La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
Ecco tre consigli per la dieta anti-stanchezza per fare il pieno di energie in vista dei mesi primaverili.
Il grasso accumulato nei mesi invernali, il metabolismo rallentato, la mancanza del sole sulla pelle… Con la primavera è ora di lasciarsi tutto ciò alle spalle, anche grazie alla dieta. Però, proprio in questo momento di risveglio le energie latitano: torpore, svogliatezza e stanchezza ci frenano. L’alimentazione può rimetterci in moto.
Ecco tre punti base – estratti sovrapponendo diverse fonti, diete e consigli di nutrizionisti – da cui partire per trovare nuovo propellente. A tavola!
Ne abbiamo già fatto il pieno nei mesi invernali. Ora basta. È anche sbagliato pensare che una sberla di zuccheri ci possa dare un impulso energetico: in realtà quella lieve sensazione di euforia dopo un’abbuffata di pasta o uno snack dolce è effimera e transitoria e ci lascia – dopo l’incendio glicemico – in una vallata di spenta abulia. Invece frutta e verdura fresche, cereali integrali, legumi possibilmente freschi, noci e semi sono tutti ricchissimi di vitamine, minerali e sostanze antiossidanti fondamentali per debellare i radicali liberi provocati dall’eccesso invernale di zuccheri e grassi ancora in circolo.
Il fegato è la ghiandola più grande che abbiamo ed è quella che patisce di più i nostri bagordi. Per un effetto decongestionante ed energizzante bisogna abbandonare carni grasse e salumi, fritture, dolci e snack industriali, e rivolgersi alla natura. Evitare perciò pietanze ipercaloriche e meno piatti che, oltre a far crescere di peso, ingolfano il sistema digestivo aumentando la sensazione di stanchezza. Molti ortaggi di stagione in primavera, prima di tutti i carciofi, contengono sostanze che svolgono un’azione benefica sul fegato (fattori lipotropi) favorendo il metabolismo lipidicoepatico e migliorando quindi lo smaltimento dei grassi, con un’efficacia antisteatosica anche su rene, cuore, intestino, pareti dei vasi sanguigni. Tra gli altri alimenti ricchi di fattori lipotropi, il tuorlo detiene il record di colina e metionina, la quinoa di betaina, germe di grano e prugne secche di inositolo.
È la vitamina B1, la vitamina anti-stanchezza. Ora che ci occorrono tutti i micronutrienti utili per attivare tutte le funzioni metaboliche, ossia vitamine e minerali, la natura ci viene in soccorso offrendoci un’enorme arsenale di frutti primaverili.
Tra le vitamine un’azione antifatica è svolta dalla B1 (o tiamina), che nell’organismo presiede alla trasformazione di carboidrati e amminoacidi in energia ed è fondamentale anche per la salute delle cellule nervose. Tipici segni di una sua carenza sono infatti stanchezza, torpore agli arti e depressione.
Semi, legumi e cereali integrali ne hanno in abbondanza. I primi cinque alimenti per contenuto di tiamina sono germe di grano (2,44 mg/100 g), lievito di birra (1,88), prosciutto crudo (1,77), noci di macadamia (1,2), lenticchie (0,87). Si piazzano bene anche pappa reale, semi di papavero, crusca, interiora di maiale, soia, pistacchi.
Non immagazzinandosi nel nostro corpo, va assunta di continuo con l’alimentazione. Si riduce un po’ in cottura (nei legumi circa il 40 per cento, nelle carni circa il 30 per cento, nelle uova il 25 per cento e nei cereali il 10 per cento) e il suo assorbimento subisce interferenze da tè e caffè, molluschi crudi (hanno un enzima che la inattiva), alcol, tabacco, diuretici ed estrogeni: in generale a chi assume la pillola anticoncezionale è consigliabile integrare le vitamine del gruppo B.
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