
La Cina ha registrato il primo calo delle emissioni di CO2 dovuto a fattori strutturali e non a un calo della domanda.
In mancanza di terreno da destinare a centrali fotovoltaiche, la giapponese Kyocera ha pensato di usare l’acqua. Il risultato è questo.
50 mila pannelli fotovoltaici installati su di una superficie di 180 mila metri quadrati. Sono queste le dimensioni di quella che sarà, una volta ultimata, la più grande centrale solare galleggiante al mondo. L’impianto, realizzato dall’azienda giapponese Kyocera nella prefettura di Chiba avrà una capacità di 13,7 megawatt e sarà in grado di fornire energia elettrica pulita a circa 5 mila famiglie.
Dopo l’incidente del 2011 avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, il Governo nipponico ha puntato decisamente sulle fonti rinnovabili e certamente più sicure. E questo a fronte anche di una crescente volontà e richiesta da parte dei cittadini giapponesi.
Certo non si tratta del primo progetto del genere. Nella città di Okegawa nella prefettura di Saitama è attivo già da qualche tempo un impianto simile, seppur di più modeste dimensioni. Il motivo lo spiega la stessa azienda in una nota: “Con la diminuzione dei terreni adatti ad impianti solari di queste dimensioni in Giappone, a causa del rapido impiego dell’energia solare, Kyocera Solar Tcl, ha sviluppato fin dal 2014 centrali solari galleggianti”.
Non solo acqua. Kyocera è famosa per riuscire a scovare spazio laddove pare non esserci. Sono infatti recenti i progetti di realizzazione di due centrali fotovoltaiche su campi da golf abbandonati. I due impianti saranno capaci di produrre insieme più di 125 mila megawattora l’anno. Energia disponibile per una cittadina di quasi 40 mila famiglie.
La tendenza della crescita del solare in Giappone è confermata dal recente rapporto di Bloomberg New Energy Finance, che attende proprio un picco quest’anno: la potenza installata oscillerà tra i 13,2 gigawatt e 14,3 gigawatt. Un risultato avuto grazie anche al programma di incentivazione avviato dal Paese. Il rapporto però prevede che ci sarà una diminuzione graduale a partire dal 2017 dovuta alle difficoltà di connessione alla rete e all’acquisizione dei terreni.
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