
Lo stato conservatore dell’Oklahoma ha approvato la legge in assoluto più restrittiva degli Stati Uniti in materia di aborto.
Dopo le dimissioni di Mugabe, dittatore che ha governato per quasi 40 anni, i cittadini dello Zimbabwe hanno votato per eleggere il nuovo presidente. L’inizio di una nuova era, o forse no.
Il presidente uscente Emmerson Mnangagwa, leader dello Zanu-Pf, ha vinto le elezioni in Zimbabwe. Su 210 seggi in parlamento, il suo partito ne ha conquistati 145, a differenza del Movimento per il cambiamento democratico che finora ne ha ottenuti 60; ne restano solo 2 da assegnare. Mnangagwa è riuscito in questo modo ad aggiudicarsi due terzi della maggioranza, necessari per eventuali modifiche costituzionali.
Leggi anche: La fine di Robert Mugabe, il dittatore dello Zimbabwe per oltre 37 anni
Si tratta delle prime elezioni da quando il dittatore Robert Mugabe, che ha “regnato” per oltre 37 anni, è stato costretto alle dimissioni dall’esercito che ha preso potere il 16 novembre 2017. Mnangagwa, che in precedenza era stato sollevato dall’incarico di vicepresidente innescando la crisi politica, è poi subentrato alla guida del governo.
On Election Day, let us vote with peace in our hearts. Let us be respectful, tolerant and love one another. Let us remember that no matter who we support, we are all brothers and sisters
We are one people, with one dream and one destiny
We will sink or swim together pic.twitter.com/y8lWs3IMoW
— President of Zimbabwe (@edmnangagwa) 30 luglio 2018
Più di cinque milioni di abitanti si sono registrati per votare. “La gran parte delle persone vive nelle aree rurali e dal 1980 vota per il partito di maggioranza, tutti sapevano che il loro sarebbe stato il voto decisivo”, spiega Haru Mutasa, corrispondente di Al Jazeera. A differenza delle precedenti, queste elezioni si sono svolte in un clima più tranquillo ed è la prima volta dal 2002 che viene ammessa la presenza di osservatori dall’Europa e dagli Stati Uniti.
“Siamo molto soddisfatti. È evidente che gli abitanti dello Zimbabwe hanno riposto la loro fiducia nel nostro partito e faremo tutto il possibile per realizzare i loro desideri”, ha dichiarato il portavoce dello Zanu-Pf, Nick Mangwana. L’opposizione non è dello stesso parere: l’accusa è che il risultato non rispecchi affatto “la volontà del popolo”, ma sia frutto di una manipolazione. Per questo sono tuttora in corso violente manifestazioni di protesta e nella capitale la polizia ha aperto il fuoco sulla folla uccidendo un uomo. Con le dimissioni di Mugabe si è senz’altro concluso un capitolo nella storia dello Zimbabwe, ma non sembra esserci un vero cambio di direzione: è da quando il paese ha ottenuto l’indipendenza nel 1980 che lo stesso partito è al potere.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Lo stato conservatore dell’Oklahoma ha approvato la legge in assoluto più restrittiva degli Stati Uniti in materia di aborto.
Biden ha dichiarato che l’opzione militare è contemplata in caso di attacco cinese a Taiwan. È la fine dell’ambiguità strategica?
il Movement for Democratic Change presieduto da Morgan Tsvangirai in Zimbabwe, nonostante l’uccisione di 30 suoi sostenitori durante la campagna elettorale.
La Grecia ha respinto 600 migranti nel mar Egeo, ufficialmente ancora in acque turche. Ma dopo il caso Frontex sorgono dubbi sulla legalità delle operazioni.
Nonostante una giornata di resistenza, le presentatrici dei telegiornali in Afghanistan hanno dovuto cedere alle richieste dei talebani.
Dopo lo stop alla produzione in Russia e Ucraina, anche l’India ha bloccato – con poche eccezioni – le esportazioni di grano.
Svezia e Finlandia si accingono a formalizzare la loro richiesta di entrare nella Nato. Putin taglia l’erogazione elettrica, ma in gioco c’è molto di più.
C’è anche il congedo mestruale tra le misure per i diritti delle donne che il Consiglio dei ministri spagnolo discuterà martedì 17 maggio.
La giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, di Al Jazeera, è stata colpita a morte a Jenin. Prove e testimonianze mostrano che a sparare sono stati i soldati israeliani.