Giovanni Toti arrestato per corruzione (anche ambientale) dalla guardia di finanza

Il presidente della Liguria Giovanni Toti è stato arrestato dalla guardia di finanza. Tra le accuse corruzione ambientale e promesse elettorali.

Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, è agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della direzione distrettuale antimafia, la dda genovese, e della guardia di finanza. È accusato dalla procura di Genova di corruzione ambientale, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e promesse elettorali.

La gip di Genova Paola Faggiani, nella sua ordinanza, ha chiesto gli arresti per “il pericolo attuale e concreto che l’indagato commetta altri gravi reati della stessa specie di quelli per cui si procede e, in particolare, che possa reiterare, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di utilità per sé o per altri. Tali esigenze cautelari sono desumibili, essenzialmente, dalle modalità stesse della condotta dalle quali traspare una evidente sistematicità del meccanismo corruttivo”.

Al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti i magistrati contestano di avere accettato dall’imprenditore portuale Aldo Spinelli e da suo figlio Roberto Spinelli promesse di vari finanziamenti, ricevendo in totale 74.100 euro in cambio di una serie di provvedimenti loro favorevoli.

A sostituire Toti, sospeso d’ufficio dalla carica in base alla legge Severino, finché resterà agli arresti domiciliari, sarà il leghista Alessandro Piana, vicepresidente della giunta e assessore all’agricoltura, anche lui salito agli onori della cronaca.

Il suo nome infatti salta fuori nelle recenti inchieste su festini “con escort e cocaina” a cui avrebbero partecipato anche professionisti e manager della Genova bene. Una supplenza che potrebbe andare avanti anche nel caso in cui la misura cautelare venisse convertita in quella meno grave dell’interdizione dallo svolgimento della funzione.

Cosa dicono le carte dell’inchiesta in Liguria

Nelle carte dell’inchiesta spunta anche l’amministratore delegato e direttore generale di Iren, Paolo Emilio Signorini, allora direttore del porto di Genova, che insieme a Spinelli avrebbe ottenuto il rinnovo di concessioni portuali in cambio del finanziamento a fondazioni e comitati politici, che negli ultimi anni hanno sostenuto proprio Toti.

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Posted by Giovanni Toti on Friday, April 19, 2024

Signorini è stato arrestato e oggi è in carcere, con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Spinelli, è destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale, accusato di corruzione nei confronti del governatore Toti. Nei confronti di Signorini, Aldo Spinelli e il figlio Roberto, il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per 570mila euro, somma ritenuta equivalente al profitto dei reati di corruzione contestati.

Una fetta delle accuse di corruzione riguarda finanziamenti e favori scambiati con Esselunga, grande sostenitore del centrodestra ligure, che proprio con l’avvento delle giunte guidate da Toti ha aperto i suoi primi punti vendita in Liguria, contendendo a Coop la leadership nella grande distribuzione genovese.

L’azienda milanese avrebbe pagato pubblicità elettorale in cambio dello sblocco delle pratiche per l’apertura di almeno due punti vendita a Ponente Ligure. A tenere i rapporti con Toti e Matteo Cozzani, braccio destro e suo capo di gabinetto, sarebbe stato Francesco Moncada, consigliere di amministrazione del colosso lombardo della grande distribuzione. La pubblicità occulta sarebbe comparsa sul pannello pubblicitario esposto su Terrazza Colombo, il grattacielo di piazza Dante, a Genova, per la campagna elettorale comunale di giugno 2022.

C’è un’altra parte di indagine che vede stagliarsi sulle elezioni del 2020 lo spettro di Cosa nostra, un’organizzazione criminale di tipo mafioso-terroristico presente in Italia e diffusa soprattutto in Sicilia, quella che si riferisce ai pacchetti di voti, garantiti da personaggi vicini a clan mafiosi nisseni, originari di Riesi, confluiti nel boom elettorale di “Toti, Cambiamo!” e che alle regionali del 2020 aveva ottenuto un incredibile 22 per cento. Un boom di preferenze registrate da vari candidati totiani.

