In Iran non si fermano le esecuzioni

Un 22enne che aveva partecipato alle manifestazioni per Mahsa Amini è stato giustiziato. Aumentano le pene di morte ad appartenenti a minoranze etniche.

Martedì 23 gennaio, le autorità iraniane hanno eseguito le condanne a morte di Mohammed Ghobaldou e Farhad Salimi. Sono almeno altri 11 i prigionieri a rischio esecuzione, la maggior parte dei quali appartenenti a minoranze etniche. I dati dimostrano un drastico aumento delle esecuzioni da parte del regime degli Ayatollah: dal 22 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024 almeno 90 i prigionieri morti per impiccagione. Con il tasso di tre esecuzioni al giorno, l’Iran è il Paese con livello globale per il più alto tasso di esecuzioni per abitante.

Secondo Human rights activists in Iran (Hrana), un’organizzazione non politica e non governativa che difende i diritti umani, nel 2023 sono state giustiziate da Teheran almeno 746 persone. Questo schema si è mantenuto anche nel nuovo anno: il Kurdistan human rights network (Khrn), un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro con sede in Francia, ha riferito di almeno 34 esecuzioni nella prima dicembre 2023. I dati dell’aumento delle esecuzioni negli ultimi mesi sembrano dimostrare la volontà di Teheran di usare a suo favore la distrazione della comunità internazionale, concentrata su Gaza, per continuare a portare avanti la sua campagna di repressione nei confronti dei manifestanti e delle minoranze, in particolare quella curda e quella belucia.

L’esecuzione di Mohammad Ghobadlou

L’impiccagione del giovane ventiduenne Mohammad Ghobadlou ha scioccato l’opinione pubblica iraniana. Il ragazzo, arrestato durante le proteste del 2022, è stato accusato di aver investito e ucciso un poliziotto con la sua auto in una delle manifestazioni che hanno incendiato l’Iran dopo la morte di Mahsa Amini. Durante il processo ha sempre negato l’accusa, fornendo prove per dimostrare la sua innocenza.

In un completo collasso del processo giudiziario, la difesa di Ghobadlou è stata informata della decisione dell’esecuzione con mezza giornata di preavviso. L’avvocato Amir Raisian ha pubblicato l’avviso sul suo account X, affermando che l’esecuzione equivarrebbe a un “omicidio”, poiché il verdetto iniziale era stato ribaltato e il suo cliente aveva il diritto di ricorrere in appello. Infatti, lo scorso febbraio la Corte Suprema ha concesso la sospensione dell’esecuzione e ha successivamente ordinato di esaminare la sua salute mentale. La legge iraniana vieta l’esecuzione di condanne a morte in caso patologie legate alla salute mentale e Ghobadlou era affetto da disturbo bipolare. Questa è la prima volta che una condanna a morte viene eseguita dopo essere stata respinta da un tribunale superiore.

L’impatto della pena di morte sulle minoranze

Dai dati delle esecuzioni si evince che le minoranze etniche sono targettizzate in modo sproporzionato, come riportato dalla ricerca pubblicata nell’aprile 2023 da Iran Human Rights, un gruppo per i diritti umani con sede in Norvegia. Il rapporto rileva che solo nel 2022 sono state giustiziate 130 persone nelle province dell’Azerbaigian occidentale, dell’Azerbaigian orientale, del Sistan-Belucistan e del Kurdistan, con un aumento significativo rispetto alle 62 del 2021 e alle 60 del 2020. Ciò sottolinea l’intensificarsi della pena capitale nei confronti delle comunità etniche minoritarie.

Questo incremento negli ultimi due anni è da leggersi in relazione alle manifestazioni scoppiate nel settembre 2022: Mahsa Jina Amini era una ragazza curda, ed è proprio nel Kurdistan iraniano e nelle regioni del Sistan-Belucistan che le proteste si sono intensificate, ma è anche dove sono state brutalmente represse. Con 109 esecuzioni, la provincia del Sistan-Beluchistan ha registrato il più alto numero di esecuzioni totali e, con 39 esecuzioni per milione di abitanti, la provincia con il più alto numero di esecuzioni pro capite nel 2022. I recenti attacchi iraniani nel Belucistan pakistano, in cui sono morti diversi civili, e l’aumento delle esecuzioni in patria, dimostrano come in questo momento è la minoranza belucia ad essere targettizzata con veemenza da Teheran.

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