Agricoltura tra Green deal e Pac: cosa propongono i partiti politici candidati alle elezioni europee
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Con il Green deal, “modernizzazione e decarbonizzazione possono andare di pari passo”. Lo afferma Ursula von der Leyen nel discorso sullo stato dell’Unione.
Mercoledì 13 settembre, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha tenuto il discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento riunito a Strasburgo. Molti i punti toccati, dalle prossime votazioni al sostegno alle industrie europee, dall’intervento in Ucraina all’intelligenza artificiale. Clima ed energia sono stati altri due temi imprescindibili per Von der Leyen, che ha difeso la scelta e la strategia del Green deal, l’insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.
“In questi anni abbiamo attraversato la crisi finanziaria, la pandemia, la Brexit, l’invasione dell’Ucraina, ma abbiamo sempre trovato il modo di rialzarci” ha esordito la presidente della Commissione europea. “Stiamo gettando le basi per il futuro dell’Ue, che non è mai stata così unita come oggi”.
Tra meno di 300 giorni gli europei saranno chiamati alle urne. E quel voto rappresenta un bilancio delle cose fatte: per questo Ursula Von der Leyen intende sottolineare i risultati ottenuti durante il suo mandato. Digitalizzazione, competitività delle aziende e sostegno all’Ucraina sono solo alcuni di questi risultati. Ma la presidente non ha iniziato il suo discorso da questi, bensì da una minaccia molto concreta e globale: i cambiamenti climatici.
“Quattro anni fa abbiamo risposto alle sfide della storia con il Green deal europeo. E questa estate, la più calda mai registrata in Europa, ci ha ricordato duramente quanto sia necessario” ha continuato Von der Leyen. La Grecia e la Spagna sono state colpite prima da brutali incendi e poi, solo poche settimane dopo, da terribili inondazioni. Abbiamo visto la devastazione e le morti causate dalle condizioni meteorologiche estreme in Slovenia, in Bulgaria e nel resto della nostra Unione. È quello che succede su un pianeta in ebollizione”.
In questo contesto, “abbiamo trasformato l’agenda per il clima in un’agenda economica” puntualizza la presidente. Per poi snocciolare alcuni risultati concreti. “L’industria europea dimostra giorno dopo giorno di essere pronta a dare slancio a questa transizione, confermando che modernizzazione e decarbonizzazione possono andare di pari passo. Negli ultimi cinque anni il numero di acciaierie pulite nell’Ue è passato da 0 a 38. Attualmente riusciamo ad attrarre più investimenti in idrogeno pulito di Stati Uniti e Cina messi insieme. […] Sarò in Danimarca con la prima ministra Mette Frederiksen per vedere con i miei occhi l’innovazione di cui vi parlo: inaugureremo la prima nave portacontainer alimentata da metanolo pulito ottenuto da energia solare”.
Anche le leggi vanno di pari passo con i traguardi raggiunti. “Continueremo a sostenere l’industria europea durante questa transizione. Abbiamo iniziato con un pacchetto di misure che comprende la normativa sull’industria a zero emissioni nette e quella sulle materie prime critiche”. […] “A partire da questo mese, terremo quindi una serie di dialoghi sulla transizione pulita con l’industria. […] La nostra industria eolica, ad esempio, rappresenta un esempio di successo europeo, ma attualmente si trova a far fronte a un insolito insieme di problemi. Per questo motivo presenteremo, in stretta collaborazione con l’industria e gli Stati membri, un pacchetto europeo per l’energia eolica. Accelereremo ulteriormente le procedure di autorizzazione. Miglioreremo i sistemi d’asta in tutta l’Ue. Ci concentreremo sulle competenze, sull’accesso ai finanziamenti e su catene di approvvigionamento stabili. Questo approccio va però al di là di un singolo settore. Dall’eolico all’acciaio, dalle batterie ai veicoli elettrici, i nostri obiettivi ambiziosi non lasciano spazio a dubbi: il futuro della nostra industria delle tecnologie pulite deve concretizzarsi in Europa”.
E infine, la stoccata verso la Cina. “Troppo spesso le nostre società sono escluse da mercati esteri o sono vittime di pratiche predatorie. Spesso sono indebolite da concorrenti che beneficiano di ingenti aiuti statali. Non abbiamo dimenticato il modo in cui le pratiche commerciali sleali della Cina hanno condizionato la nostra industria solare. Molte giovani imprese sono state estromesse da concorrenti cinesi fortemente sovvenzionati. Imprese pioneristiche hanno dovuto dichiarare fallimento. Prendiamo il settore dei veicoli elettrici. Si tratta di un’industria cruciale per l’economia verde, con un potenziale enorme per l’Europa. Attualmente però i mercati globali sono invasi da automobili elettriche cinesi a buon mercato, i cui prezzi sono mantenuti bassi artificialmente grazie a ingenti sovvenzioni statali. Queste pratiche causano distorsioni sul nostro mercato. E come non le accettiamo quando provengono dall’interno, così non le accettiamo neppure dall’esterno. Posso quindi annunciarvi oggi che la Commissione avvierà un’inchiesta antisovvenzioni riguardo ai veicoli elettrici provenienti dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza, non a una corsa al ribasso”.
