Chi era Marielle Franco, attivista brasiliana uccisa per le sue battaglie

Marielle Franco è stata uccisa a 38 anni, ma le sue battaglie in difesa dei diritti civili e delle minoranze restano di ispirazione. In Brasile e non solo.

“Voglio pensare a una donna, una grande attivista e combattente, Marielle Franco, che ha ispirato l’azione di tante e tanti di noi”. Le parole scelte da Elly Schlein, nel suo discorso dopo la vittoria alle primarie del Partito democratico, dimostrano quanto sia ancora viva la memoria dell’attivista brasiliana, a quasi cinque anni dalla sua morte.

Biografia di Marielle Franco

Marielle Franco, all’anagrafe Marielle Francisco da Silva, nasce nel 1979 nella favela di Maré, una delle più grandi nell’area metropolitana di Rio de Janeiro. Lì quasi 130mila persone abitano stipate in poco più di quattro chilometri quadrati. Di origini africane e parte della comunità Lgbt+, a diciannove anni ha la sua prima e unica figlia e la cresce da sola, senza l’aiuto del padre, lavorando come insegnante. Nel 2007 si laurea in Scienze sociali, per poi specializzarsi in Responsabilità sociale e settore terziario e conseguire un master in Pubblica amministrazione.

Marielle Franco
Marielle Franco durante un dibattito politico nel 2016 © Marcelo Freixo/Wikimedia Commons

Nei primi anni Duemila inizia a interessarsi alla politica, militando per il Partito socialismo e libertà, di sinistra radicale. Alle elezioni del 2016 viene eletta come consigliera comunale a Rio de Janeiro, assume il ruolo di presidente della Commissione per la difesa delle donne ed entra anche in una commissione incaricata di controllare l’azione della polizia federale a Rio de Janeiro, per tenere a bada il rischio di una militarizzazione della città. Marielle Franco si distingue per la sua instancabile opera di difesa dei diritti civili, soprattutto quelli di donne nere, giovani abitanti delle favelas e persone Lgbt+.

L’omicidio di Marielle Franco

Nella notte tra il 14 e il 15 marzo 2018, a soli 18 mesi dalla sua elezione al consiglio comunale, Marielle Franco sta tornando a casa dopo un dibattito sulla violenza contro donne afroamericane nelle favelas. La sua auto viene affiancata da quella dei sicari che la riconoscono e le sparano più volte. È una vera e propria esecuzione in cui, oltre a lei, resta ucciso anche l’autista Anderson Pedro Gomes. Una sua collaboratrice rimane ferita. Marielle Franco muore così, a 38 anni.

La sua morte suscita particolare emozione in tutto il Brasile, con migliaia di persone che scendono spontaneamente in piazza. La ong Amnesty International da subito invita a fare chiarezza sull’omicidio. Una chiarezza che, però, stenta ad arrivare. Dopo sei mesi vengono arrestati i due sospetti esecutori materiali – che non vengono comunque inviati a processo – ma le indagini sui loro mandanti appaiono lente e lacunose. Eppure, i sospetti sono pesantissimi: i proiettili calibro 9 usati dai sicari sarebbero appartenuti a un lotto venduto alle forze dell’ordine brasiliane.

All’inizio del 2023, con l’insediamento del nuovo governo guidato da Lula, il ministro della Giustizia Flávio Dino annuncia l’apertura di una nuova indagine. E la sorella dell’attivista, Anielle Franco, viene scelta come ministra dell’Uguaglianza razziale.

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