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A seconda di come si scelgono i prodotti da acquistare si incide sull’ambiente. L’impatto ambientale della frutta è dovuto al suo trasporto
Nei negozi e supermercati troviamo ogni tipo di frutta e verdura durante tutto l’anno, ogni tipo di oggetti e vestiti realizzati nei posti più vari. Così a dicembre si vendono pomodori e zucchine provenienti dalle serre siciliane o spagnole oppure dalle idroculture olandesi, mele dall’Argentina, fragole dal Cile, in estate kiwi dalla Nuova Zelanda e così via. Nel comprare i vestiti o giocattoli la situazione si presenta ancora più complessa perché non legata alla stagionalità. Se compriamo a caso, quasi tutto risulta trasportato per delle distanze molto lunghe.
Il trasporto di quantità sempre crescenti di merci è diventato un vero problema per l’ambiente. E’ sotto gli occhi di tutti come i camion provocano intasamenti e incidenti stradali e, insieme agli aerei, inquinano l’atmosfera. Per i prossimi anni non è previsto lo spostamento del trasporto merci dalle strade e dagli aerei sulle rotaie, passo che aiuterebbe sicuramente a diminuire l’impatto sull’ambiente. Facendo un calcolo di quanta anidride carbonica emette un camion che, in inverno, porta i pomodori dalle serre siciliane e, in estate, dalle colture in campo aperto in Emilia Romagna, la differenza risulta evidente: muovendo una tonnellata di pomodori con un camion per 1500 km, si formano 291 kg di anidride carbonica, muovendoli nello stesso mezzo per 250 km 48,5 kg! Le fragole dal Cile e i Kiwi dalla Nuova Zelanda hanno ovviamente un impatto ancora maggiore.
Se scegliamo i nostri acquisti gastronomici con cura e consapevolezza, in base alla stagionalità e provenienza, riusciamo a contribuire alla qualità ambientale, inoltre acquistiamo nella qualità del prodotto. La fragola cresciuta nella “sua” stagione e consumata nelle vicinanze è più saporita di una fragola fuori stagione e con uno spostamento di decine di migliaia di chilometri alle spalle.
Riguardo tutti gli altri prodotti: fare la scelta migliore richiede più punti da considerare: il prodotto è realizzato con materiale che contiene inquinanti chimici? Se si tratta di cotone: proviene da coltura bio, come è stato sbiancato, con che colori è stato tinto? Il prodotto è resistente all’uso o è da buttare via dopo poco tempo e quindi alimenta inutilmente i processi nocivi all’ambiente? Ha un marchio che garantisce l’ecocompatibilità? E’ stato prodotto recando danno o sofferenza all’ambiente, uomo o animale? Più domande di questo tipo ci facciamo, più le nostre scelte possono risultare consapevoli e positive e più le aziende si comporteranno, nell’attirare i clienti, compatibili con una società responsabile.
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