Entro quest’anno uno dei maggiori produttori e consumatori di carbone inizierà a chiudere le proprie miniere. Per ripulire l’aria e puntare sulle rinnovabili.
Sono ancora vive le immagini delle maggiori città cinesi avvolte da nubi di smog e aria irrespirabile durante l’ultimo inverno. Per questo l’ultima notizia che arriva dalla Cina è ancora più importante: il Paese entro quest’anno chiuderà 1000 miniere di carbone.
La decisione è confermata anche dagli ultimi dati forniti dalle fonti governative, che evidenziano come il ruolo del carbone nella produzione di energia stia rapidamente cedendo il posto ad altre fonti, in particolare rinnovabili. Secondo quanto riferisce il Consiglio di Stato, si dovrebbe avere una riduzione di 500 milioni di tonnellate di carbone nel giro di tre o quattro anni.
“Questa tendenza potrebbe continuare per 3-5 anni o anche di più”, ha detto Li Junfeng, direttore generale presso il National Climate Change Strateg al Guardian. “I dati di oggi stanno inviando un segnale forte di una chiara accelerazione della transizione energetica della Cina. Penso che la generazione termico (da carbone) continuerà a scendere con una velocità del 2-4 per cento l’anno e la produzione di energia non fossile rimarrà in un tasso di crescita del 20 per cento”.
Si tratta di un segnale estremamente importante. Il maggior produttore di carbone al mondo ha deciso di modificare le proprie politiche energetiche. Probabilmente sia a fronte di un grave peggioramento della qualità dell’aria, sia a causa della frenata dell’economia cinese.
Ma la spinta più forte viene dai vari record infranti dal gigante orientale nel campo delle rinnovabili. Secondo il Global Wind Energy Council la Cina ha superato l’Europa a 27 per eolico installato, per lo meno nel 2015. Si parla di un balzo delle nuove installazioni, che hanno toccato i 30 gigawatt di nuova potenza installata. Tendenza confermata anche da Bloomberg New Energy Finance che spiega come le risorse stanziate sulle energie rinnovabili siano aumentate in Cina, Usa, Africa, America Latina e India. L’anno scorso ha segnato un record per la nuova capacità installata, con 64 GW da fonte eolica e 57 GW da fotovoltaico. Ed è proprio la Cina a stare saldamente in testa con 110,5 miliardi di dollari (+17 per cento) investiti in solare e fotovoltaico.
In un momento in cui la transizione energetica sta accelerando e le energie rinnovabili sono in crescita, la produzione di petrolio negli Stati Uniti non si ferma.
Tra gennaio e giugno in Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha segnato un +27,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.
Un gruppo di associazioni chiede a Eni di sospendere il contratto con chi occupa i Territori palestinesi. E il governo della Colombia ha fermato l’invio di carbone.
Tra i sistemi di accumulo di energia, la batteria agli ioni di litio è sicuramente la tecnologia con più mercato. Ma altre formule più efficienti si stanno lentamente affermando.
L’1 luglio il governo ha consegnato il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima. Purtroppo però non rappresenta la realtà che servirebbe all’Italia.
Secondo i dati dell’Energy Institute, quello passato è stato l’anno che ha “bruciato” più energia di sempre: crescono sia il fossile che le rinnovabili.