
Parigi, Copenaghen e tante altre: le città europee vogliono far tornare balneabili i propri fiumi con la rete Swimmable cities. E ci pensa anche Roma.
Secondo un nuovo studio i consumatori sarebbero disposti a pagare di più se i marchi offrissero informazioni più dettagliate sui propri prodotti.
“Datemi la verità, invece che amore, denaro o fama”, scriveva in Walden ovvero Vita nei boschi il grande pensatore Henry David Thoreau, e sarebbe quello che pensano anche molti consumatori, almeno secondo il risultato di un nuovo studio.
Un nuovo studio condotto da Label Insight, ente che certifica la trasparenza tra marchi, distributori e consumatori, ha rivelato che la domanda dei consumatori per la trasparenza dei prodotti è in aumento. Gli acquirenti desiderano informazioni sempre più dettagliate sui prodotti che scelgono e sono inclini a essere più fedeli ai brand che forniscono le informazioni più chiare.
Label Insight ha effettuato un sondaggio su un campione di circa duemila consumatori, per comprendere cosa questi ultimi richiedono ad un marchio, i criteri in base a cui effettuano le loro scelte e in che modo le informazioni di cui dispongono influenzano il loro comportamento di acquisto e la fedeltà verso una specifica marca. Il 40 per cento degli intervistati sostiene che sarebbe disposto a passare ad un nuovo marchio, se offrisse una completa trasparenza sul prodotto. “Questo studio rivela ciò che più conta per i consumatori – ha dichiarato Patrick Moorhead, responsabile marketing di Label Insight – ed emerge una chiara correlazione tra la trasparenza del prodotto e la fiducia dei consumatori e una maggiore fedeltà alla marca”.
[vimeo url=”https://vimeo.com/160803542″]
Il 94 per cento degli intervistati ha detto di essere più fedele ad un marchio che offre la massima trasparenza, tale trasparenza è particolarmente richiesta ai prodotti alimentari. Le giovani mamme intervistate, tra i 18 e i 34 anni, sono quelle più interessate ad avere informazioni dettagliate sugli alimenti che acquistano. L’86 per cento di loro ha affermato di essere disposto a pagare di più per avere prodotti alimentari sicuri e trasparenti, mentre tra gli altri intervistati il 73 per cento ha espresso tale richiesta. Il 53 per cento delle giovani mamme ha infine dichiarato di utilizzare applicazioni per verificare le affermazioni riportate sulle etichette dei prodotti.
La maggior parte dei consumatori, il 77 per cento, ha dichiarato di ritenere una marca di cibo trasparente quando fornisce un elenco completo degli ingredienti utilizzati. Il 54 per cento chiede invece approfondite informazioni nutrizionali, mentre le certificazioni sono determinanti per l’acquisto per il 51 per cento degli intervistati. Altre informazioni richieste sono relative al metodo di produzione, importanti per il 40 per cento dei consumatori, e alla provenienza dei prodotti (35 per cento).
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Parigi, Copenaghen e tante altre: le città europee vogliono far tornare balneabili i propri fiumi con la rete Swimmable cities. E ci pensa anche Roma.
Il Tribunale superiore di Galizia ha obbligato le autorità statali e regionali a riparare i danni degli allevamenti intensivi della regione di A Limia.
Francesca Albanese è accusata dall’amministrazione Trump di condurre una campagna economica e politica contro Usa e Israele.
L’obiettivo è quello di colmare lacune regolatorie su tecnologie considerate strategiche per decarbonizzare l’industria, ma non mancano le criticità.
Nel luglio 1976 Seveso fu epicentro del peggior disastro ambientale mai avvenuto in Italia. Oggi un’autostrada fa riemergere ricordi e paure
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
A Vicenza il maxiprocesso per contaminazione da Pfas si è concluso con 140 anni di reclusione per 11 dirigenti dell’azienda Miteni, per disastro ambientale, avvelenamento delle acque e reati fallimentari. Una sentenza storica, dopo 4 anni di procedimento.
Il caldo non è uguale per tutti: servono soluzioni accessibili come i rifugi climatici. A Bologna ne sono stati attivati quindici in biblioteche, musei e spazi pubblici.
Riduzione delle emissioni in agricoltura, mobilità sostenibile, efficientamento degli edifici e sensibilizzazione i i pilastri. Ma ora servono i fatti.