
In Brasile si pratica una sorta di “riciclaggio del bestiame” che impedisce di sapere se la carne bovina proviene da capi allevati in aree distrutte illegalmente.
Caro McDonald’s Satana non siamo noi Ci limitiamo a dire che la qualità è bassissima: il pane non ha le virtù di quello italiano e la carne degli hamburger non è di prima qualità E’ circolata nei giorni scorsi una pubblicità di McDonald’s Italia che presentava un hamburger come un martire trafitto da frecce scoccate
Caro McDonald’s Satana non siamo noi
Ci limitiamo a dire che la qualità è bassissima: il
pane non ha le virtù di quello italiano e la carne degli
hamburger non è di prima qualità
E’ circolata nei giorni scorsi una pubblicità di McDonald’s
Italia che presentava un hamburger come un martire trafitto da
frecce scoccate dai no-global, da Naomi Klein, dal popolo di
Seattle e da “raffinati uomini della sinistra”. Insieme a questi
soggetti veniva inserita anche l’associazione Slow Food. Il testo
faceva recitare al panino: “gli integralisti dello slow food mi
dipingono come il Grande Satana in persona”. Una pubblicità
insperata per Slow Food, ma l’accostamento con questi movimenti e
personaggi suona riduttivo e quello che sta scritto nel testo
purtroppo non ci fa giustizia.
Non siamo né integralisti, né abbiamo mai dipinto
McDonald’s come il grande satana. Chi legge queste pagine
abitualmente e chi conosce bene Slow Food sa che queste cose sono
false. Slow Food è un movimento che non è contro
nessuno, ma a favore della qualità, della
biodiversità naturale e produttiva in campo alimentare e per
un’agricoltura ecosostenibile. Per questo difendiamo e valorizziamo
i prodotti che rischiano di scomparire in tutto il mondo,
organizziamo il Premio Internazionale Slow Food per la
biodiversità, ci impegnamo tanto con programmi di educazione
alimentare a ogni livello e siamo così critici nei confronti
del modello di agricoltura produttivista che ci ha regalato mucca
pazza e altri scandali pericolosi.
Non abbiamo mai smontato un McDonald’s e non siamo mai scesi in
piazza, lavoriamo per costruire, non vogliamo distruggere niente e
nessuno. Cerchiamo di far conoscere la qualità degli
alimenti e di difendere tutte le diversità per una
qualità della vita migliore.
Quello che possiamo dire di McDonald’s è che la
qualità di ciò che vende non è soltanto bassa,
è bassissima. Il pane che utilizzano non fa giustizia alle
virtù del pane italiano, la carne per i loro hamburger non
è carne di prima qualità. Qualsiasi obiettiva
degustazione comparata contro panini fatti con prodotti tipici
italiani metterebbe in luce l’inferiorità dal punto di vista
organolettico del loro prodotto: gusti finti, appiattiti,
monocorde. In tutto il mondo la diffusione di questi ristoranti in
franchising e del loro modello alimentare contribuisce a creare
seri problemi nutritivi, all’aumento del numero di obesi e alla
scomparsa progressiva dei prodotti tradizionali, che erano alla
base di una dieta equilibrata e di un’agricoltura che sa preservare
intatti ambiente e paesaggi. Negli Stati Uniti il fenomeno è
già ampiamente accaduto in tutta la sua evidenza: non a caso
laggiù stanno rivalutando in maniera forte l’agricoltura
biologica e l’artigianato alimentare, proprio ai danni di
McDonald’s, che si lancia così alla conquista dei mercati
esteri a colpi di strombazzamenti pubblicitari basati su giochetti
di psicologia spicciola.
I prodotti di McDonald’s sono uguali dappertutto: questa si chiama
omologazione e l’omologazione è povertà culturale,
economica, sensoriale, ecologica. Ma Slow Food non ha mai invitato
la gente a non andarci a mangiare, pensiamo fermamente che ognuno
è libero di scegliere. Le campagne pubblicitarie di
McDonald’s non sembrano invece andare in questa direzione: gadget
per attirare i bimbi, finta allegria e adesso anche accuse dirette
sbeffeggiando i “concorrenti”.
Pazienza, noi di Slow Food siamo molto convinti di quello che
facciamo da quindici anni, ora più che mai. E visto che
stiamo soprattutto parlando di cattivo gusto, voglio riportare
letteralmente lo slogan che chiudeva la succitata
pubblicità: “È un mondo difficile. Ridiamoci su”. Fa
venire i brividi.
Carlo Petrini tratto da www.slowfood.it
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