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Chi è Chibeze Ezekiel, l’attivista che ha bloccato la costruzione di una centrale a carbone in Ghana

Tra i vincitori del Goldman environmental prize 2020, Chibeze Ezekiel ha portato nuova consapevolezza nel paese, guidando le nuove generazioni verso un futuro sostenibile e alimentato da rinnovabili.

“Eravamo un piccolo gruppo di studenti, senza un ufficio e senza risorse, ma appassionati e concentrati sull’obiettivo”. Racconta così Chibeze Ezekiel, 41 anni e una laurea in psicologia e sociologia, la nascita del piccolo gruppo di giovani attivisti che dopo mesi di lavoro sul campo e impegno sociale avrebbero spinto il governo ghanese a tornare sui propri passi e rinunciare alla costruzione di una centrale a carbone da 1,5 miliardi di dollari. Una vittoria che ha portato il giovane ghanese a vincere l’edizione 2020 del Goldman environmental prize, il “Nobel per l’ambiente” che ogni anno premia l’impegno degli ambientalisti di tutto il mondo. È stata un’enorme sorpresa, non me l’aspettavo proprio”, fa sapere Ezekiel a LifeGate. “Son stato al telefono per due minuti senza dire una parola quando l’ho saputo. Un misto tra eccitazione e sorpresa”.

Quella centrale non s’ha da fare

Il Ghana, come molti altri paesi africani, soffre la carenza di un’adeguata rete elettrica e di una capacità produttiva energetica, che si riflette in mancanza di elettricità per le comunità rurali e in continui blackout. Solo nel 2015 sono stati registrati 159 blackout in tutto il paese. Il governo ghanese negli anni ha investito nell’idroelettrico per tentare di arginare il problema, ma la forte e prolungata siccità che ha colpito il paese, ha messo in ginocchio la produzione di energia elettrica.

Chibeze Ezekiel insieme al suo team di attivisti
Chibeze Ezekiel insieme alla squadra di attivisti © Gep

Per questo motivo già nel 2013, il governo centrale aveva messo in cantiere e proposto la costruzione di una centrale a carbone da 700 MW e di un nuovo porto adiacente ad Aboano, una comunità di pescatori costieri nel distretto di Ekumfi.

Il governo ha firmato l’Accordo di Parigi, quindi per me questo progetto era totalmente in contrasto

Chibeze Ezekiel

La proposta era spinta e sovvenzionata dalla Cina che, grazie ad un finanziamento di 1,5 miliardi di dollari da parte del China african development fund, avrebbe portato alla costruzione della centrale e di un porto, che sarebbe dovuto servire per l’importazione del carbone dal Sud Africa: 2 milioni di tonnellate l’anno.

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Chibeze Ezekiel a colloquio con i capi delle comunità locali © Gep

Come ha fatto Chibeze Ezekiel a bloccare la costruzione della centrale a carbone

“Il governo ha firmato l’Accordo di Parigi, quindi per me questo progetto era totalmente in contrasto [con le politiche di riduzione delle emissioni]”, afferma l’attivista ghanese in un video dove si racconta la sua storia. Insieme al gruppo di attivisti ha così lanciato una campagna di informazione per contrastare il messaggio del governo secondo cui l’energia del carbone sarebbe stata pulita, usando l’hashtag #coalkill. Da lì il gruppo ha iniziato a lavorare a stretto contatto con le comunità locali che vivevano vicino al sito del futuro impianto, spiegando loro gli enormi impatti per la salute e per l’ambiente che avrebbe comportato l’avvio della centrale. Non solo, ma ha fornito alle piccole comunità soluzioni alternative, come kit a energia solare, per portare l’energia elettrica nei villaggi più remoti.

Eravamo un piccolo gruppo di studenti, senza un ufficio e senza risorse, ma appassionati e concentrati sull’obiettivo

Chibeze Ezekiel

La pressione da parte dell’opinione pubblica e delle comunità locali è così cresciuta, finché nel 2016 l’allora ministro dell’Ambiente annunciò che la centrale a carbone non sarebbe mai stata costruita.

I pescatori che vivono nei pressi di Aboano, dove avrebbe dovuto sorgere la centrale a carbone © Gep

Un futuro rinnovabile per il Ghana

Dopo la cancellazione del progetto, il governo ha lanciato lo scorso anno il “Ghana renewable energy master plan”, un piano che prevede entro il 2030 di aumentare la generazione di energia da fonti rinnovabili dai 42,5MW del 2015 a circa 1,4 gigawatt, riducendo alla stesso tempo la dipendenza dalla biomassa come combustibile principale per le centrali termiche e fornendo sistemi di elettrificazione decentralizzata basate sull’energia rinnovabile a un migliaio di comunità offgrid.

Ma il lavoro di Chibeze Ezekiel non si ferma qui. Ora con l’associazione Strategic youth network for development, lavora fianco a fianco con le generazioni più giovani per formarle sulle rinnovabili, sul cambiamento climatico, e sulle sfide future. “Stiamo anche lavorando alla Youth Strategy on climate action”, spiega a LifeGate. “Un progetto per coinvolgere i più giovani in modo significativo sul cambiamento climatico”, puntando tutto sugli adulti di domani.

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