
Il Brasile torna a discutere di marco temporal, la legge che infliggerebbe un duro colpo alle terre degli indigeni. Ora la parola spetta al Senato. E a Lula.
Il presidente degli Stati Uniti Trump ha comunicato la decisione di uscire dall’accordo nucleare iraniano. Il Regno Unito la definisce un “sabotaggio diplomatico immorale”.
Durante una conferenza stampa a Washington, il presidente americano Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti usciranno dall’accordo nucleare iraniano. La decisione arriva dopo mesi di voci riguardo la possibile rottura del patto, da sempre giudicato da Trump inadeguato. “È ovvio che sotto questo accordo inutile e datato non possiamo prevenire l’Iran dal costruire una bomba nucleare. Se non facciamo nulla, sappiamo tutti come andrà a finire”, ha detto l’inquilino della Casa Bianca spiegando la scelta di lasciare l’accordo nucleare iraniano.
Analisti politici e siti di approfondimento hanno provato a spiegare le possibili motivazioni di Donald Trump per giustificare l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano. Il sostegno a Israele, da sempre preoccupato per gli armamenti dell’Iran, sembra la ragione più valida. In effetti il sospetto che, nonostante l’accordo tramite il quale si sospendevano le sanzioni economiche a Teheran in cambio del disarmo nucleare, l’Iran stesse comunque lavorando a una bomba nucleare era forte fra tutti i leader politici.
The Iran Deal is defective at its core. If we do nothing, we know what will happen. In just a short time, the world’s leading state sponsor of terror will be on the cusp of acquiring the world’s most dangerous weapons…. pic.twitter.com/58qwBLzxIH
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 8 maggio 2018
Subito dopo l’annuncio di Washington, il presidente iraniano Hassan Rouhani ha detto che si prenderà qualche settimana per decidere il da farsi. Nei mesi scorsi ci sono state forti proteste in tutto l’Iran per le povere condizioni economiche della popolazione, che sperava in un rilancio dopo la fine delle sanzioni al paese contenute nell’accordo sul nucleare iraniano.
Leggi anche: Iran, vince la politica di apertura. Hassan Rohani rieletto presidente
Dopo l’annuncio di Trump, la Francia ha rilasciato un comunicato in cui si dice preoccupata per la decisione presa dagli Stati Uniti, ma la reazione più netta è arrivata da Londra. Qui, il ministro degli Esteri Boris Johnson ha detto con fermezza che il Regno Unito non uscirà dall’accordo sul nucleare iraniano.
Deeply regret US decision to withdraw from the Iran nuclear deal. UK remains strongly committed to the JCPoA, and will work with E3 partners and the other parties to the deal to maintain it. Await more detail on US plan.
— Boris Johnson (@BorisJohnson) 8 maggio 2018
“Questo è un sabotaggio diplomatico immorale”, ha detto Johnson che poi si è scagliato anche contro la prima ministra britannica Theresa May sulla scelta di proporre nuove tasse doganali nei territori britannici dopo la Brexit. “Questo piano è scellerato: saremmo comunque nelle mani di Bruxelles”, ha spiegato Johnson. Lui e il suo partito preferirebbero tagliare completamente i ponti con l’Unione europea per quello che riguarda i dazi e le tasse sui prodotti che passano per i porti inglese e irlandesi.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il Brasile torna a discutere di marco temporal, la legge che infliggerebbe un duro colpo alle terre degli indigeni. Ora la parola spetta al Senato. E a Lula.
Ad aprire il fuoco in Virginia è stato un 19enne, fermato dalla polizia.
La magistratura del Senegal ha condannato a due anni Ousmane Sonko, politico di riferimento dei più giovani. Che sono scesi in piazza per protestare.
Un’esplosione ha distrutto la diga di Kakhovka, inondando la regione di Kherson: conseguenze enormi sulla popolazione e sull’approvvigionamento di cibo.
Elaheh Mohammadi e Niloofar Hamedi sono state accusate dal regime dell’Iran di propaganda anti-regime e minaccia alla sicurezza dello stato.
Più di 400mila persone hanno abbandonato le loro case in Somalia per colpa delle inondazioni. Più di 300mila per la siccità.
La legge contro l’omosessualità firmata dal presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, è una delle più restrittive e punitive del mondo.
La minoranza serba in Kosovo ha protestato contro l’elezione di alcuni sindaci di etnia albanese. I cortei sono sfociati in violenza contro i militari Nato.
Il premier della Spagna Pedro Sánchez si è dimesso e sciolto le camere dopo la sconfitta della sinistra alle amministrative: si torna a votare.