Il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 65: https://t.co/pdpidDMr3c
— Palazzo_Chigi (@Palazzo_Chigi) October 5, 2020
![Sovraffollamento e suicidi nelle carceri italiane. Il nuovo rapporto di Antigone](https://cdn.lifegate.it/WUTiwpo3oLM-sweSnttfDmnGQ94=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/10-e1721914761392.jpg, https://cdn.lifegate.it/d7CSp9zIhR-tJdrW1HKmX7LbEZE=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/10-e1721914761392.jpg 2x)
La situazione nelle carceri italiane è drammatica. Ma il governo continua a introdurre nuovi reati e inasprire le pene.
Il decreto Immigrazione va oltre i due decreti Sicurezza: torna la protezione, restano le multe alle ong ma solo per mancata comunicazione dell’intervento in mare.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva espresso forti criticità, in particolare rimarcando l’obbligo di salvare le persone in difficoltà in alto mare; più di recente, la Corte costituzionale li aveva dichiarati illegittimi, perché discriminatori nei confronti dei richiedenti asilo. E così, ora, il governo è intervenuto per modificare i due decreti sicurezza varati nel 2018 e 2019 dalla precedente maggioranza, a partire dal nome: il nuovo decreto non parla più di ‘sicurezza’ nel titolo, ma semplicemente di ‘immigrazione, protezione internazionale e complementare’.
La più grande novità introdotta dal nuovo decreto è appunto il ripristino della protezione umanitaria per i migranti che arrivano in Italia da paesi considerati pericolosi, dove sono in corso guerre o persecuzioni: l’istituto della protezione umanitaria era stato abolito dai decreti sicurezza (uno dei punti più contestati dalla società civile), adesso ritorna con il nome di protezione speciale: la normativa vigente prescriveva il divieto di espulsione e respingimento solamente nel caso in cui il rimpatrio determini, per l’interessato, il rischio di tortura. Con il decreto, si aggiunge a questa ipotesi il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti e se ne vieta l’espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare.
Il nuovo decreto rende anche possibile convertire in permesso di lavoro i permessi di protezione speciale, e di calamità, nell’ottica di facilitare il reale inserimento del migrante: finora, chi era in possesso dello status di protezione di fatto non poteva svolgere lavoro retribuito.
Sulla carta, torna anche un preciso sistema di accoglienza e integrazione: mentre le attività di prima assistenza continueranno ad essere svolte nei centri governativi ordinari e straordinari, come i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e i vari hotspot, successivamente, il sistema si articolerà in due livelli di prestazioni: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione.
Il testo interviene poi sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nel mare territoriale, che erano divenute salatissime con i decreti sicurezza: da oggi per le operazioni di soccorso il divieto non si applicherà nell’ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento ed allo Stato di bandiera e siano rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. In caso di violazione del divieto, invece, è prevista la reclusione fino a due anni e una multa da 10mila a 50mila euro.
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