Rinnovabili. Entro quattro anni supereranno gas e carbone

Nonostante la pandemia di Covid-19 le rinnovabili non hanno arrestato la crescita. Al contrario potrebbero diventare la fonte energetica più diffusa e soppiantare definitivamente il carbone entro il 2025.

“Nel 2025, le energie rinnovabili diventeranno la più grande fonte di generazione di elettricità in tutto il mondo, ponendo fine ai cinquant’anni di regno del carbone come principale fornitore di energia”. Commenta così Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) a margine della conferenza stampa dedicata all’annuale rapporto sulle rinnovabili. Una dichiarazione che lascia poco spazio a dubbi o commenti e che arriva dopo la profonda crisi che ha colpito tutti i settori delle fossili, dal petrolio al gas, passando dal carbone negli ultimi mesi segnati dalla pandemia. Nel rapporto “Renewables 2020” presentato lo scorso 10 novembre, si legge come il 90 per cento della nuova capacità installata complessiva, è stato coperto dalle rinnovabili, guidato da eolico, idroelettrico e fotovoltaico. In totale si parla di un livello record di 200 gigawatt solo per quanto riguarda il 2020.

Rinnovabili. Nel 2025 finirà l’epoca del carbone

Nonostante la domanda globale di energia sia calata del 5 per cento – la riduzione maggiore dalla seconda guerra mondiale – l’elettricità generata dalle fonti rinnovabili dovrebbe aumentare del 7 per cento nel 2020, secondo le stime del rapporto.

In questo scenario la capacità totale eolica e fotovoltaica è destinata a superare il gas naturale già nel 2023 e il carbone nel 2024. Nel 2025 si stima che la nuova capacità eolica offshore rappresenterà un quinto del mercato eolico totale, segnando un’ulteriore crescita per quanto riguarda questa fonte.

“L’energia rinnovabile sta sfidando le difficoltà causate dalla pandemia, mostrando una crescita robusta mentre altri combustibili lottano”, ha detto in una nota Birol. “La resilienza e le prospettive positive del settore si riflettono chiaramente nel continuo appetito da parte degli investitori e il futuro sembra ancora più luminoso grazie alla nuova capacità aggiunta che permetterà di stabilire nuovi record per quest’anno e il prossimo”.

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Un parco fotovoltaico in Germania con, sullo sfondo, una centrale a carbone © Sean Gallup/Getty Images

Cina e India guideranno la crescita, insieme all’Europa. Stati Uniti sorvegliati speciali

A guidare l’espansione saranno l’India e l’Unione europea con un aumento della capacità rinnovabile di circa il 10 per cento l’anno prossimo, la crescita più rapida dal 2015. Un risultato raggiunto dalla ripartenza dei progetti messi in stand-by a causa della pandemia. Si prevede che da sola l’India raddoppierà la capacità installata nel 2021, rispetto all’anno che sta per terminare.

“I governi possono affrontare questi problemi per contribuire a realizzare una ripresa sostenibile e accelerare le transizioni di energia pulita. Negli Stati Uniti, ad esempio, se le politiche proposte per l’elettricità pulita della prossima amministrazione statunitense fossero implementate, potrebbero portare a un dispiegamento molto più rapido del solare fotovoltaico e dell’eolico, contribuendo a una più rapida decarbonizzazione del settore energetico”.

I paesi europei che “bloccano” la transizione

A pesare nella transizione energetica è il ruolo che la politica avrà nei prossimi anni. Per questo la stessa Iea sostiene che sarà necessario adottare misure per sostenere lo slancio delle energie rinnovabili. Se i paesi affrontassero ad esempio la questione della fine degli incentivi in alcuni mercati chiave, il rapporto stima che le installazioni globali di fotovoltaico ed eolico potrebbe aumentare di un ulteriore 25 per cento nel 2022.

Guardando all’Europa poi, a destare maggiore preoccupazione sono alcuni paesi, tra cui l’Italia, che paiono ancora indietro nella transizione ad una produzione di energia a basse emissioni. Nello studio “Vision or division? What do National Energy and Climate Plans tell us about the Eu power sector in 2030?” pubblicato da Ember si legge come Belgio, Bulgaria, Romania e Polonia abbiano gli obiettivi meno incisivi per quanto riguarda i progressi nel settore elettrico per tutto il prossimo decennio. Mentre Italia e Germania avrebbero progressi troppo lenti e questo sarebbe un dato di fatto preoccupante data la dimensione delle loro economie e la domanda di energia elettrica. Insieme, i due paesi rappresentano il 40 per cento delle emissioni del settore energetico nel 2030.

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Negli Stati Uniti sono stati creati almeno 7 GW di nuova potenza alimentata a gas e portando questa fonte fossile al 38 per cento della produzione nazionale © Sean Gallup/Getty

C’è chi scommette sul gas

Il rapporto prevede che i combustibili fossili genereranno ancora il 25 per cento dell’elettricità dell’Ue entro il 2030 e questo porterebbe l’Europa a rallentare l’eliminazione graduale del carbone o del gas entro il 2030. Per quanto riguarda il gas, la colpa sarebbe da addebitare a paesi come il nostro, la Germania e il Belgio, che prevedono un ruolo crescente per il gas fossile entro il 2030.

L’Italia, sempre secondo quanto si legge nel rapporto, potrebbe essere uno dei paesi dell’Unione Europea più dipendenti dai combustibili fossili per l’elettricità entro tale data. Questo è principalmente dovuto al piano di espansione dell’uso del gas di origine fossile nella produzione elettrica, che andrà a sostituire il carbone. La previsione è che l’impiego di energia elettrica rinnovabile in Italia tra il 2018 e il 2030 sarà inferiore alla media dell’Ue e che il nostro paese sarà responsabile di circa il 10 per cento delle emissioni del settore energetico dell’Ue, oltre ad essere il terzo più grande emettitore per emissioni legate alla produzione di energia elettrica.

Ma il direttore dell’Iea è comunque ottimista, nonostante le politiche di alcuni paesi. Infatti prevede che le energie rinnovabili forniranno un terzo dell’elettricità mondiale entro cinque anni e che “la loro capacità totale sarà il doppio dell’intera capacità energetica della Cina di oggi”, conclude Birol.

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