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Il nuovo video di Essere Animali è la chiara dimostrazione che l’utilizzo di animali nei circhi deve essere vietato. La pensa così la maggioranza degli italiani ma anche federazioni di veterinari e psicologi. L’editoriale del portavoce dell’associazione.
L’anno scorso, proprio in questo periodo, l’approvazione della legge del codice dello spettacolo ha sancito un momento storico. Questa riforma, infatti, contiene un passaggio, breve ma potente, in cui si stabilisce che i circhi e più in generale ogni forma di spettacolo viaggiante dovranno superare l’utilizzo degli animali. La legge stabilisce anche che il governo deve emanare, entro il 27 dicembre di quest’anno, un decreto legislativo che indichi tempi e modi di questo epocale cambiamento.
Per spingere il governo a rispettare l’impegno, Essere Animali ha diffuso un video filmato durante gli spettacoli circensi e gli zoo allestiti a fianco dei tendoni. Immagini che ci ricordano come l’esibizione degli animali, discutibile già di per sé in quanto espressione non certo di una relazione di rispetto, ma di dominazione attraverso addestramenti estenuanti e coercitivi, non sia solo che uno dei tanti aspetti problematici del circo.
Per un’ora di esibizione infatti gli animali, spesso appartenenti a specie selvatiche anche in via d’estinzione, trascorrono una vita in gabbia o rinchiusi nei container per il trasporto. Anche la Federazione dei veterinari europei si è espressa contro l’utilizzo degli animali nei circhi affermando che i loro bisogni naturali “non possono essere soddisfatti in un circo itinerante, soprattutto in termini di alloggi e di rispetto alla possibilità di esprimere comportamenti normali”, in quanto i mammiferi esotici “hanno lo stesso patrimonio genetico dei loro simili che vivono in natura, e mantengono perciò gli stessi comportamenti istintivi”.
Il circo con animali è pensato per attirare l’attenzione dei più piccoli. D’altronde quale bambino non rimane ammaliato dal sapere che a pochi passi da casa sua può ammirare proprio quegli animali che riempiono le favole? Perché quindi non accontentarlo, ad un costo anche piuttosto contenuto?
La risposta è in un documento che 650 psicologi hanno sottoscritto evidenziando la valenza antipedagogica dell’uso di animali in questi spettacoli, considerati “veicolo di una educazione al non rispetto per gli esseri viventi”. Invece di incentivare una sana curiosità verso il mondo animale, la visione di elefanti e tigri costretti a compiere esercizi contro la loro natura in un contesto di apparente divertimento non può che indurre i più piccoli “a disconoscere i messaggi di sofferenza”, un distacco che “ostacolerebbe lo sviluppo dell’empatia, fondamentale momento di formazione e di crescita”.
Le diverse problematiche dei circhi sono ampiamente confermate dalle statistiche a disposizione del settore. Secondo Eurispes oltre il 70 per cento degli italiani vuole un circo senza animali, mentre nel mondo più di 50 paesi hanno già emanato misure che porteranno alla fine di questi spettacoli, in alcuni stati già del tutto banditi. Secondo un rapporto del 2017 commissionato dalla Lav all’Istituto di ricerca Censis, negli anni sono calati il numero degli spettacoli e quello degli spettatori. Nonostante i finanziamenti pubblici, i circhi sono in grande crisi.
Occhi dunque puntati sull’operato dell’attuale governo, a cui non occorre neanche troppa lungimiranza per capire che questo è il momento adatto per concludere il percorso di riforma. Il futuro è nelle sole esibizioni di trapezisti e acrobati, come il Cinque de Soleil o altri circhi contemporanei. Oppure in geniali performance che alludono o raccontano gli animali ma senza sfruttarli. Come alcuni spettacoli che hanno sostituito la loro presenza con ologrammi o come l’acquario di Monterey in California che non espone più cetacei vivi ma loro rappresentazioni in resina, fedeli in tutto e per tutto ai delfini, orche e balenottere che abitano il mare e che li devono rimanere. Questi sono gli spettacoli che vogliamo, moderni e senza animali in gabbia, la cui visione non fa più ridere nessuno ma mette solo una grande tristezza.
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