
Centinaia di persone sono scese in strada per chiedere la fine della guerra israeliana su Gaza e fare pressione su Hamas.
La frontiera tra Etiopia e Eritrea era chiusa dal 1998. Dopo due decenni di conflitto e circa 80mila morti, i passaggi al confine sono stati riaperti.
Etiopia e Eritrea hanno compiuto un nuovo passo nel processo di pace avviato nello scorso mese di luglio, dopo due decenni di conflitto. Martedì 11 settembre, le due nazioni africane hanno riaperto la loro frontiera terrestre.
Il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, e il presidente eritreo, Issaias Afeworki, hanno partecipato alla cerimonia ufficiale. Quest’ultima è stata effettuata dapprima nel sud-est della linea di confine, nelle città di Bure e di Sebay Sima; quindi nel nord-ovest, a Zalambessa e Serha.
I passaggi erano stati chiusi nel 1998, quando la guerra tra i due paesi – che provocherà 80mila morti – era appena scoppiata. A consentire a Etiopia ed Eritrea di ritrovare il cammino della pace è stata l’apertura effettuata a giugno da Abiy Amhed, che ha disposto la liberazione di numerosi oppositori, ordinato la fine dello stato di emergenza e introdotto importanti riforme economiche. Ma, Soprattutto, ha accettato di rispettare una decisione emessa nel 2002 da una commissione territoriale sotto l’egida delle Nazioni Unite, che concedeva all’Eritrea un territorio conteso tra le parti.
È proprio in questa zona che si sono ritrovati i due leader, in occasione della festa per il Capodanno etiope. A Zalambessa, simbolicamente, i militari delle due nazioni hanno tolto i sacchi di sabbia che bloccavano il passaggio, si sono salutati e hanno danzato insieme. Le immagini sono state trasmesse in diretta dalla televisione nazionale etiope.
Ethiopia reopens embassy in Eritrea in further warming of ties https://t.co/vVoR4ch4ds pic.twitter.com/pnpjdsy7Tq
— Reuters Top News (@Reuters) 6 settembre 2018
“Lavorando insieme anziché distruggendoci, aiutandoci anziché sabotandoci, potremo progredire”, ha affermato il presidente della regione frontaliera del Tigré. “Spero che potremo edificare un modello di pace, di fratellanza e di cooperazione nei prossimi anni”, ha aggiunto.
Per l’Etiopia in particolare, la riapertura della frontiera è molto più che un simbolo. La nazione aveva perso l’accesso strategico al mar Rosso. Ora, grazie allo sfruttamento dei porti eritrei di Assab e Massawa, si potranno sviluppare fortemente le importazioni e le esportazioni.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Centinaia di persone sono scese in strada per chiedere la fine della guerra israeliana su Gaza e fare pressione su Hamas.
Dopo decenni di dispute, Tagikistan e Kirghizistan hanno trovato una soluzione per porre fine alle discordie territoriali che hanno causato morti, feriti e centinaia di sfollati.
Ballal, uno degli autori del docufilm premio Oscar sugli abusi dei coloni in Cisgiordania, ieri era stato aggredito vicino a Hebron e poi arrestato.
L’economia della Spagna era uscita malconcia dalla pandemia. Ora ha la migliore performance d’Europa grazie alle sue politiche progressiste.
L’Europa ragiona su un piano da 800 miliardi e intanto vota per una maggiore sicurezza: inevitabilmente quei fondi verranno sottratti alle vere emergenze.
Nel suo primo anno di presidenza argentina Javier Milei ha introdotto pesanti tagli alla spesa pubblica, facendo impennare la povertà. Ora i pensionati guidano la protesta.
L’opposizione in Turchia è insorta dopo l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, parlando di un colpo di stato ordito dal presidente Erdogan.
Dopo due mesi di tregua, l’aviazione israeliana ha lanciato pesanti raid sulla Striscia di Gaza. Tra gli oltre 400 morti ci sono anche bambini.
Il presidente russo risponde con un assenso molto cauto alla proposta statunitense di un cessate il fuoco in Ucraina di 30 giorni. E parla di “sfumature” di cui si dovrà discutere.