
Il gasdotto in costruzione a Brooklyn, negli Stati Uniti, avrà un forte impatto ambientale ed economico sulle comunità più vulnerabili.
La tecnologia del fotovoltaico galleggiante si sta diffondendo in tutto il mondo, facendosi spazio anche in Cina nella produzione di energia da fonti rinnovabili.
Nel lago Tian Gang della provincia di Jiangsu, nella Cina orientale, nuota un pesce “solare”. Sul pelo dell’acqua un sistema fotovoltaico galleggiante combina un impianto di pesca a una centrale della capacità di 500mila kilowatt (kW).
A fotografare questo stravagante impianto è stata Maxar Technologies, azienda del Colorado, negli Stati Uniti, che usa una rete di satelliti per osservare il mondo dallo spazio. Con la sua flotta, la WorldView Legion, l’impresa punta a incrementare la conoscenza collettiva sugli effetti dei cambiamenti climatici che stanno cambiando volto al nostro Pianeta.
Ogni mese la Maxar Technologies osserva il 60 per cento della superficie della Terra. Colleziona circa 3 milioni di chilometri quadrati al giorno di immagini ottiche ad alta risoluzione per un totale di 1 miliardo di chilometri quadrati.
Il sistema fotovoltaico galleggiante a forma di pesce solare non è l’impianto più eccentrico del mondo. A fargli concorrenza il panda dello Shanxi, nella provincia settentrionale della Cina. L’azienda Panda green energy group limited ha trasformato uno tra i simboli più rappresentativi della Cina, che è anche il loro logo, nel progetto solare Datong panda power plant da 100 MW di potenza.
Questa è la prima di una serie di iniziative previste dall’accordo di cooperazione strategica stretto tra la China merchants nuovo energy group (Cmne), il più grande azionista del gruppo, e il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp). Saranno realizzate sulla nuova via della seta e, uniti a centri di attività formativa, avranno il compito di aumentare la conoscenza sulle tecnologie a più ridotto impatto ambientale nei giovani cinesi.
La tecnologia del fotovoltaico galleggiante, non originale come quella del pesce solare, sta progressivamente diffondendosi a livello mondiale, ritagliandosi anche in Cina spazi di rilievo nella produzione di energia da fonti rinnovabili.
La crescita del fotovoltaico in Cina non è stata fermata nemmeno dalla pandemia scatenata dalla Covid-19. Nei primi tre mesi del 2020, nonostante il picco dell’emergenza sanitaria, sono stati installato 4 gigawatt (GW). Numeri in positivo seppure, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le nuove installazioni siano diminuite del 24 per cento.
Un rapporto della National energy administration rivela che sono stati installati 2.23 GW di progetti su larga scala e 1,72 GW di sistemi per la generazione distribuita. Alla fine di marzo 600 MW di nuovi pannelli solari sono stati montati nella provincia di Guangdong, 470 nella Mongolia Interna, 360 nello Zhejiang, 290 nello Shanxi e 280 nello Shandong.
Il fotovoltaico è stata l’unica fonte di energia rinnovabile la cui produzione non è diminuita tra gennaio e febbraio, anche se nel primo trimestre 2020 la domanda è scesa del 6,5 per cento rispetto allo scorso anno. Un settore ormai consolidato che anche in momenti di profonda crisi, non solo economica ma anche sanitaria, può essere fondamentale per il fabbisogno energetico mondiale.
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