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Uno studio ha dimostrato che gli uccelli che scelgono liberamente i propri compagni hanno nidiate più ampie di quelli accoppiati dai ricercatori.
I matrimoni combinati non hanno mai avuto un gran successo, neppure tra gli uccelli. Sembra infatti che gli uccelli che scelgono in autonomia il partner abbiano il 37 per cento di pulcini in più rispetto ai simili che sono invece stati accoppiati dai ricercatori.
Il dato è emerso da una ricerca, condotta dall’ecologista comportamentale Malika Ihle, del Max Planck Institute for Ornithology, e pubblicata sulla rivista PLoS Biology, che ha analizzato i rapporti tra diverse coppie di diamante mandarino (Taeniopygia guttata).
Gli esperimenti hanno rivelato che il tasso di mortalità embrionale dipendeva dalla compatibilità genetica dei genitori, mentre la mortalità dei pulcini dipendeva dalla compatibilità comportamentale dei genitori. Le percentuali di mortalità nella fase embrionale sono dunque risultate simili tra gli uccelli che hanno scelto liberamente i loro compagni e tra quelli accoppiati “artificialmente”.
La differenza principale è che i primi hanno dimostrato di saper allevare meglio i propri pulcini e garantirne la sopravvivenza. Tale scoperta ha importanti implicazioni nel campo della conservazione degli animali che formano legami duraturi.
Numerose sono le ipotesi per valutare i benefici derivanti dalla scelta del compagno nel mondo animale. Le femmine scelgono il partner sia in base alle capacità di procurarsi cibo o difendere il territorio, sia in base ai “buoni geni”, in grado di garantire una prole sana.
Spesso dunque la scelta del compagno sembra avere motivi di qualità genetica, c’è però anche un’altra spiegazione, quella evidenziata dallo studio, di carattere comportamentale e di affinità. La compatibilità caratteriale tra i genitori infatti suggerisce una miglior e più efficace gestione dei pulcini.
Ihle e gli altri ricercatori hanno studiato il comportamento di 160 diamanti mandarini in cattività. Durante il primo periodo è stato consentito agli uccelli di scegliere liberamente un partner. Dopodiché metà delle femmine è stata lasciata con il compagno scelto, mentre l’altra metà è stata forzatamente separata e accoppiata arbitrariamente con un altro maschio.
Dopo la stagione riproduttiva gli uccelli sono di nuovo stati tutti inseriti in una voliera permettendogli di formare nuove coppie. Su 50 coppie formate inizialmente in autonomia dagli animali, 46 sono rimaste insieme anche durante il secondo ciclo, mentre su 50 “matrimoni combinati” solo 38 hanno superato la prima fase, evidenziando come gli uccelli accoppiati dall’uomo siano meno inclini a riprodursi.
L’esperimento dimostra che a cuor non si comanda, anche nel regno animale, e che la natura non ha bisogno dell’intervento dell’uomo.
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