Raccolta differenziata

Gaudats, la junk band che fa musica con i rifiuti

Trasformare i rifiuti in strumenti musicali: è l’intuizione dei Gaudats, band toscana che ha all’attivo più di 200 concerti. Li abbiamo incontrati al Meeting di Rimini.

A prima vista, sembrava un concerto come tanti altri. Bastava avvicinarsi un po’, però, per notare qualche dettaglio decisamente insolito. Il corpo della chitarra era una cassetta in legno per il vino, quello del basso invece era una vecchia tanica di benzina, il tom-tom della batteria un vecchio fustino di detersivo. A esibirsi infatti erano i Gaudats, la prima junk band tutta italiana che suona solo strumenti auto-costruiti con materiali di recupero. Abbiamo assistito al loro show giovedì 22 agosto al Circular Village di Eni, nel cuore della quarantesima edizione del Meeting di Rimini. Per tutta la durata della manifestazione (da domenica 18 a sabato 24 agosto) questo spazio ha ospitato un fitto calendario di eventi e laboratori, per dare ad adulti e bambini l’opportunità di toccare con mano l’economia circolare.

Circular Village, Eni
Al Circular Bar del Meeting di Rimini, gli scarti del succo d’arancia venivano conservati per essere poi trasformati in nuovi oggetti

La storia dei Gaudats, la prima band “circolare”

Tutto nasce cinque anni fa da Daniele Guidotti, che ha dato alla band il soprannome che si porta dietro fin da bambino. “Capannori, il mio comune d’origine, è molto sensibile alle questioni ambientali ed è a un passo dal 90 per cento di raccolta differenziata”, racconta a LifeGate. “Quando sei circondato da una certa sensibilità, bene o male sei stimolato a fare la tua parte. Io ho provato a farlo in chiave musicale, chi mai ci avrebbe pensato? Cinque anni fa sembrava un’utopia fondare una band che suonasse solo strumenti riciclati, ma ho iniziato un po’ per gioco e ho coinvolto gli altri musicisti, tutti toscani, amici da una vita”.

L’utopia, però, sembra aver funzionato. La band ha all’attivo oltre duecento concerti in cinque anni, anche di fronte alla folla del Primo maggio di Roma nel 2016 (insieme alla Bandabardo, con cui i Gaudats “condividono” Marco Bachi) e di Radio Italia Live a Milano. E per tutto questo tempo gli strumenti hanno retto, seppur con qualche piccolo intervento di manutenzione.

Trasformare i rifiuti in musica

A vederli divertirsi sul palco non si direbbe, ma dietro le quinte della storia dei Gaudats ci sono anni di prove ed errori, o, per riprendere le parole del fondatore, “risultati disastrosi”. “Quando ho deciso di dare vita alla band, mi ci sono buttato a capofitto e mi sono preso un anno di pausa dal lavoro”, spiega Daniele, che è anche insegnante di musica e dirige un centro di riuso nel suo comune d’origine. “Perché c’è da studiare, non ci si inventa niente! Bisogna reperire i materiali, capire come assemblarli, ma soprattutto fare in modo che suonino bene, e qui entrano in gioco le leggi matematiche. A differenza di un liutaio che può selezionare il legno più pregiato, poi, io mi devo accontentare di quello che trovo. È più difficile, ma anche più stimolante”.

Passo dopo passo sono nati degli strumenti che, in termini di resa, non hanno nulla da invidiare a quelli che si comprano in negozio. “Quando per la prima volta ho presentato il progetto ai ragazzi, ho messo bene le cose in chiaro: suoniamo tutti da una vita, ma questa è un’altra cosa. Dobbiamo raggiungere il massimo partendo dal minimo, e per questo dobbiamo tirare fuori la componente umana, quella strana alchimia che si crea all’interno di una band e fa la differenza”, continua Daniele. Quando gli chiediamo quale sia lo strumento più difficile da costruire, non ha esitazioni: le chitarre, che impongono una precisione millimetrica, a differenza per esempio delle percussioni. Tutti gli strumenti sono pezzi unici e non sono mai stati venduti, ma al massimo regalati a noti musicisti come Daniele Silvestri, Elisa, Glen Hansard, Steve Vai.

Sceso dal palco, a riflettori spenti, Daniele ha ben chiara la morale che può trarre da questa storia. “Tutti abbiamo la testa e le mani per dare il nostro contributo all’economia circolare. Io sono un musicista e ho messo in campo le mie competenze, ma si possono sviluppare soluzioni in innumerevoli altri settori. Tutto sta cambiando velocemente: chi ha passione e inventiva è in pole position”.

Foto in apertura © Edoardo Rossini / LifeGate

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