Giornata mondiale dell’orso polare, tra dati allarmanti e sfide entusiasmanti

In occasione della Giornata mondiale dell’orso polare, il Wwf ci chiede: riuscireste a immaginare un mondo senza orsi polari?

La Giornata mondiale dell’orso polare si festeggia il 27 febbraio. È stata istituita dall’organizzazione no profit Polar bears international allo scopo di aumentare la consapevolezza del pubblico riguardo alle sfide che gli orsi polari devono affrontare ogni giorno a causa del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci, e per invitare ciascuno di noi a compiere un piccolo gesto in occasione di questo appuntamento speciale.

Leggi anche:

Giornata mondiale dell'orso polare WWF orsi polari
Il 27 febbraio è la Giornata mondiale dell’orso polare © Roger Brendhagen/Unsplash

La sfida del termostato lanciata da Polar bears international

Polar bears international lancia la Thermostat challenge: aumentare o diminuire di almeno due gradi – in base all’emisfero in cui ci si trova – la temperatura del proprio termostato, e regolarla ulteriormente durante la notte o quando nessuno è in casa. In particolare gli studenti possono trovare sul sito vari strumenti per coinvolgere il maggior numero di persone possibile: un’email da inviare al proprio dirigente scolastico, delle linee guida per preparare un discorso da tenere a scuola, una lettera da spedire al direttore della testata locale e delle schede da far firmare ad amici e parenti che accettano di partecipare alla sfida. L’invito è poi quello a condividere sui social la propria esperienza con l’hashtag #ThermostatChallenge.

Il monito del Wwf in occasione della Giornata mondiale dell’orso polare

Non solo oggi, però, dobbiamo ricordarci degli orsi polari: la loro casa si rimpicciolisce ogni giorno. A gennaio del 2018 la superficie media dei ghiacci artici era di circa 13 milioni di chilometri quadrati: 110mila chilometri quadrati in meno rispetto all’anno precedente e 1,36 milioni di chilometri quadrati in meno rispetto alle medie del periodo 1981-2010, stando ai rilevamenti del National snow & ice data center. In occasione del #PolarBearDay, il Wwf (World wide fund for nature) avverte: “Entro i prossimi 35 anni rischiamo di perdere il 30 per cento della popolazione di orso polare finora stimata tra i ghiacci artici”.

L’orso polare è tra le specie più minacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici

La maggior parte degli orsi polari vive in Canada, ma si stima che nel mondo ce ne siano tra i 22mila e i 31mila esemplari suddivisi in 19 sotto-popolazioni. Sono abili nuotatori e si cibano di foche dagli anelli e foche barbute. Anche le loro prede vivono sui ghiacci e dato che questi si stanno ritirando gli orsi sono obbligati “a percorrere sempre maggiori tratti sulla terraferma, e la difficoltà di trovare sufficiente cibo li spinge ad avvicinarsi pericolosamente ai centri abitati. La riduzione dei potenziali conflitti tra orsi e umani è un’altra delle sfide del Wwf per la salvezza della specie”, classificata come vulnerabile dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn). A minacciare questi mammiferi sono anche le esplorazioni petrolifere nel loro habitat.

L’Unione europea, gli Stati Uniti e altre sette nazioni hanno raggiunto un accordo che vieta la pesca commerciale nelle acque dell’Artico per i prossimi sedici anni, che senz’altro avrà ricadute positive anche sul benessere degli orsi polari. Dalla Thermostat challenge all’adozione, poi, sono tanti i modi in cui ognuno di noi può contribuire a salvare questi mammiferi dall’aspetto tanto tenero.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Dobbiamo dire addio all’orso polare?

Simbolo dello scioglimento dei ghiacci, oggi il loro numero è drasticamente in diminuzione a causa delle temperature “bollenti” che si registrano nell’Artico. E in rete circola uno spot ideato dai bambini.