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La Commissione europea propone una legge per il ripristino del suolo degradato, per tutelare la sicurezza alimentare. Ma per molti ci sono poche ambizioni.
Sono giorni dedicati alla natura e alla sua salvaguardia. Almeno tra le istituzioni europee: prima dell’approvazione da parte del Parlamento europeo della legge sul ripristino degli ambienti naturali (Natural restorarion law), la Commissione europea ha presentato il 5 luglio una proposta di direttiva per ripristinare i suoli degradati. Si chiama “Directive of the European parliament and of the council on soil monitoring and resilience (Soil monitoring law)”. La nuova legge chiede agli Stati membri di monitorare la salute del suolo, di monitorare l’uso di fertilizzanti e la loro erosione. Non mancano le critiche: la direttiva non specifica quali devono essere gli obiettivi a livello nazionale per migliorare la qualità del suolo.
Il commissario europeo per l’ambiente, Virginijus Sinkevičius, ha affermato che l’obiettivo finale è che il continente abbia suoli sani entro il 2050. Attualmente, più del 60 per cento dei suoli europei è considerato in cattivo stato. “Se i nostri suoli continuano a degradarsi, il rischio maggiore è per la nostra sicurezza alimentare e per gli agricoltori”, ha detto. “Riesco a malapena a immaginare come potremmo fare agricoltura senza terreni fertili. I peggiori effetti della siccità e delle inondazioni possono essere evitati con suoli più sani”.
Tuttavia, la nuova legge non ha obiettivi giuridicamente vincolanti. “Stiamo aprendo la strada a ulteriori opportunità di reddito per agricoltori e proprietari terrieri attraverso un sistema di certificazione volontaria per la salute del suolo”, ha aggiunto Sinkevičius.
resto
L’uso del suolo è la seconda principale fonte di emissioni di gas a effetto serra dopo i combustibili fossili e una delle principali cause di perdita di biodiversità. Oltre alla cementificazione e la deforestazione, i suoli riversano in un cattivo stato di salute a causa dell’uso eccessivo di fertilizzanti e la perdita di torbiere. Una ricerca pubblicata all’inizio del mese ha indicato che modesti miglioramenti ai suoli agricoli in tutto il mondo potrebbero immagazzinare abbastanza CO2 da mantenere il mondo entro 1,5°C dal riscaldamento globale.
Persino le lobby dell’agroindustria ammettono che la legge non è abbastanza ambiziosa. Una di queste, la One planet business for biodiversity (OP2B) ha affermato che “l’Ue deve andare oltre”. “Apprezziamo molto l’importanza che la Commissione attribuisce all’agricoltura e il suo ruolo centrale nella gestione del suolo. Tuttavia, avremmo apprezzato che la commissione avesse compreso l’entità degli sforzi necessari per passare a pratiche di gestione sostenibili e mobilitare i fondi necessari per sostenere la transizione verso un’agricoltura rigenerativa su larga scala”.
Un’altra “mancanza” della direttiva riguarda il consumo di suolo, ovvero la cementificazione. Il tema viene citato ma il testo è “ancora un po’ debole”, ha spiegato Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano, su Altreconomia. “Da un lato si chiede di ridurre le aree consumabili, il che fa pensare che dovremmo finalmente darci da fare per generare un articolo di legge urbanistica che consente di togliere le aree edificabili dai piani regolatori senza il contraccolpo dei ricorsi al Tribunale amministrativo regionale (Tar) di turno. Dall’altro nel medesimo articolo si apre un po’ troppo alle compensazioni (che sappiamo pericolose da noi perché alla fine consentono enormi consumi di suolo in cambio di una manciata di alberi e un po’ di energia) e si parla di ottimizzazione delle urbanizzazioni e/o di selezioni di aree dove l’impatto risulterebbe meno grave”. In ogni caso, tutti sono d’accordo nell’approvazione di questa direttiva il più presto possibile, senza stravolgimenti ed emendamenti che possano fermarla. In futuro si potrà correggerla e renderla più ambiziosa. Ma ora non c’è tempo da perdere.
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