
I dati degli ultimi anni indicano un rallentamento nel processo di transizione energetica in Italia. Il rischio è di mancare gli obiettivi al 2030.
Tre compagnie hanno trascinato il governo di Berlino in tribunale: chiedono un maxi-risarcimento per la scelta di abbandonare progressivamente il nucleare.
Eon, Rwe e Vettenfall, ovvero le compagnie che gestivano gli otto reattori che la Germania ha deciso di chiudere nella primavera del 2011, perché giudicati pericolosi, hanno domandato ai giudici la possibilità di ottenere dallo stato tedesco un risarcimento. E quest’ultimo, se il tribunale dovesse dar loro ragione, potrebbe risultare gigantesco: quindici miliardi di euro, secondo quanto riportato dalla stampa internazionale.
La chiusura delle centrali fu decisa dal governo di Berlino in seguito alla catastrofe di Fukushima, in Giappone. Gli otto reattori furono scelti perché i più vecchi del parco nucleare della nazione europea. I tre colossi del settore non persero tempo e già dal 2012 decisero di intraprendere una battaglia legale contro l’esecutivo.
Le aziende ritengono infatti di essere state “espropriate arbitrariamente”. Il direttore generale di Eon, Johannes Teyssen, ha dichiarato: “Non si tratta di una questione politica, né relativa all’essere pro o contro l’energia nucleare. Il punto è: lo stato ha diritto di privare la popolazione, poiché noi apparteniamo alla popolazione, del proprio patrimonio, senza alcun indennizzo in cambio?”.
Si tratta, dunque, di prendere una decisione che fissi un principio generale. Ed è per questo che la questione è finita alla Corte costituzionale federale di Karlsruhe, che ha ascoltato per dieci giorni tutte le parti in causa (la sentenza dovrebbe arrivare tra alcuni mesi).
Ma nel braccio di ferro tra i giganti dell’energia e il governo di Berlino non c’è solo una battaglia concettuale. In gioco ci sono anche i miliardi di euro che occorrerà sborsare per le immense opere di smantellamento delle vecchie centrali. I lavori sono infatti a carico degli operatori, e per questo si vocifera già di un possibile accordo.
Da una parte la Germania potrebbe introdurre un sistema di finanziamento – ad esempio un fondo gestito dallo stato – che risulti vantaggioso per le compagnie elettriche. E queste ultime potrebbero, in cambio, rinunciare al contenzioso legale.
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