Circular Economy Summit, verso un ecosistema industriale circolare

All’evento digitale Circular Economy Summit figure istituzionali e Ceo di importanti aziende italiane e internazionali hanno dialogato sulle opportunità dell’economia circolare. Senza una governance adeguata non ci può essere una transizione circolare: la strategia europea e i finanziamenti del Pnrr italiano. Tra nuovi modelli di business e innovazione tecnologiche, ecco alcuni esempi di aziende virtuose.

  • All’evento digitale Circular Economy Summit figure istituzionali e Ceo di importanti aziende italiane e internazionali hanno dialogato sulle opportunità dell’economia circolare.
  • Senza una governance adeguata non ci può essere una transizione circolare: la strategia europea e i finanziamenti del Pnrr italiano.
  • Tra nuovi modelli di business e innovazione tecnologiche, ecco alcuni esempi di aziende virtuose.

Eliminare i rifiuti, mantenere in materiali in circolo e rigenerare i sistemi naturali. Questi sono i tre capisaldi dell’economia circolare, le fondamenta di un ecosistema industriale rigenerativo e innovativo. Tra le esperienze di grandi realtà italiane e internazionali e l’intervento di figure istituzionali di spicco, il Circular Economy Summit è stato un momento di confronto interessante che ha definito la necessità di guardare a modelli di business più circolari, tra criticità e soluzioni all’avanguardia.

Le merci di oggi sono le risorse di domani

Nella visione della Ellen MacArthur Foundation, organizzazione nata dieci anni fa come acceleratore per le aziende che vogliono implementare modelli circolari, è fondamentale adottare un approccio olistico e innovativo. “Per trovare il problema dobbiamo guardare a monte – interviene Alice Bodreau, strategic partners manager della Ellen MacArthur Foundation – valutare i materiali che usiamo, partendo dalla progettazione e dall’eco design. L’innovazione upstream (a monte) rappresenta un’opportunità di crescita per le aziende che avrà risvolti positivi”. Dai metodi produttivi alle valutazioni sul ciclo vita del prodotto, fino agli aspetti logistici e di trasporto. “Le merci di oggi possono essere le risorse di domani”, ha detto Luca Palermo, Group Ceo di Fiera Milano. “Nuovi modelli e nuove competenze sono il punto di partenza”.

Secondo le classifiche più recenti, l’Italia per indice di circolarità risulta prima tra le cinque principali economie europee © iStock

Alice Boudreu prende l’esempio del settore della plastica, come filiera che, visti gli impatti ambientali, deve ripensare il proprio business model (ancora troppo lineare) adottando soluzioni come il riutilizzo e il riciclo del materiale. “Solo il 2 per cento della plastica riciclata torna alla stessa applicazione per la quale era stata creata. Se non cambieremo nulla, ci sarà più plastica che pesci entro il 2050”, avverte la Boudreu.

Rob Dellink, economista per l’Oecd, si trova d’accordo aggiungendo che più della metà delle plastiche hanno un ciclo di vita inferiore ai cinque anni. “Le aziende hanno grandi costi di raccolta, smistamento e processi di riciclo dei rifiuti – spiega Dellink -. Il mercato delle plastiche riciclate è ancora piccolo e quindi poco resiliente, ma l’economia circolare può essere lo strumento in grado di cambiare le cose”.

Il piano europeo per l’economia circolare

Secondo il Global material resources outlook dell’Oecd, l’uso globale di materiali raddoppierà dalle 79 gigatonnellate nel 2011 alle 167 Gt nel 2060. “Vista l’enorme quantità di materiali estratti, consumati e poi buttati, è necessario passare ad un’economia circolare efficiente, digitale e improntata sui servizi”, commenta Dellink. Secondo l’economista esistono quattro leve per riuscire nella transizione: stimolare il mercato dei materiali riciclati attraverso un’uniformità di definizione di “rifiuto” tra i diversi Paesi; favorire l’innovazione con una misurazione standard di circolarità che al momento non esiste; scalare i modelli di business con strumenti di finanziamento efficaci e migliore il contesto legislativo internazionale; far leva sulle ambizioni di quei Paesi che non hanno incentivi.

Parlando proprio di ambizioni, l’Europa, sapendo di non avere a disposizione grandi quantità di materie prime, da qualche anno è particolarmente attiva nelle politiche sull’economia circolare. “Non molto tempo fa usavamo le sanzioni come strumento per fare rispettare i criteri ambientali”, spiega William Neale, rappresentante della Commissione europea all’evento. “Dall’inizio del decennio scorso abbiamo adottato politiche più attive con l’obbiettivo che i prodotti sostenibili in Europa diventino la norma”.

