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Con Open Foris, Google e Fao collaborano per la raccolta, l’analisi e la divulgazione di dati su foreste e desertificazione. Un’app accessibile a tutti che tiene sotto controllo la Terra.
Il legame tra la tecnologia digitale e le immagini satellitari sta rivoluzionando il modo in cui monitorare la deforestazione e la desertificazione, per contrastarle. Per questo è importante che i paesi che si sforzano di ridurre il proprio impatto ambientale siano dotati degli strumenti giusti. Per aiutare queste nazioni, l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha lanciato Open Foris, un’iniziativa che ha l’obiettivo di sviluppare, condividere e promuovere software che raccolgono, analizzano e divulgano dati in modo semplice, trasparente e nel tempo.
Tra i vari strumenti c’è Collect Earth, un’app facile da utilizzare che può stimare il grado di deforestazione di un territorio e qualsiasi altra forma di sfruttamento del terreno. Ciò permette ai paesi di quantificare l’impatto ambientale e le emissioni di gas serra. La app utilizza l’interfaccia e le immagini satellitari di Google Earth – che mette a disposizione di tutti immagini attuali e vecchie ad alta risoluzione – per osservare i lotti di terra. Grazie a queste applicazioni, chiunque può accedere a questi database e osservare, monitorare, paragonare e eventualmente prevenire i cambiamenti che si verificano sul pianeta.
Google ha aperto i suoi archivi mentre la Fao sta decifrando le immagini per comprendere gli effetti dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare in tutto il mondo. A utilizzare questi strumenti non sono solo le aziende private o gli enti pubblici: anche i produttori agricoli su piccola scala possono monitorare un appezzamento di terra di massimo mezzo ettaro con il loro smartphone e prevenire i problemi che interessano le colture.
Collect Earth è utilizzato dalla Fao per monitorare le foreste e per fare una stima delle terre soggette a desertificazione in Africa. L’app può essere personalizzata per adattarsi a diversi ambienti e parametri ambientali. Per esempio, sempre tramite l’app, l’organizzazione è riuscita a determinare lo stato di salute di questi luoghi.
In Cile, Namibia, Papua Nuova Guinea, Tunisia, Bhutan e a Panama l’organizzazione ha coordinato dei corsi di formazione per insegnare al proprio staff a usare il software. D’altro canto Google ha creato una divisione chiamata Geo for good, che ha lo scopo di favorire l’interazione tra il motore di Google Earth e l’app della Fao.
Di conseguenza la Fao è riuscita a migliorare le previsioni e il controllo delle invasioni di locuste nel deserto africano, a ridurre la degradazione del suolo e ad analizzare l’andamento delle precipitazioni in aree specifiche. Google aiuta a migliorare l’efficienza, la qualità, la tempestività e l’efficacia della raccolta dati. Anche se i satelliti non riescono ancora a “vedere” gli insetti, possono comunque accelerare l’individuazione di terreni fertili e attuare interventi più efficaci.
Una quantità di dati enorme è disponibile e aumenta ogni giorno. In passato l’analisi di questi dati era complessa, era effettuata principalmente dalle università e i risultati non erano accessibili. Oggi è a disposizione di tutti liberamente. Anche se l’immagine satellitare non può sostituire l’esperienza sul campo, perché la verifica del terreno è sempre necessaria, offre comunque frontiere infinite.
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