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Domenica 22 ottobre in Giappone si tengono le elezioni, indette in anticipo dal primo ministro Shinzo Abe per cavalcare la popolarità degli ultimi mesi. Il suo rafforzamento potrebbe cambiare molte cose.
Shinzo Abe è il primo ministro del Giappone dal 2012 ed esponente del Partito liberaldemocratico. Dopo alcuni scandali che l’hanno coinvolto direttamente, tra cui l’accusa di aver usato la sua influenza impropriamente e le critiche alla feroce legge anti-terrorismo che ha approvato, Abe ha recentemente riacquistato consensi grazie alla sua linea dura nei confronti della Corea del Nord, apprezzata da molti giapponesi che sono terrorizzati dalla possibilità di nuovi disastri atomici.
Il primo ministro ha così deciso di sfruttare il suo momento favorevole e ha indetto elezioni anticipate per rinnovare i rappresentanti della camera bassa della Dieta, l’organo legislativo del governo giapponese. Gli altri sfidanti sono Yukio Edano del Partito democratico costituzionale e Yuriko Koike, fondatrice del nuovo Partito della speranza.
Il ruolo del Giappone nel mondo è fondamentale soprattutto per la forza della sua economia, cresciuta rapidamente a partire dagli anni Sessanta fino a renderlo una vera e propria superpotenza, oggi la terza al mondo, dopo Cina e Stati Uniti.
Quando si fa riferimento all’influenza giapponese sugli altri paesi si parla di “soft power”, a causa della diffusione dei suoi prodotti di qualità nel mondo e della sua importanza come fonte di capitale globale.
In seguito alla Seconda guerra mondiale, dalla quale il Giappone è uscito sconfitto, le relazioni internazionali del paese asiatico hanno riguardato in modo particolare gli Stati Uniti che hanno sponsorizzato il suo ingresso in molte organizzazioni internazionali tra cui le Nazioni Unite. Anche le relazioni commerciali tra i due paesi sono molto intense. Per quanto riguarda l’attività militare, l’articolo 9 della Costituzione giapponese stabilisce che le truppe possono essere utilizzate soltanto a scopo di legittima difesa.
#Japan 6th in the #SoftPower30 for global outlook, efficiency, quality, tech, unique culture and renowned cuisinehttps://t.co/7oNbhVteBv pic.twitter.com/xircRJZBiS
— japan (@japan) 17 ottobre 2017
Per descrivere la società giapponese è stata coniata l’espressione kakusa shakai, “società della disuguaglianza”, proprio perché la separazione in classi sociali è molto netta e il divario fra ricchi e poveri – soprattutto disoccupati, senzatetto e lavoratori a tempo determinato – è notevole. Più di un terzo dei lavoratori giapponesi è assunto con contratti a basso costo e anche se la legge impone un orario di lavoro di otto ore, la realtà è ben diversa e le ore lavorate sono di gran lunga superiori. Fortunatamente negli ultimi tempi si sta assistendo a un cambio di direzione, con le industrie che stanno assumendo più lavoratori a tempo indeterminato dato l’invecchiamento della popolazione giapponese. Mentre l’istruzione, tra le migliori del mondo, è anche tra le più costose.
Secondo Kyodo News, che ha condotto un sondaggio su oltre 90mila persone, i liberaldemocratici riusciranno ad ottenere i due terzi della maggioranza in parlamento. Se avverrà quanto previsto, Abe avrà la possibilità di modificare l’articolo 9 della Costituzione, quello che stabilisce il ruolo puramente difensivo delle truppe militari, come ha dichiarato di voler fare. Questo rappresenterebbe un cambiamento epocale nella politica del Giappone, andando a ridisegnare il suo ruolo nelle relazioni internazionali e segnando una possibile svolta nella questione nordcoreana. Abe ha anche intenzione di migliorare l’assistenza sociale, con una manovra di stimoli fiscali da duemila miliardi di yen (circa 15 miliardi di euro) destinata all’istruzione – che si tradurrà in meno oneri per le famiglie – e alla fornitura di assistenza all’infanzia gratuita per i bambini da tre a cinque anni.
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