Ingegneri, qual è la casa ideale di chi progetta case

L’innata propensione degli ingegneri a razionalizzare gli sforzi e ottimizzare i risultati li orienta verso scelte ispirate da un netto rigore minimalista ma anche dalla secolare sapienza architettonica dei centri storici e dalla minuziosa pianificazione di un comfort fondato sulla sostenibilità.

Parlando con loro si avverte la netta sensazione che qualunque più o meno laboriosa incombenza quotidiana, dalla costruzione di un edificio all’elaborazione delle risposte da fornire ad una semplice intervista giornalistica, possa divenire oggetto di una pianificazione dettagliata e scrupolosa orientata a razionalizzare gli sforzi e ad ottimizzare i risultati. Se dunque “l’ingegno” degli ingegneri convalida la loro proverbiale fama in ogni possibile ambito, dai tratti caratteriali più minuti sino alle più complesse imprese progettuali, appare facilmente prevedibile come proprio in tema di abitazioni e architetture ecosostenibili le competenze specifiche di questa categoria di veri e propri “insider” della materia possano risultare più che mai preziose e istruttive.

L’equilibrio millimetrico del minimalismo

“La mia casa ideale, esattamente al pari di quella reale, rappresenta la sintesi visiva dell’equilibrio tra la bellezza e il vuoto“, afferma Simone Molteni, “ovvero la rappresentazione plastica del mio modo di concepire il lavoro dell’ingegnere: essere capace di fare di tutto ma al tempo stesso saper scegliere di fare solo ciò che conta”. Direttore scientifico di LifeGate, anima del progetto Impatto Zero® nonché ex-ricercatore del laboratorio di energia solare del Politecnico di Losanna, Molteni persegue un rigore minimalista che si traduce non solo in categorie estetiche ma anche e soprattutto in scelte progettuali precise: “Detesto le case intasate di soprammobili ed oggetti”, puntualizza infatti Simone, “e ritengo che anche gli strumenti tecnologici, come modem o elettrodomestici, debbano rimanere nascosti o poco visibili, evitando l’intralcio dei fili e dei dispositivi troppo ingombranti. Un’abitazione ben congegnata è quella in cui si rifuggono gli sprechi, gli oggetti che servono sono presenti e di ottima qualità estetica ma non c’è nulla di superfluo“.

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Candele alla cera d’api

Esperto di illuminotecnica e propenso all’uso di luci led modulabili che si integrino con la luminosità naturale, Molteni identifica il comfort con un rituale preciso: “Consiste nell’accendere una candela contenente profumi naturali, come agrumi, bergamotto o al limite cera d’api o incenso, e contemporaneamente attivare un sottofondo di musica classica, a base di Mozart o Beethoven, ma anche Dvorak o Ludovico Einaudi”.

Il comfort come obiettivo preminente di ogni sforzo ingegneristico

“Un ingegnere edile può apparire simile ad un calzolaio che gira spesso con le scarpe bucate”, scherza Marco Caffi, “nel senso che magari sviluppa progetti ambiziosi a beneficio di altri ma per se stesso fa quello che può”.
Direttore del Green Building Council Italia nonché docente di ingegneria civile e architettura all’Università di Brescia, nella sua concezione dell’ambiente casalingo Caffi attribuisce una rilevanza decisiva al tema della sostenibilità: “Bisogna innanzitutto puntare ad un’efficienza energetica a 360 gradi, introducendo negli edifici gli appositi sistemi di produzione di energia rinnovabile, come ad esempio il fotovoltaico che a tutt’oggi resta il modello più semplice e comprensibile da integrare nell’edilizia residenziale.

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Il fotovoltaico continua ad essere il modello più semplice e comprensibile da integrare nell’edilizia residenziale

A tal proposito è fondamentale sfruttare i nuovi software di simulazione dinamica che consentono di valutare in anticipo, e dunque ottimizzare, l’impianto energetico di una casa. A ben guardare l’obiettivo essenziale e prioritario di tutti i nostri sforzi ingegneristici consiste proprio nel comfort, che personalmente concepisco in termini molto concreti, quale ad esempio la temperatura percepita nell’abitazione, cioè non solo quella dell’aria ma anche quella delle pareti, auspicabilmente tale da poter configurare un ambiente caldo d’inverno e fresco d’estate. Oppure il comfort visivo, che è determinato da aspetti sia illuminotecnici sia panoramici, ovvero dall’orientamento di aperture e finestrature da cui dipende la relazione tra casa e mondo esterno”.

La secolare sapienza ingegneristica dei centri storici

“Le soluzioni abitative più ingegnose ed attente alla sostenibilità sono quelle incorporate nel genius loci dei nostri centri storici” sostiene dal canto suo Alessandro Speccher, ingegnere e membro di un team di architettura, ma al tempo stesso professionalmente attivo nell’ambito della fotografia.

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I centri storici incarnano soluzioni abitative di elevatissima sapienza ingegneristica

“Prima dell’avvento dell’edilizia industriale i nostri nonni avevano saputo creare edifici ben più salubri e sapientemente costruiti rispetto a quelli attuali”, continua Speccher, “Basti pensare all’adozione di muri in comune tra abitazioni vicine o al trasporto intermodale. Da residente di un borgo montano del Trentino ho imparato ad analizzare non solo l’aspetto fisico-tecnico del comfort, ovvero quello su cui prevalentemente si concentrano gli ingegneri, ma anche la sua componente psicologica e adattiva. Comfort per me significa ad esempio disporre di una vetrata che ti consenta di osservare il mondo fuori, o una finestra dalla quale penetrino gli odori esterni. E lungi dall’identificarsi con il lusso o con l’ipertecnologizzazione, il comfort può risiedere nell’uso di pochi materiali naturali, qualificabili come tali non solo nel colore ma anche nel tatto, oppure nella qualità del cibo, cioè nel poter bere l’acqua del rubinetto o mangiare verdura non inquinata“.

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