
La nuova etichettatura per i prodotti di origine animale potrebbe essere un’operazione di greenwashing che andrebbe a rafforzare gli allevamenti intensivi.
Sono ancora troppi in Europa gli animali allevati in gabbia che subiscono crudeltà e maltrattamenti. Servono azioni concrete dalle istituzioni.
Era il 2018 quando è stata lanciata End the cage age, l’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) promossa da Ciwf per chiedere all’Unione europea di porre fine all’uso di ogni tipo di gabbia per gli animali allevati a scopo alimentare. Sono passati quattro anni da quel momento, anni che hanno visto traguardi importanti per gli oltre 300 milioni di animali ancora allevati in gabbia nell’Unione: l’iniziativa infatti si è conclusa con un risultato storico, la petizione ha raccolto oltre 1,4 milioni di firme convalidate, firme di cittadini europei che hanno chiesto di vedere la fine dell’era delle gabbie. In risposta a questa Iniziativa la Commissione europea si è impegnata a proporre entro il 2023 una normativa per eliminare l’utilizzo delle gabbie nell’allevamento, ma la battaglia non è ancora finita.
Adesso è il momento di trasformare le promesse in fatti e per farlo è necessario che il governo italiano faccia la sua parte: il futuro che vogliamo in Europa per tutti gli animali è un futuro senza sbarre, l’Unione europea, con il supporto decisivo del governo italiano, può essere l’apripista nella transizione verso allevamenti cage-free. Questo è quello che abbiamo ribadito anche nel corso dell’evento “Senza gabbie è possibile” che abbiamo organizzato insieme alle altre organizzazioni della coalizione End the cage age presso la sede italiana del Parlamento europeo a Roma, un evento che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni ed esperti di salute animale.
Nel nostro Paese non esiste ancora una normativa nazionale che disciplini l’uso delle gabbie negli allevamenti e a pagare il prezzo più alto sono come sempre gli animali, costretti a condurre frustranti esistenze fatte di dolore e frustrazione, rinchiusi in gabbie dove possono a malapena muoversi. La crudeltà delle gabbie è ormai riconosciuta da tutti i cittadini: basti pensare che secondo un recente sondaggio condotto da YouGov, l’84 per cento dei cittadini italiani ritiene che l’uso delle gabbie sia crudele nei confronti degli animali, eppure nonostante la volontà netta dei cittadini italiani, la nuova legge di Bilancio non prevede neanche un euro destinato ad una transizione verso allevamenti cage-free.
Una scelta inaccettabile che Animal Equality ha condannato insieme alle altre organizzazioni della coalizione, con cui abbiamo chiesto ai rappresentanti del governo di assegnare le risorse adeguate nella legge di Bilancio per sostenere la transizione verso sistemi di allevamento senza gabbie dando così una risposta ai cittadini e ai consumatori. Iniziare a liberare gli animali da questa pratica crudele e obsoleta è un primo passo fondamentale, il governo italiano può e deve fare la differenza puntando a un cambio di passo a livello nazionale: lo chiedono i cittadini, lo chiedono le organizzazioni e lo chiedono gli animali.
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La nuova etichettatura per i prodotti di origine animale potrebbe essere un’operazione di greenwashing che andrebbe a rafforzare gli allevamenti intensivi.
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