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Fabbriche e processi produttivi sempre più efficienti, rivestimenti ricavati dalla plastica. Persino una smart island dove l’auto elettrica è parte del sistema energetico locale. L’auto nell’economia circolare secondo Renault.
Dare, avere, restituire. Il circolo virtuoso, sostenibile, che si rigenera ogni volta. Ovvero come spiegare in tre parole l’economia circolare, che nel dettaglio definisce invece un processo in cui non vi è spreco di materiali, ed è capace di sostenersi. Quindi se in passato un oggetto, o un manufatto, non rientravano nella filiera produttiva, ma venivano semplicemente buttati, oggi tornano da dove sono partiti per sostenere e mantenere la stessa filiera da cui tutto è cominciato. Ovviamente alla base dell’economia circolare c’è il riciclo. E molto altro. Fra i comparti dell’industria che hanno fatto più passi avanti nella direzione di una maggiore “circolarità” c’è l’automotive. Ambito, quello dell’economia circolare, in cui il gruppo Renault è attivo da anni, esercitando le proprie competenze sia in ambito aziendale, quindi le fabbriche, sia in quello relativo alle auto elettriche ed elettrificate, dove la batteria non è solo lo strumento che serve ad alimentare il motore.
L’isola portoghese di Porto Santo fa parte dell’arcipelago di Madeira e si trova difronte al Marocco. Informazioni geografiche a parte, tra le sue peculiarità, oltre ovviamente all’ambientazione che la distingue, sono tutta una serie di soluzioni green che hanno per protagonista proprio il marchio Renault. E che rappresentano in qualche modo un esempio di economia circolare in scala ridotta, ma potenzialmente spendibile su territori decisamente più grandi. Non solo in termini di superficie, ma pure di densità della popolazione. Su quest’isola è stato creato un ecosistema elettrico altamente efficiente, di cui sono parte quattro elementi fondamentali: in primis i veicoli elettrici, poi strutture di stoccaggio dell’energia, smart charging e la possibilità di utilizzare la ricarica vehicle-to-grid. Lungo l’isola sono state installate 40 colonnine sia pubbliche che private. Nell’eventualità che ci sia un picco di consumo di energia elettrica, i veicoli connessi alla rete posso restituire l’energia immagazzinata (vehicle-to-grid) alla rete. E possono pertanto fungere anche come unità di stoccaggio temporaneo di energia. L’energia deriva naturalmente da fonti rinnovabili, dato che a Porto Santo ci sono sia centrali solari che eoliche. Centrali che impiegano le batterie di seconda vita provenienti da veicoli elettrici Renault per immagazzinare l’energia supplementare. Alcune di queste batterie di “seconda mano” derivano proprio dal parco circolante sull’isola.
In tema di economa circolare, ma soprattutto di limitazione degli sprechi, l’attenzione di Renault definisce pure il modus operandi delle proprie fabbriche. In particolar modo del sito di Tangeri, in Marocco, dove ha sede uno degli impianti a più basso impatto ambientale della casa francese. Il complesso produttivo infatti non emette alcun rifiuto liquido di origine industriale nell’ambiente ed è stato ridotto del 70 per cento il prelievo delle risorse idriche per i processi industriali. Un altro esempio virtuoso: a Choisy-le-Roi, nell’Ile-de-France, altro sito Renault, 300 operatori smontano una media annua di 30 mila tra motori e trasmissioni che vengono ricondizionati a nuovo, per rientrare nel mercato dei ricambi. Esempio tangibile di come l’economia circolare sia un modello applicabile in ambiti diversi, a partire dalla produzione di un’auto, fino ai pezzi di ricambio. Di fatto l’attenzione di Renault verso il riciclo è uno degli aspetti chiave del proprio core business, tanto che il 33 per cento è il tasso medio dei materiali riciclati nei veicoli, mentre il 50 per cento degli elementi contenuti nelle batterie elettriche e negli accumulatori viene riutilizzato.
Ancora Renault, ancora un esempio di come l’economia circolare, oltre al già noto riciclo di componenti come i metalli o le plastiche che realizzano la carrozzeria, oppure gli elementi chimici che formano la batteria di una vettura elettrica, possa avere altre declinazioni. Parliamo dei rivestimenti dei pannelli porta e dei sedili. Renault, in collaborazione con la Filatures du Parc (una filanda con sede nel dipartimento francese del Tarn) e il fornitore di tessuti Adient fabrics France ha brevettato un tessuto derivato da scampoli tessili e materiali di riciclo proveniente da vecchie cinture di sicurezza e fibre di poliestere ottenute dal riciclo delle bottiglie di plastica, ottenendo così una parte degli interni dell’elettrica Renault Zoe. Si tratta di una superficie quadrata di 8 metri di tessuto che, grazie a questi processi produttivi ha permesso, nell’ambito della produzione di Zoe, di ridurre di oltre il 60 per cento le emissioni di Co2, rispetto a un tessuto tradizionale.
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