Diritti animali

Giza e Cambogia, stop al turismo con gli animali

A Giza niente più cammelli per far visitare ai turisti le piramidi. E in Cambogia stop agli elefanti per i tour turistici.

Due stop importanti per quanto riguarda i diritti animali nel mondo. Due vittorie basilari per il rispetto e il benessere animale. A  Giza, la splendida città egiziana ricca di reperti storici secolari, sono stati vietati cammelli, cavalli e asini per le escursioni turistiche intorno alle piramidi. E in Cambogia non ci saranno più elefanti adibiti al trasporto dei turisti. Si tratta di due vittorie importanti, frutto di un lungo lavoro di sensibilizzazione e monitoraggio delle associazioni animaliste internazionali.

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A Giza stop ai cammelli, ma anche ad asini e cavalli, nei tour per turisti © Pixabay

Giza e lo stop ai cammelli

La decisione presa dal ministero del Turismo egiziano e annunciata da Peta, l’organizzazione internazionale no profit a sostegno degli animali, è una vittoria nell’ottica dell’utilizzo dei cammelli nei siti archeologici egiziani.  Il divieto non riguarderà soltanto l’area delle piramidi di Giza, ma quasi tutti i principali siti archeologici dell’Egitto.

“Si tratta di una vittoria che arriva dopo oltre un anno di pressioni da parte della nostra organizzazione che aveva più volte denunciato e rivelato atroci maltrattamenti ai danni degli animali impiegati nei siti turistici. E sono state proprio queste pressioni e denunce che hanno motivato centinaia di migliaia di persone a inviare lettere di protesta al ministero del Turismo egiziano”, rivelano i responsabili di Peta in un comunicato. Chi sostituirà i cammelli, i cavalli e gli asini adibiti al trasporto turistico? Al posto dei quadrupedi i turisti potranno servirsi di auto elettriche e autobus. E i mezzi saranno certo più comodi e meno offensivi per la salute dei poveri animali coinvolti nel business turistico delle piramidi.

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In Cambogia gli elefanti non accompagneranno i turisti nei siti archeologici © Pixabay

Gli elefanti della Cambogia

I tour con gli elefanti in Cambogia sono stati vietati. Sembra che sia stata una decisione sofferta da parte delle autorità locali, ma che si è resa necessaria per le ripercussioni economiche sul numero di arrivi create dalle campagne animaliste contro  l’utilizzo di questi pachidermi.  Senza contare che anche l’immagine del paese è stata offuscata dalle notizie di cronaca e dalle rivelazioni che man mano sono emerse sui maltrattamenti subiti dagli elefanti per renderli docili e farli diventare obbedienti mezzi da trasporto per cavalieri d’ogni stazza.  Secondo gli ultimi dati, infatti,  si è verificato un calo del 13,7% nel 2019 rispetto ai turisti nello stesso periodo (gennaio/settembre) dell’anno precedente, un numero che aveva raggiunto 1,8 milioni di presenze. All’inizio di giugno 2019 il comitato gestore dell’enorme complesso nella giungla dove hanno sede i templi khmer di Angkor Wat, e in cui un tempo gli elefanti venivano usati per le guerre tra re o per le processioni religiose, ha espressamente vietato l’utilizzo di questi grossi mammiferi nel trasporto turistico. E primi elefanti sono già stati trasferiti.

Purtroppo i maltrattamenti degli elefanti adibiti a scopo turistico iniziano dalla nascita dei cuccioli. Il protagonista è il “manhunt”, cioè l’uomo che guida i pachidermi e fa i selfie coi visitatori.  Si tratta della figura finale di un processo che comincia con la separazione di mamma elefante dai suoi piccoli, ( i pachidermi sono notoriamente legati da un affetto identico a quello umano, se non superiore) fin dai primi giorni di vita. Il cucciolo subirà un severo “trattamento” di rieducazione finché dipenderà esclusivamente dal cibo e dall’acqua del suo proprietario umano e diventerà servizievole verso chi l’ha salvato dalle torture precedenti, sacrificando la sua salute ai comandi umani. Una pratica crudele che, speriamo, sia destinata a finire completamente negli anni a venire.

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