vietate nel resto del mondo. C’è anche chi ha ipotizzato che la stessa Ever Given trasporti animali, ma al momento non è stato confermato da fonti ufficiali.
Ciò che preoccupa maggiormente ora, è la quantità di cibo presente a bordo. Le navi sono bloccate da martedì 23 e generalmente hanno risorse disponibili per un paio di giorni.
“La mia paura più grande è che gli animali rimangano bloccati a bordo senza cibo e acqua a causa di ragioni burocratiche”, ha dichiarato Gerit Weidinger, coordinatrice europea di Animals international, al Guardian. “Questo per loro, equivarrebbe al rischio di morire di fame o di sete, potrebbero farsi male e nelle navi si accumulerebbero i loro bisogni, impedendo loro di sdraiarsi. In più l’equipaggio non può liberarsi dei corpi degli animali morti. È come se fosse una bomba biologica a orologeria, sia per gli animali che per l’equipaggio”. Ad oggi, non sono chiare le condizioni in cui stanno vivendo.
Solamente nell’ultimo mese, il trasporto di animali vivi è stato coinvolto in una serie di scandali che hanno contribuito a denunciarne tutte le problematiche. Il dramma delle navi spagnole Elbeik e Karim Allah è sicuramente quello che ha raggiunto maggiore attenzione mediatica. Dopo aver passato mesi navigando senza meta nel Mediterraneo, le due navi sono state obbligate a tornare al porto di Cartagena, in Spagna, da dove erano partite, e i tremila vitelli che trasportavano sono stati tutti uccisi.
A volte ci sono scandali provocati da cose andate male che contribuiscono a portare l’attenzione su quello che sta succedendo, ma questo è un orrore che si verifica ogni giorno.
Senza andare lontano, anche in Italia avvengono giornalmente questi viaggi infernali. Martedì 23 marzo un camion che trasportava agnelli è stato fermato e multato dalla polizia stradale per le condizioni in cui teneva gli animali, stipati senza cibo né acqua. Erano più di 200, provenivano dall’Ungheria e viaggiavano verso la Puglia, per essere macellati in occasione della Pasqua. Sabato 27 e domenica 28, l’associazione Essere Animali si è recata al confine tra Italia e Slovenia, dove passano circa 250mila agnelli provenienti da Romania, Ungheria, Bulgaria che affrontano viaggi estenuanti solo per essere macellati.
Grazie al loro lavoro, sono state multate decine di camion, ma questi viaggi proseguono ancora in tutto il mondo perché continua a esserci una domanda da parte dei consumatori che probabilmente non sanno, o non vogliono sapere, cosa succede davvero agli individui che decidono di mangiare.
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