
La sostenibilità si nutre di innovazioni. Nel tessile vediamo l’applicazione virtuosa di tecnologie che apparentemente non c’entrano nulla.
Arriva dalla Puglia l’idea di Ivan Aloisio, che con Fortunale vuole rilanciare la filiera della lana locale nel rispetto della natura e della salute dei consumatori.
C’è un vento nuovo che soffia sulla moda, si chiama Fortunale e ha tutta l’intenzione di sparigliare le carte dell’industria tessile mondiale. Letteralmente, il fortunale è una perturbazione atmosferica di eccezionale intensità che non lascia ai marinai, costretti a navigare in condizioni tanto avverse, altra scelta che affidarsi alla fortuna. Ma con il caso e con la sorte, il progetto di Ivan Aloisio non ha nulla a che fare: arriva dalla Puglia, da Cassano delle Murge per la precisione, uno degli esempi più belli di moda ecosostenibile. Fortunale produce capi di abbigliamento in lana biologica, tinti con fibre vegetali e pensati per essere naturali al 100 per cento. Dall’allevamento alla nutrizione degli animali, dalla filatura della lana alla tintura, dallo smaltimento dei prodotti al packaging: Aloisio ha pensato proprio a tutto, realizzando capi riciclabili fino all’80 per cento. Tutto grazie a suo figlio.
La storia nasce quarant’anni fa a San Chirico Raparo con il maglificio di famiglia. Qui Aloisio nasce, cresce, apprende tecniche e segreti del mestiere e li trasforma in passione. Passione che porta l’azienda a espandersi tanto da doversi trasferire nel distretto manifatturiero pugliese di Cassano delle Murge. Le collezioni aumentano, arrivano le prime fiere internazionali, come Parigi e Dusseldorf, e con loro anche una forte consapevolezza. “Per me è stato un periodo incredibilmente proficuo – racconta Aloisio –, ho viaggiato molto e conosciuto decine e decine di fornitori e clienti. In questo frangente ho avuto purtroppo modo di distinguere con chiarezza anche l’aspetto negativo del mondo della moda: l’inquinamento dell’industria tessile.
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Basti pensare ai materiali tossici usati nelle tintorie, agli sversamenti di coloranti nelle acque dei fiumi, alle migliaia di tonnellate di tessuti sintetici e di plastiche che indossiamo quotidianamente. Questa consapevolezza ha creato in me un fortissimo conflitto, esploso definitivamente con la nascita di mio figlio Jacopo”. Ecco che arriva la svolta: Fortunale. Che dal 2017 produce una maglieria differente, in grado di puntare sulla qualità e sul pregio del made in Italy e, allo stesso tempo, di rispettare la natura e l’ambiente e tutelare la salute dei lavoratori e dei consumatori.
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“La pelle dei miei figli era delicatissima – spiega Aloisio –, dunque ho iniziato a interessarmi a quali tipi di tessuti potessero indossare. E mi sono reso conto che nel tessile c’era pochissimo di ecocompatibile e sostenibile. Per questo ho iniziato a studiare, a fare ricerche, e sono arrivato alla lana della nostra Puglia”. Priva di nylon, fibra che viene inserita di solito per renderla più resistente, la lana locale non è solo la più simile (per micronaggio) alla lana merinos, ma la sua alta qualità deriva anche dal fatto che gli allevatori non stressano i loro animali: “Come invece accade nelle enormi pampas argentine – prosegue il fondatore –, dove vivono milioni di capi che competono per lo scarso cibo, controllati da elicotteri e curati per evitare malattie. Il 2-3 per cento delle pecore muore, e non è poco su quei numeri. Il vello delle pecore è simile ai capelli degli esseri umani, lo stress influisce sulla qualità e la quantità”.
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Il filato poi viene tinto a Biella con fiori, piante, erbe, radici, attraverso un innovativo processo di coloritura privo di prodotti chimici – grazie al quale si è aggiudicato la prestigiosa certificazione Woolmark approved natural coloration technology –. Solo a quel punto viene rimandato al sud per la confezione di maglie 100 per cento naturali. Ma c’è di più: chi volesse sbarazzarsene non deve buttarle, ma spedirle al produttore. Riciclata, la nuova fibra torna sul mercato, in una filiera intelligente, buona e pulita. Anche il packaging fa bene all’ambiente: senza plastica, con un cartellino che diventa porta auricolari.
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C’è un albero ricamato sul collo di ogni maglia Fortunale. E, accanto a questo, un numero: indica l’albero cui quella maglia corrisponde perché Fortunale, grazie alla collaborazione con associazioni del territorio, per ogni capo venduto ne pianta uno. Per il 21 novembre, Giornata nazionale degli alberi, ne sono stati piantati ben 250. Un esempio virtuoso da cui tutti dovremmo trarre spunto.
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