Elżbieta Bieńkowska, commissaria europea. L’Unione, bisogna volerla. Anche nella lotta alla plastica

L’Unione europea si batte in prima linea per tutelare sia l’ambiente sia chi lavora nell’industria della plastica. La commissaria Elżbieta Bieńkowska rivela com’è possibile.

Il 28 maggio 2018 è una data da ricordare: possiamo dire che coincida con l’inizio di una rivoluzione. La Commissione europea ha proposto una direttiva che, una volta approvata dal Parlamento e dal Consiglio, vieterà l’utilizzo di prodotti in plastica usa e getta qualora ci siano alternative convenienti. 

“Non stiamo spingendo verso un’economia senza plastica, perché non è possibile. Sappiamo, però, che cosa sta accadendo in luoghi bellissimi del nostro pianeta, che sono ricoperti dai rifiuti: dobbiamo prendere seri provvedimenti per evitarlo”, ha dichiarato la commissaria europea per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le piccole e medie imprese, Elżbieta Bieńkowska. Per questo piatti e posate monouso, cannucce, bicchieri per il caffè da asporto e aste dei palloncini dovranno essere realizzati in carta o materiali biodegradabili.

Elżbieta Bieńkowska commissaria Unione Europea plastica
La sede della Commissione europea a Bruxelles, in Belgio © Mark Renders/Getty Images

Bisogna salvaguardare l’ambiente e l’industria al tempo stesso…

Nei paesi dell’Unione europea (Ue), l’industria di trasformazione delle materie plastiche dà lavoro a 1,5 milioni di persone in circa 50mila aziende. Alla necessità di salvaguardare l’ambiente, quindi, si aggiunge quella di tutelare un settore rilevante all’interno dell’economia: secondo Bieńkowska, soddisfare entrambe le esigenze è possibile. “Un approccio circolare è importante in qualunque settore economico, ma in quello della plastica lo è ancora di più: apporterà benefici concreti e porterà delle entrate”, assicura la commissaria di origini polacche.

… grazie all’economia circolare

Le direttive Ue sono vincolanti per gli Stati membri. Quella del 28 maggio si inserisce nella strategia varata dalla Commissione lo scorso 16 gennaio per garantire la riciclabilità di tutti gli imballaggi entro il 2030. Al momento, la domanda di materie plastiche nell’Unione europea è pari a circa 49 milioni di tonnellate l’anno e se ne riciclano solo 2-3: l’obiettivo è arrivare a 10 entro il 2025 – spiega Bieńkowska. La strada è ancora lunga, ma i presupposti sono buoni.

“Io vengo dalla Polonia e posso dire con orgoglio che il mio paese ora è tra i più virtuosi per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti: l’hanno reso possibile l’aiuto dell’Ue e dei fondi comunitari”, racconta la commissaria. Che aggiunge: “Continuo a ripetere di essere della Slesia, polacca ed europea al tempo stesso. Non ci sono contraddizioni. Il dialogo fra gli Stati membri deve basarsi su questo presupposto, ovvero sulla consapevolezza che le differenze esistono, ma sulla volontà di restare uniti e cooperare”.  

Il ruolo chiave dell’Unione europea nella lotta ai cambiamenti climatici

Un’Europa unita è ancora più importante ora che da oltreoceano arrivano segnali poco incoraggianti. Elżbieta Bieńkowska non esita a fare un riferimento esplicito all’Accordo di Parigi sul clima, che gli Stati Uniti hanno abbandonato. “L’Unione europea è in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici, e in generale sul fronte della tutela ambientale”, prosegue.

Detto questo, certe decisioni spettano ai singoli governi: quello italiano ha preso provvedimenti fondamentali come la messa al bando dei cotton fioc di plastica a partire dal 2019. Altre spettano alle aziende: in occasione della Giornata mondiale degli oceani, l’8 giugno LifeGate ha lanciato l’iniziativa PlasticLess per ripulire il mar Mediterraneo dai rifiuti installando dispositivi Seabin – veri e propri cestini della spazzatura per il mare – nel maggior numero di porti italiani.

Alcune scelte, infine, spettano a ognuno di noi. “La vita non inizia né finisce dove siamo ora, dura molto più a lungo. E dobbiamo pensare alle generazioni future, a quello che lasceremo loro”, conclude Bieńkowska. È importante che a collaborare nel rispetto delle differenze non siano soltanto le nazioni, ma anche le persone ogni giorno.

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