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Il fotografo Davide Lopresti ha vinto l’edizione 2016 dell’Underwater photographer of the year. La chiave è stata un cavalluccio marino. Il suo commento dopo la vittoria.
“Il mio percorso come fotografo è iniziato proprio sott’acqua, ho cominciato a fare foto su terra solo in un secondo momento. Con l’acqua mi sono sempre trovato a mio agio”, così si racconta Davide Lopresti, fotografo ligure che ha vinto l’edizione 2016 dell’Underwater photographer of the year.
La fotografia di Lopresti si chiama Gold e ritrae un cavalluccio marino nei fondali triestini celebrando il ritorno di questi animali nell’area mediterranea, reso possibile grazie a un’attenta politica di ripopolamento e campagne di sensibilizzazione in alcune aree marine.
“Non pensavo che la mia fotografia potesse vincere il concorso. Durante la serata della premiazione ho visto scatti davvero impressionanti, c’è stato anche chi ha creato una gabbia subacquea per poter immortalare un orso che dava la caccia ai salmoni”, ha affermato Lopresti. “La giuria ha ritenuto il mio scatto molto particolare, hanno voluto premiare più l’interpretazione che il soggetto. Il cavalluccio è un soggetto abbastanza comune, ma per questa foto ho usato una tecnica particolare: ho sfruttato dei tempi lenti per avere l’effetto dell’acqua mossa sullo sfondo. Concentrando la luce in un singolo punto grazie allo smooth, il cavalluccio in primo piano appare fermo e lo sfondo sembra in movimento”.
Davide Lopresti è stato nominato Underwater photographer 2016 battendo fotografi provenienti da 54 paesi diversi. Il concorso è organizzato da Alex Mustard, a sua volta fotografo subacqueo di fama mondiale che ha rilanciato il contest che da oltre 60 anni veniva organizzato dalla British society of underwater photographers (Bsoup).
“La fotografia è un importantissimo mezzo di informazione che permette alle persone di capire cosa c’è davvero sott’acqua”, conclude Lopresti “Grazie alle immagini possiamo veicolare messaggi importantissimi, come la bellezza degli ecosistemi marini e la necessità di intervenire per la loro tutela. C’è però un contro: ci sono ecosistemi come quello del mar Rosso che sono stati completamente distrutti dal turismo di massa, per buona parte attratto qui dalla bellezza dei fondali”. Qui è fondamentale lavorare non solo sulla comunicazione, ma anche sull’azione. Partendo dal turismo responsabile.
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