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Ordinabile da gennaio 2019, con l’Harley Davidson LiveWire il celebre marchio entra “rombante” nel mercato delle moto elettriche. Tutto quello che c’è da sapere.
Presentata in anteprima a Milano lo scorso novembre, durante Eicma 2018, la nuova Harley Davidson LiveWire ha definitivamente segnato lo spartiacque tra l’epoca del motore a combustione e quello elettrico. Il simbolo stesso del “rombo”, del motore “che canta”, dei cavalli che spingono, ha scelto di non perdere il treno della moto elettrica e portare sul mercato la sua versione di una due ruote a batterie. Sarà disponibile e pre-ordinabile con l’inizio del nuovo anno.
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Totalmente trasformata da quel primo prototipo del 2014, quando la stampa internazionale scrisse fiumi di byte, oggi l’Harley Davidson LiveWire prende comunque ispirazione da quel prototipo. Infatti dopo anni di test da parte di motociclisti in ogni parte del mondo e dopo aver raccolto le loro opinioni sull’esperienza di guida e sulle caratteristiche del mezzo, a inizio 2019 la moto elettrica sarà pre-ordinabile, ance se non è ancora chiaro quale sarà il prezzo.
A Milano è stato il vice presidente della società Marc McAllister a illustrare nel dettaglio le caratteristiche del telaio e le prestazioni del motore della Harley Davidson LiveWire: un baricentro abbassatto, telaio rigido in alluminio e sospensioni Showa regolabili ad alte prestazioni. La sospensione posteriore e anteriore, con diverse funzioni, comunicano tra di loro offrendo un controllo perfetto anche a basse velocità, grazie anche all’impianto frenante targato Brembo e dotato di Abs.
Secondo la casa di Milwaukee l‘autonomia delle versione elettrica dovrebbe aggirarsi intorno ai 160 chilometri, anche se c’è chi scrive che non supererà i 100. Ciò sarebbe dovuto alla volontà di non appesantire troppo la moto e mantenerne alta la manegevolezza. “Spinta dalla coppia istantanea di un motore tutto elettrico – scrivono dalla casa madre – la LiveWire è in grado di accelerare in maniera fulminea con un semplice giro della manopola dell’acceleratore, senza dover usare la frizione o dover cambiare marcia”.
La presa per la ricarica è rimasta dove un tempo c’era il serbatoio, ricordando così il vecchio rifornimento. Solo che in questo caso non si produrranno emissioni inquinanti. Ovviamente si è cercato di andare incontro anche agli amanti del famoso “rombo” del 2 cilindri a V: i tecnici che hanno lavorato al progetto avrebbero aggiunto una sorta di “rumore” che cresce all’aumentare della velocità, così da accontentare anche i più esigenti.
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