Elena Sensi, Daikin. L’economia circolare ci porterà al grande obiettivo della carbon neutrality

Innovare prodotti e processi, creare momenti formativi, coinvolgere partner, installatori e utenti: è la ricetta di Daikin per un futuro più verde.

Una multinazionale leader di settore ha il dovere di dare il buon esempio, guidando il cambiamento dell’intero comparto nella direzione della sostenibilità. Parola di Elena Sensi, marketing director Daikin Italia, che fa il punto sui traguardi raggiunti e su quelli in programma per il prossimo futuro. Un percorso che – assicura – attraverserà anche il momento di crisi legato al coronavirus e ne uscirà ancora più forte.

Daikin si è posta l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2050. Come si svilupperà questa strategia?
A livello globale Daikin è stata tra le prime aziende del settore a darsi questo obiettivo; d’altronde è naturale che sia il leader di mercato a farsi promotore dei cambiamenti sistemici. Di anno in anno sono previsti alcuni target intermedi. Oltre a essere pienamente coerente con la mission e la vision di Daikin, questo percorso va incontro alle normative (come l’ultimo regolamento europeo degli F-gas del 16 aprile 2014) che impongono ai produttori di apparecchiature e refrigeranti di ridurre le emissioni di CO2.

La cosa interessante è come lo facciamo. In termini di innovazione di prodotto c’è un continuo studio sui gas refrigeranti. Fino a non troppo tempo fa tutti i climatizzatori utilizzavano il gas R410A. Qualora un chilo di questo gas finisse disperso nell’atmosfera, il suo impatto in termini di CO2 equivarrebbe a quello di 12 viaggi Milano-Palermo (per un totale di 18.400 chilometri). Daikin quindi è stata la prima a impiegare negli impianti di climatizzazione il gas R32 che riduce queste emissioni del 75 per cento; e invece di tenere per sé quest’innovazione, ha concesso l’uso dei brevetti ai competitor. Oggi l’80-90 per cento del mercato residenziale fa uso del gas R32.

Per quanto riguarda il mondo del riscaldamento, invece, lavoriamo molto sull’elettrificazione, puntando su pompe di calore e caldaie ibride, che hanno un impatto in termini di CO2 ben inferiore rispetto a quelle a condensazione. C’è grande attenzione anche ai sistemi di connettività e monitoraggio da remoto che riducono sensibilmente i consumi e, quindi, l’impatto sull’ambiente.

Smart home, consumi
I sistemi di domotica e monitoraggio da remoto degli elettrodomestici permettono di ottimizzare i consumi, evitando gli sprechi © Ingimage

Quali sono i vostri progetti legati all’economia circolare?
Il filone dell’economia circolare è quello che davvero ci porterà alla carbon neutrality. Grazie alle partnership avviate da anni con una serie di consorzi (Remedia in Italia), oggi le macchine possono essere recuperate a fine vita e riutilizzate. Lo stesso principio è stato poi esteso ai gas refrigeranti grazie a un progetto europeo che si chiama L∞P by Daikin. Tutti i Paesi sono chiamati a trovare un metodo virtuoso per recuperare sempre più gas che, una volta rigenerato, viene usato all’interno degli stabilimenti Daikin per la carica delle macchine. Il gas rigenerato garantisce le stesse prestazioni del gas vergine e ne evita la produzione ulteriore di oltre 150.000 kg l’anno.

I vostri clienti si stanno mostrando sensibili e preparati sul tema dell’economia circolare?

Sicuramente è un percorso di educazione che richiede tempo. Il più grande timore dei consumatori è che un prodotto environmentally conscious costi di più. Riassumendo, c’è una parte di persone ancora un po’ disinteressate, una parte di persone interessate ma non disposte a spendere di più, e poi ci sono quelli che fanno una scelta etica e la perseguono ogni volta che ne hanno la possibilità. Stiamo parlando dei pionieri e soprattutto delle nuove generazioni, che si impongono di scegliere solo i brand che fanno della sostenibilità un valore forte, non solo a parole.

