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L’elezione del candidato miliardario Donald Trump alla Casa Bianca è più rischiosa dell’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, della Grecia dall’euro, di un conflitto nel Mar meridionale cinese.
Assieme a guerre nei mari della Cina, shock petroliferi, interventi in Siria e implosioni dell’euro, gli specialisti dell’Economist Intelligence Unit che calcolano i rischi per la rivista economica inglese The Economist hanno annunciato che Donald Trump sarebbe nella lista dei “primi 10 rischi globali”, se verrà eletto presidente degli Stati Uniti.
Addirittura, i rischi legati alla sua elezione sarebbero comparabili a quelli di catastrofi come la minaccia jihadista, il brusco atterraggio dell’economia cinese, gli interventi della Russia in Siria e Ucraina come prodromi di una nuova Guerra Fredda.
Anche se lo stesso istituto non ritiene probabile, a oggi, che Donald Trump possa sconfiggere Hillary Clinton alle elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti, quest’eventualità viene classificata come uno dei principali rischi economici a livello mondiale.
La classifica si basa su una scala da uno a 25. L’elezione di Trump raggiunge il livello 12, lo stesso di un rischio relativo “all’aumento della minaccia del terrorismo jihadista nella destabilizzazione dell’economia mondiale”. Secondo la società di ricerca la vittoria di Trump potrebbe mandare in stallo l’economia mondiale e aumentare i rischi per la sicurezza negli Stati Uniti.
1 equivale al rischio più basso, 25 al rischio più alto.
L’elezione di Donald Trump potrebbe portare gli Stati Uniti ad avviare guerre commerciali, a una crisi col Messico a cui il candidato repubblicano vorrebbe far pagare i costi del muro eretto a difesa dei confini, ed essere vista come una manna dai reclutatori di estremisti in Medio Oriente “aiutati dalla sua retorica anti-Islam”. Si rischierebbero cortocircuiti politici: “L’innata ostilità nei confronti di Trump da parte dei vertici repubblicani, combinata con l’inevitabile opposizione democratica ci porterebbero a vedere molte delle sue politiche più estremiste bloccate al Congresso – si legge nel rapporto – e queste tensioni interne minerebbero la tenuta della politica interna ed estera”.
“È la prima volta che un politico singolo arriva in testa a questa classifica”- ammette Robert Powell, manager dei global risk all’Economist Intelligence Unit – è molto insolito, non credo che l’abbiamo mai fatto, inserire un singolo politico al centro di una lista di rischi globali”.
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