Nel mezzo di una grave crisi, il distretto tessile e dell’abbigliamento lancia l’allarme sui diritti dei lavoratori nella filiera della moda italiana.
Le fashion week continuano ad affidarsi al digitale
Le sfilate di Milano, Copenhagen e Parigi saranno online, salvo poche eccezioni. La pandemia costringe la moda a ripensarsi, con benefici per l’ambiente.
L’industria della moda, come tutti, vuole andare avanti. Ma non ha altra scelta che farlo digitalmente. La settimana della moda uomo di Milano, in programma dal 15 al 19 gennaio, sarà (di nuovo) quasi tutta in digitale e visibile sulla piattaforma della Camera della moda. Anche Parigi rinuncia alle sfilate in presenza in favore di un’edizione interamente virtuale, sia per le collezioni uomo che per l’haute couture. La terza defezione arriva da Copenhagen, che per le sfilate della stagione autunno-inverno 2021 abbandona l’idea di un format ibrido in favore di uno totalmente digitale.
Soffre il mondo della moda – mai così in crisi dal secondo dopoguerra – che si trova tra i primi posti nella dolorosa classifica dei comparti più colpiti dal coronavirus. È praticamente già passato un anno da quando la pandemia ha congelato produzioni, acquisti, vendite ed export. E in questi mesi sono inevitabilmente sorti nuovi interrogativi. Hanno ancora senso i fashion show? Passato un primo legittimo periodo di revenge spending, cioè di quella famelica voglia di spendere dopo un confinamento vissuto come prigionia, avremo ancora voglia di comprare? O magari ci focalizzeremo su un più cauto rethink spending basato su logiche di vivere, di ragionare e dunque di spendere diverse, magari più sostenibili?
Le sfilate virtuali fanno risparmiare enormi quantità di CO2
Se oggi è forse ancora troppo presto per dare una risposta univoca a queste domande, è interessante vedere come si muovono i brand in questi tempi duri. Sulla scelta di sfilare in presenza durante la settimana della moda milanese si dividono i pareri dei grandi marchi: su 39 brand selezionati per la parte del menswear – di cui dieci debuttanti – soltanto Fendi, Etro e Kway hanno deciso di mantenere la sfilata fisica. Pesa il forfait di pochi giorni fa di Dolce&Gabbana, che ha deciso di rinunciare a uno show live. Il calendario di questa edizione della fashion week meneghina è piuttosto scarno di grandi nomi, ad eccezione di pochi, ma offre a giovani brand piuttosto interessanti di farsi letteralmente vedere da tutti.
Ecco uno dei vantaggi delle sfilate virtuali: l’accessibilità. Tolto l’impaccio della location fisica, che dispone di un numero di posti limitati, crolla anche il muro dell’esclusività. Potenzialmente il mondo intero può assistere a uno show, senza doversi spostare da casa. Con grandi benefici per l’ambiente, in termini di emissioni di anidride carbonica. Niente viaggi, spostamenti, luci, catering, spedizioni: si evita l’inquinamento che un’intera settimana della moda genera. Torna dunque la domanda: hanno ancora senso eventi come le fiere o le sfilate delle varie fashion week? O è forse il caso di puntare su una rinascita dell’intero settore con fondamenta e obiettivi diversi, magari proprio a partire da quel “rallentamento attento e diligente” auspicato da Giorgio Armani all’inizio della pandemia?
La Copenhagen fashion week 2021
Il coronavirus ha portato anche la Copenhagen fashion week, che si terrà dal 2 al 4 febbraio, a trasmettere le sfilate in streaming. Dopo l’ipotesi di proseguire il format ibrido della scorsa edizione, è arrivato l’annuncio ufficiale da parte di Cecille Thorsmark, amministratore delegato della kermesse nordica, che ha affermato: “A causa dell’attuale circostanza, siamo stati costretti a cancellare tutti gli eventi fisici, comprese le fiere. È innegabilmente la cosa giusta da fare, non vediamo l’ora però di poterci incontrare di nuovo fisicamente per la settimana della moda di agosto 2021”.
Gli show della stagione autunno-inverno 2021, con un calendario che prevede 33 marchi, si svolgeranno quindi completamente online sulla piattaforma che ha visto il debutto lo scorso agosto, ma che sarà implementata con una nuova veste. C’è una novità: il lancio dello Zalando sustainability award, che mira a mettere sotto i riflettori “i marchi che compiono passi eccezionali nei loro sforzi verso il green”. Il premio inaugurale ha selezionato tre finalisti: la casa di moda finlandese Marimekko, la designer danese Louise Lyngh Bjerregaard e il marchio svedese House of Dagmar. Il vincitore, che verrà annunciato durante l’ultimo giorno della fashion week, riceverà un premio di 20mila euro e una partnership con Zalando per lo sviluppo di una capsule collection esclusiva. La collezione contribuirà al dibattito globale sulla sostenibilità, esplorando soluzioni di design innovative attraverso materiali, processi di produzione, soluzioni tecnologiche e tracciabilità.
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