È proprio Matteo Cozzani ad avere sulle spalle l’accusa di corruzione elettorale, aggravata da quella di aver agevolato le infiltrazioni mafiose. Il reato sarebbe stato commesso insieme ad Arturo Angelo Testa e Maurizio Testa, esponenti di Forza Italia in Lombardia.

Le accuse della maxi indagine della procura di Genova e dalla guardia di finanza non riguardano, però, solo le presunte tangenti legate alle elezioni del 2020, ma girano intorno anche al sistema di potere che avrebbe influenzato le operazioni politico-amministrative in Liguria.

Tra i casi più significativi ci sono sicuramente quello della proroga trentennale della concessione, affidata a Spinelli, per le aree del terminal Rinfuse, la porta di accesso per tutti i prodotti alla rinfusa, carbone, sale da disgelo, sabbie silicee, che transitano da e per il Nord Italia, nel dicembre 2021 e l’intervento nella questione della riqualificazione delle ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure, complesso residenziale estivo destinato a divenire una struttura turistica di lusso in una delle aree più belle della Liguria.

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Posted by Giovanni Toti on Friday, March 29, 2024

A Toti si contesta poi la ricezione di finanziamenti a fronte di più impegni: quelli di “trovare una soluzione” per la trasformazione della destinazione d’uso della spiaggia di Punta dell’Olmo, a Celle Ligure, da “libera” a “privata”; agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta dell’Olmo, sempre di Aldo e Roberto Spinelli, pendente negli uffici regionali; velocizzare e quindi poi anche approvare la pratica di rinnovo trentennale della concessione del terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova srl (controllata al 55 per cento da Spinelli), pendente innanzi al Comitato di gestione dell’Autorità di Sistema portuale; assegnare sempre a Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile Itar e Carbonile Levante e un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (Aspi) e agevolare sempre l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter.

Calata Concenter è lo specchio acqueo che separa ponte ex Idroscalo, dove un tempo sorgeva il carbonile Enel, da ponte San Giorgio, dove opera Terminal Rinfuse Genova, società controllata da Spinelli e partecipata da Msc, la compagnia di navigazione.

Con il riempimento si sarebbe concretizzata l’aspirazione del gruppo Spinelli di avere una lunga banchina unificata, per realizzare così un porto lineare per i container.

Un terremoto giudiziario fatto di sponsorizzazioni, autorizzazioni pubbliche e poi concessioni e rapporti anche con i mezzi d’informazione.

Maurizio Rossi, editore di Primo Canale, emittente televisiva soprannominata dagli oppositori anche “Teletoti”, per via della strettissima intesa, risulta essere indagato nell’ambito dell’inchiesta per corruzione elettorale. Rossi è accusato di finanziamento illecito sotto forma di campagna politica, andata in onda sull’emittente ligure.

La questione del rigassificatore Golar Tundra

Si parlava di “modello Toti” anche a giugno 2023, in occasione del ricollocamento del rigassificatore Golar Tundra da Piombino a Savona, che oggi si trova negli spazi delle riparazioni navali di San Giorgio del Porto, a Genova, in attesa di essere spostato a Marsiglia e poi di trovare nuova dimora.

Allora si parlava di uno scambio politico, in vista di un terzo mandato per il presidente della Liguria e di un premio al sindaco di Fratelli d’Italia che in tempi non sospetti si oppose al rigassificatore nella città toscana. Anche qui spuntava fuori il nome di Paolo Emilio Signorini, interessato fin da subito alle decisioni in merito al ricollocamento del rigassificatore.

Golar Tundra nasceva per rispondere alla crisi del gas del 2022, emergenza che oggi, però, sembra superata.

L’avvocato del presidente di Regione Liguria, Stefano Savi, ha intanto chiarito che al momento la funzione del governatore è sospesa. “Toti al momento è’ sereno e convinto di poter spiegare tutto. La Regione continuerà, anche in sua assenza, a lavorare”, e ha aggiunto: “Sono tutti fatti su cui possiamo dare una spiegazione, perché rientrano nell’ambito di legittima attività di amministrazione”.

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