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Sono 34 trilioni di dollari i fondi messi a disposizione dai maggiori investitori istituzionali per ridurre emissioni, sviluppare l’indipendenza dai combustibili fossili e mitigare il cambiamento del clima.
Investire nella riduzione delle emissioni, sviluppare energie alternative – rinnovabili e indipendenti dai combustibili fossili -, mitigare il cambiamento climatico per rimanere sotto i 2 gradi centigradi di aumento globale delle temperature.
Questi sono solo alcuni dei punti nei quali i maggiori investitori istituzionali internazionali si sono resi disponibili ad investire per sviluppare una forte politica di mitigazione ai cambiamenti climatici. Si tratta di quasi 350 rappresentanti della comunità finanziaria internazionale, tra cui BlackRock, CalPERS, PensionDanmark, Deutsche, South African GEPF, Australian CFSGAM, Cathay Financial Holdings, che pochi giorni prima dell’inizio del Summit sul Clima, hanno chiesto al presidente delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon e a tutti i capi di Stato di intervenire in maniera decisa contro il climate change.
La dichiarazione è stata coordinata dai quattro gruppi di investitori sul cambiamento climatico, ovvero Ceres’ Investor Network on Climate Risk (Incr) negli Stati Uniti, gli investitori istituzionali del Gruppo europeo sui cambiamenti climatici (Iigcc), il Gruppo Investitori sui cambiamenti climatici (Igcc) in Australia e Nuova Zelanda, e l’investitore Group Asia on Climate Change (Aigcc), con il programma Ambiente Finance Initiative delle Nazioni Unite (Unep Fi) e i Principi di Investimento Responsabile (Pri).
“La comunità internazionale degli investitori ha chiarito che lo status quo in materia di politica climatica non è più accettabile. Gli investitori stanno agendo sul cambiamento climatico. Ma per investire in energia pulita a scala globale abbiamo bisogno di politiche più forti”, ha dichiarato Stephanie Pfeifer, a capo del Iigcc.
“La percezione comune è che abbiamo bisogno di scegliere tra benessere economico o tra stabilità climatica. La verità è che abbiamo bisogno di entrambi. Ciò che è necessario è un inedita canalizzazione degli investimenti dall’economia di oggi a un’economia a basse emissioni di carbonio di domani”, ha detto Achim Steiner, sottosegretario delle Nazioni Unite-Generale e Direttore Esecutivo delle Nazioni Unite programma per l’Ambiente.
Gli impegni possono essere riassunti con le azioni intraprese dal Fondo pensione danese, che ha investirà 1,5 miliardi di euro entro la fine del 2015 per lo sviluppo di parchi eoloci offshore. O il fondo pensioni americano TIAA-creff che ha ridotto l’impronta di carbonio del proprio portafoglio immobiliare del 17 per cento, tagliando 58.000 tonnellate di emissioni di gas serra. O ancora il Fondo pensione svedese AP4, impegnato nella decarbonizzazione di tutta i 20 miliardi di dollari del portafoglio dei titoli azionari quotati. In Asia, la Cina Utility fornirà prestiti per un valore 790 milioni dollari, finanziando 226 progetti e riducendo le emissioni di 19 milioni di tonnellate di carbonio.
Enormi investimenti sono oggi disponibili. Non possono esserci più scuse.
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