Ursula Von der Leyen continua affrontando molti e diversi nodi. Per esempio le migrazioni, la digitalizzazione, o ancora l’intelligenza artificiale, per la quale auspica la creazione di un organismo sovranazionale di esperti, analogo a quello esistente per i cambiamenti climatici. Ma la tesi per la quale il Green deal sia arrivato nel momento (storico) giusto è confermato da un rapporto, pubblicato dall’organizzazione Strategic perspectives, che sottolinea quanto il piano strategico industriale verso l’obiettivo delle emissioni zero nette abbia reso l’economia dell’Europa la più vicina alla decarbonizzazione, almeno finora.
Von der Leyen non ne ha fatto menzione, ma è previsto che la Commissione europea proporrà un obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2040 nei prossimi mesi, a seguito di una recente consultazione pubblica. La comunicazione della Commissione è prevista per il primo trimestre del 2024. Inoltre, gli scienziati dell’organismo consultivo ufficiale dell’Ue sui cambiamenti climatici hanno raccomandato l’adozione di un obiettivo di riduzione netta delle emissioni del 90-95 per cento. Il rapporto di Strategic Perspectives ha rilevato che raggiungere una riduzione netta del 90 per cento è “fattibile” entro il 2040, a patto che le istituzioni comunitarie adottino regole stringenti e vincolanti.
Della fattibilità di questo obiettivo ne hanno parlato anche due altri recenti rapporti di due importanti organizzazioni. Uno è quello di Agora Energiewende, che dà il meno 89 per cento entro il 2040 come risultato tangibile, e il secondo è diffuso da Corporate leaders group Europe. Soprattutto, l’obiettivo del 2040 è uno dei pochi risultati concreti contenuti nella lettera di missione del nuovo commissario europeo all’ambiente, l’olandese Wopke Hoekstra, che in futuro avrà l’opportunità di mantenere l’ambizione dell’Ue (e prendere le distanze dal suo passato in Shell).
Per capire se riusciremo a centrare gli obiettivi di cui sopra, è utile capire come stiamo andando. Anche questi dati non sono stati menzionati da Ursula Von der Leyen ma, grazie a un rapporto del Center for research on energy and clean air (Crea) sappiamo che il trend di riduzione delle emissioni è positivo: tra gennaio e agosto 2023, l’Ue ha stabilito il record di emissioni di CO2 più basse degli ultimi decenni. Queste, infatti, sono state inferiori del 10 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022 e dell’8 per cento rispetto al 2021.
Questo conferma quanto espresso, seppur molto genericamente, dalla presidente della Commissione europea nel suo discorso davanti agli eurodeputati. Dietro questo successo, secondo il Crea, ci sono proprio gli investimenti che il Green deal ha direzionato verso le fonti energetiche rinnovabili, alle politiche di diffusione dei veicoli elettrici ma anche al calo della domanda di elettricità.
Dopo quattro anni, il Green deal si trova a un bivio: quello tra le parole e i fatti. Ursula von der Leyen ha elencato tutti i vantaggi che il piano ha introdotto in Europa, ma ha anche ammesso che è tempo di una nuova fase di attuazione.
Il suo successo, insomma, dipende dai vantaggi che ne trarranno i cittadini europei, le imprese e i partner internazionali. E cittadini, imprese e partner sono i tre pilastri sui quali si è concentrata la parte finale del capitolo Green deal nel discorso della presidente. Sulle persone, Von der Leyen dice: “Dobbiamo pertanto migliorare l’accesso al mercato del lavoro, in primo luogo per i giovani e le donne. Abbiamo anche bisogno di una migrazione qualificata. Dobbiamo inoltre rispondere ai profondi cambiamenti in campo tecnologico, sociale e demografico. Per farlo dovremo affidarci alle competenze delle imprese e dei sindacati, ovvero i nostri partner coinvolti nella contrattazione collettiva. Il prossimo anno, insieme alla presidenza belga, convocheremo a Val Duchesse [dove 40 anni fa ci fu il primo incontro di questo tipo] un nuovo vertice delle parti sociali”.
Un capitolo a parte è dedicato alle imprese: “La sfida per le imprese europee consiste nella necessità di agevolare le attività economiche. Le piccole imprese non hanno la capacità per gestire una struttura amministrativa complessa e sono frenate dalla lunghezza dei processi, perdendo importanti opportunità di crescita. Per questo motivo, entro la fine dell’anno nomineremo un rappresentante dell’Ue per le Pmi che riferirà a me direttamente. Vogliamo che le piccole e medie imprese possano parlarci direttamente dei problemi a cui devono far fronte quotidianamente. E il mese prossimo presenteremo le prime proposte legislative atte a ridurre del 25 per cento gli obblighi di comunicazione a livello europeo”.
Infine la cooperazione con le altre parti del mondo. Von der Leyen ripete più volte che il dialogo con la Cina è aperto, ma è sull’India che punta per espandere il mercato europeo. Il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa diventerà, d’ora in poi, il collegamento più diretto tra queste tre parti del mondo. Un collegamento ferroviario che renderà più rapido del 40 per cento il commercio tra l’India e l’Europa, con una linea elettrica e una condotta per l’idrogeno pulito per favorire gli scambi di energia pulita. “Il futuro del nostro continente dipende dalle scelte che facciamo oggi”, è l’auspicio con cui Von der Leyen saluta la platea.
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