Un’immagine apocalittica, decine di migliaia di grandi calamari di Humboldt (Dosidicus gigas) morti ammassati su una spiaggia. È accaduto la scorsa settimana in Cile, nell’isola di Santa María, di fronte alle coste della provincia di Arauco, e gli scienziati ignorano ancora le cause di questa misteriosa moria di massa.
La morte dei grandi cefalopodi potrebbe essere causata, secondo gli esperti, dall’aumento della temperatura dell’acqua, in relazione con il fenomeno El Niño, ma non hanno escluso eventuali forme di inquinamento. La decomposizione degli animali, oltre a generare un odore terribile, è diventata un problema sanitario per la popolazione locale, numerose ruspe sono state inviate per raccogliere e seppellire le carcasse.
Per far luce sul fenomeno i tecnici del Servizio nazionale per la pesca e l’acquacoltura (Sernapesca) hanno raccolto campioni di calamari e di acqua marina per analizzarli in centri specializzati. Gli isolani sono abituati ad assistere allo spiaggiamento di pesci e cefalopodi in questo periodo dell’anno, questa è però la prima volta che il fenomeno ha raggiunto proporzioni bibliche.
Secondo Rodrigo Valencia, dipendente di Sernapesca, lo spiaggiamento dei calamari di Humboldt sarebbe stato causato dal cosiddetto upwelling, un fenomeno oceanografico che riguarda il movimento di grandi masse di acqua fredda, più densa e ricca di nutrienti che dalle profondità risalgono in superficie, andando a rimpiazzare l’acqua superficiale più calda e ormai povera di nutrienti.
Questo fenomeno solitamente dà il via a grandi banchetti, attirando balene e altri grandi predatori, in questo caso però avrebbe provocato “un crollo dei livelli di ossigeno che ha portato alla morte di queste creature”, ha dichiarato Rodrigo Valencia.
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