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Nella riserva Navajo un impianto fotovoltaico da oltre 27 megawatt offre energia e occupazione agli abitanti e diventa l’alternativa alla vecchia e costosa centrale a carbone della zona.
Nelle case dei Navajo scorre energia rinnovabile, grazie al primo impianto fotovoltaico su grande scala da 27,3 megawatt, in grado di alimentare 13mila abitazioni, realizzato dalla Navajo tribal utility authority (Ntua). L’impianto è localizzato in prossimità delle guglie rocciose della Momunent Valley.
Nei pressi area dell’impianto fotovoltaico è in funzione la centrale a carbone Navajo che sarà chiusa a dicembre 2019 perché ormai non competitiva rispetto alle centrali a gas o gli impianti a fonti rinnovabili. La chiusura della centrale desta non poca preoccupazione in termini occupazionali, poiché le centinaia di persone – che oggi lavorano nella centrale e nelle miniere – verranno lasciate a casa, ma dalle sue ceneri potrebbero sorgere nuovi impianti a fonti rinnovabili con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro.
“L’impianto fotovoltaico è la prova per gli investitori, sviluppatori e per le popolazioni tribali che è possibile realizzare progetti rinnovabili nella riserva”, ha detto Walter Haase, general manager di Ntua. In queste terre, famose per utilizzare solo combustibili fossili e dove qualsiasi forma di sviluppo economico è spesso ostacolato dalla mancanza di infrastrutture, dalle autorizzazioni ambientali richieste e dal consenso di chiunque sia in possesso di un permesso o di un affitto per l’uso del terreno, ora c’è l’evidenza che uno sviluppo differente è possibile.
L’impianto si estende su 200 ettari di terreno nella zona di Kayenta, in Arizona. I 119mila pannelli fotovoltaici sono equipaggiati con un sistema di orientamento dei pannelli collegato a due stazioni metereologiche che rilevano velocità del vento, temperatura e umidità. In questo modo, quando i venti superano gli 80 chilometri orari, i pannelli sono posti in posizione orizzontale rispetto al terreno per evitare eventuali danneggiamenti alle strutture.
La costruzione dell’impianto ha creato 200 nuovi posti di lavoro e la formazione di nuove figure professionali che potranno così essere impiegate nella gestione dell’impianto e nella costruzione di nuovi impianti fotovoltaici.
La Navajo tribal utility authority ha evitato di trasferire il costo di 60 milioni di dollari dell’impianto solare ai suoi clienti attraverso crediti federali per l’imposta solare, ha spiegato Glenn Steiger, project manager dell’impianto. Grazie a un accordo biennale per l’acquisto di energia e il credito d’imposta per la produzione di energia da fonti rinnovabili, sarà possibile restituire i prestiti chiesti per la costruzione del progetto di Salt River. “
La competitività del solare ormai è un dato di fatto in molte aree a livello globale. Ma in posti come i territori dei Navajo, caratterizzati da scarse infrastrutture e con un elevato livello di irraggiamento, rendono i progetti di impianti fotovoltaici su larga scala particolarmente competitivi da un punto di vista economico, oltre ad avere un enorme vantaggio in termini ambientali.
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