Nel 2015 il Circular economy action plan, poi una nuova edizione nel 2020. “Il 30 marzo sarà adottata la Sustainable product initiative che riguarderà le regole sulla responsabilità estesa del produttore, i requisiti minimi sulla sostenibilità del prodotto, fino alle norme sull’etichettatura e sulla misurazione dei processi di produzione dei materiali e prodotti”. Neale non ha potuto anticipare troppo, ma ha preannunciato l’introduzione del divieto a distruggere prodotti invenduti e l’arrivo del passaporto digitale che tramite un Qr code fornirà al consumatore tutte le informazioni necessarie per un acquisto consapevole. “È fondamentale rendere accessibile i dati ai consumatori in modo che possano capire come riparare il prodotto”, conclude Neale.

Rob Dellink, senior economist, OECD. Uno degli speaker al Circular Economy Summit © Circular Economy Summit

Le opportunità del Pnrr per la gestione rifiuti

Secondo le classifiche più recenti, l’Italia per indice di circolarità risulta prima tra le cinque principali economie europee. Nonostante un rallentamento globale dovuto in parte anche alla pandemia, il Pnrr rappresenta sicuramente un’opportunità di ripartenza verso la decarbonizzazione e una migliore gestione dei rifiuti. “Con i soldi del Pnrr vogliamo rendere la nostra economia più inclusiva e competitiva”, ha detto Laura D’Aprile, head of Department of ecological transition and green investment del Mite. “Ci siamo voluti concentrare sugli aspetti più critici del piano europeo sull’economia circolare. 1,5 miliardi sono stati destinati alla realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di quelli esistenti con una particolare attenzione allo sviluppo della digitalizzazione e miglioramento di strutture per la raccolta differenziata”.

La secondi linea di investimento prevede 600 milioni per i cosiddetti “progetti faro” che nelle intenzioni del Governo serviranno ad esempio a creare dei “Textile Hubs” per centrare l’obiettivo del 100 per cento recupero nel settore tessile, il cui obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti in Italia è partito il primo gennaio. Per la plastica in campo viene messo anche il riciclo chimico e i “Plastic Hubs”, che possiamo immaginare come una sorta di distretti del riciclo.

Gli esempi virtuosi di economia circolare

Tra innovazione tecnologica e intelligenza artificiale sono tante le imprese che stanno investendo in chiave circolare. Il professore di computer science Gianluigi Greco è intervenuto sul ruolo da protagonista che l’intelligenza artificiale può avere in futuro. Dalla possibilità di progettare prodotti, componenti e materiali, alla manutenzione predittiva (predictive maintenance), in grado di anticipare i possibili guasti di macchinari e avere una cura più efficiente di ogni materiale.

È intervenuto anche Radek Jelinek, Ceo e presidente di Mercedes-benz, annunciando gli obiettivi di neutralità climatica dell’azienda: “Con la nostra flotta macchine elettriche, vogliamo raggiungere un impatto pari a zero entro il 2030. Inoltre entro il prossimo anno apriremo un impianto di riciclo delle batterie agli ioni di litio che ci permetterà di riciclare il 96 per cento delle materie prime utilizzate”.

Pierroberto Folgiero, Ceo di Maire Tecnimont ha parlato invece di come implementare processi di upcycling della plastica. “Per le plastiche difficili da riciclare – che di solito vanno all’inceneritore – possono entrare in gioco diverse tecnologie. La gassificazione della plastica (riciclo chimico), per esempio, è una vecchia tecnologia dalla quale si può ottenere gas sintetico”, ha detto Folgiero. Restando in tema plastica, Poplast usa macchinari per creare imballaggi flessibili, mentre Carrefour promuove il riutilizzo del packaging.” Da qui al 2025 i nostri imballaggi saranno riutilizzabili o compostabili”, ha promesso Christophe Rabatel, Ceo di Carrefour. Dhl, leader internazionale della logistica, punta su una nuova flotta di veicoli elettrici per la distribuzione delle merci. Di recente ha pubblicato un interessante report su come rendere circolare il settore della logistica

Organizzato da Business International, il summit è stato un’anticipazione di The Innovation Alliance, evento che, in collaborazione con Fiera Milano, dal 3 al 6 maggio ospiterà quattro fiere (Ipack-Ima, Greenplast, Print4All e Intralogistica Italia), che rappresenteranno una grande fetta della meccanica strumentale. Un mercato che solo in Italia vale più di 20 miliardi di euro e che nell’economia circolare vede un tema chiave per lo sviluppo futuro.

 

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