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L’edizione del 2020 è incentrata sulla necessità di colmare il divario delle disuguaglianze per raggiungere la giustizia sociale.
Le diseguaglianze aumentano sempre di più e creano distanze che sembrano incolmabili tra gli uomini che, almeno in teoria, dovrebbero nascere liberi ed essere uguali in dignità e in diritti e la parola “giustizia” sembra troppo spesso assumere un significato astratto. La crescita del divario è confermata da uno studio del gruppo di ong Oxfam, secondo il quale quasi la metà di tutta la ricchezza generata nel mondo è nelle mani dell’un per cento della popolazione.
Il 20 febbraio si celebra Giornata mondiale della giustizia sociale, istituita dalle Nazioni Unite nel 2007. L’Onu invita gli stati membri ad aderire e a dedicare la giornata alla promozione di attività volte allo sviluppo sociale. Sosteniamo i principi della giustizia sociale quando promuoviamo l’uguaglianza di genere e dei diritti delle popolazioni indigene e dei migranti e quando eliminiamo le barriere che le persone devono affrontare a causa del sesso, età, etnia, religione, cultura o disabilità.
Il perseguimento della giustizia sociale per tutti è uno degli obiettivi principali delle Nazioni Unite. Un esempio concreto è l’adozione da parte dell’Organizzazione internazionale del lavoro della Dichiarazione sulla giustizia sociale per una globalizzazione giusta. La Dichiarazione si concentra sulla necessità di garantire risultati equi per tutti attraverso l’occupazione, la protezione sociale, il dialogo sociale, e il rispetto dei principi fondamentali e dei diritti sul posto di lavoro.
Lo slogan della giornata per il 2020 è “Colmare il divario delle disuguaglianze per raggiungere la giustizia sociale“. Tra le diseguaglianze da combattere ci sono, ad esempio, le persistenti disparità di genere nel mondo del lavoro.
L’edizione del 2019 evidenziava la necessità di creare posti di lavoro per ridurre le ingiustizie. La International labour organization (Ilo) stima che circa due miliardi di persone vivano in situazioni precarie e conflittuali, di cui oltre 400 milioni hanno un’età compresa tra i 15 e i 29 anni. La creazione di posti di lavoro è determinante per contribuire a rendere le società più coese ed eque, prevenendo così i conflitti. “Il lavoro dignitoso è la chiave per raggiungere uno sviluppo sostenibile e la giustizia sociale – ha affermato il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder – a sua volta un fondamento di pace duratura”.
Il tema dell’edizione 2018 era dedicato ad un altro tema molto attuale, riassunto nello slogan: “Lavoratori che si spostano: alla ricerca della giustizia sociale”. Non per niente al giorno d’oggi la maggior parte dei movimenti migratori sono legati direttamente o indirettamente alla ricerca di opportunità lavorative. Anche se questo non è necessariamente il motivo principale che spinge le persone a spostarsi, rimane un aspetto importante in qualsiasi processo migratorio.
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