Su quali temi lavora in modo specifico Daikin Italia?
Sempre in collaborazione con Remedia, siamo stati i primi in Europa a coinvolgere i nostri installatori più fedeli e dare loro la possibilità di diventare Installatori green. Quando vanno a sostituire un vecchio impianto con uno nuovo (non necessariamente Daikin), gli Installatori green recuperano sia la macchina a fine vita sia il gas refrigerante al suo interno. Le macchine vengono conservate in un magazzino, Remedia passa a ritirarle e le porta in uno stabilimento che estrae il gas, lo rigenera e lo rimette a disposizione delle nostre fabbriche.

Per gli installatori questa è un’opportunità, ma comporta pur sempre una serie di adempimenti, come aver seguito una serie di corsi di formazione, conoscere alcune procedure specifiche e avere tutte le carte in regola a livello burocratico. Per questo non si tratta di un’imposizione ma di una possibilità in più, che proponiamo in via facoltativa. Per i primi nove mesi abbiamo iniziato dalla Lombardia e dall’Emilia-Romagna, per poi estendere questo progetto all’intero territorio nazionale. Ora siamo a 80 adesioni su 600-700 installatori fidelizzati: è la classica percentuale dei pionieri, destinata ad ampliarsi nel tempo. Per garantire loro dei vantaggi concreti anche in termini di comunicazione, abbiamo creato una vetrofania e un logo da usare su divise, siti, volantini. Chi cerca nel nostro sito il punto vendita più vicino a casa può filtrare i risultati per vedere soltanto gli Installatori green. L’obiettivo è quello di creare un movimento virtuoso che parta dagli installatori e diffonda consapevolezza tra gli utenti.

Daikin, Daikin Solution Campus
L’area Kizuna del Daikin Solution Campus, che ospita gli eventi © Daikin Italia

A giugno 2019 si è tenuto il primo evento al Daikin Campus. Può fare un bilancio di queste iniziative?
In qualità di leader di settore, vogliamo guidare un cambiamento sul versante dell’innovazione e della cultura coinvolgendo tutti i nostri interlocutori, dai partner agli utenti finali. Al di là della performance dei prodotti, dunque, abbiamo iniziato a parlare di valori. Questi ultimi sono espressi nel Daikin Solution Campus, che occupa il pian terreno dei nuovi uffici milanesi in cui ci siamo trasferiti a metà del 2018.

A giugno 2019 si è tenuto il primo incontro sull’economia circolare (intitolato Take a breath, make a move). Sul modello dei Ted Talk, abbiamo invitato personaggi che si sono distinti nella loro industry, come Marina Spadafora per la moda e Luigi Galimberti per l’agricoltura. Questo primo evento ci ha dato tantissime soddisfazioni in termini di partecipazione, in sede e in streaming. Tutti i contenuti sono stati resi poi disponibili in rete.

A dicembre, con l’evento Air for the planet, abbiamo chiesto agli studenti dell’Istituto italiano di fotografia e del Conservatorio Giuseppe Verdi di interpretare l’aria attraverso una serie di performance visuali accompagnate dalla musica. Il vincitore ha ottenuto una borsa di studio.

Ora che gli eventi sono forzatamente bloccati, avete previsto delle declinazioni virtuali?
Quella del Campus è stata una bellissima esperienza e non vogliamo assolutamente fermarci qui. Avevamo già in programma una serie di incontri sull’economia circolare e, appena sarà possibile, li organizzeremo in streaming. Nel frattempo ci stiamo occupando dei nostri installatori, che in questa fase hanno visto una forte riduzione dell’operatività. Già dalla settimana successiva al lockdown abbiamo trasferito i nostri corsi di formazione in una nuova piattaforma online gratuita.

Su quali pilastri volete impostare la ripresa, dopo il coronavirus?
Lavoreremo moltissimo sul tema della qualità dell’aria indoor. Sarà sempre più necessario aiutare le persone a usare correttamente i nostri prodotti per migliorare la loro qualità della vita, tanto più se dovremo passare ancora molto tempi chiusi in casa. Certamente tutto andrà tarato sulle possibilità economiche, considerata la crisi che si prospetta, ma ci aspettiamo che i consumatori nel prossimo futuro diano molta meno importanza alle spese accessorie e mettano al primo posto il comfort primario, che è quello della casa.

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Foto in apertura © StockSnap / Pixabay

 

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