![A Delhi gli ex bambini di strada diventano guide turistiche](https://cdn.lifegate.it/V1syBuW_PLb7klgzzeZ5nSjdpDU=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/06/kartik-kumar-s.jpg, https://cdn.lifegate.it/BvepHHXyndF8wOgsgxmpxDOcpbg=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/06/kartik-kumar-s.jpg 2x)
Ex bambini di strada guidano i turisti nella vita nascosta della capitale. Sono 11 milioni i bambini che in India vivono sui marciapiedi.
Il rischio maggiore oggi è la perdita della memoria storica. Per tenere vivo il ricordo, l’Onu ha indetto il 25 marzo la Giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù.
Ci sono macchie che rimangono indelebili nella storia di una civiltà. La tratta di schiavi attraverso l’oceano Atlantico è una di queste ed è una ferita che non va dimenticata, bisogna tenere la cicatrice bene esposta affinché simili tragedie non si ripetano più. Per oltre 400 anni più di 15 milioni di uomini, donne e bambini sono stati vittime del commercio di schiavi, uno dei capitoli più bui della storia umana.
Il 25 marzo le Nazioni Unite hanno deciso di onorare la memoria delle vittime istituendo la Giornata internazionale di commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione.
Lo scopo della ricorrenza è quello di ricordare coloro che sono stati privati della libertà e che si sono battuti per l’abolizione della schiavitù. La giornata serve anche da monito e per mettere in guardia dai pericoli del razzismo e dell’intolleranza che tutt’oggi ammorbano la nostra società. Sebbene la schiavitù sia stata abolita, il commercio di esseri umani non è stato debellato.
Il tema dell’edizione del 2019 è “Il potere dell’arte per la giustizia“: fin da subito l’arte è servita ad affrontare il tema della schiavitù, dare forza alle comunità asservite e onorare coloro che hanno reso possibile la libertà. Sono numerosi gli esempi di espressione artistica – tra cui memoriali, canti, danze e opere architettoniche – che ci aiutano a ricordare la storia e le conseguenze della tratta.
Si stima che un terzo dei circa quindici milioni di persone che sono state deportate dall’Africa attraverso l’Atlantico fossero donne. Per loro la schiavitù era, se possibile, ancora più dura. Oltre a sopportare le difficili condizioni di lavoro forzato hanno sperimentato forme estreme di discriminazione e di sfruttamento a causa del loro sesso e del colore della loro pelle.
In tutto il pianeta sono state organizzate attività commemorative e il ricordo sarà affidato a cerimonie, eventi culturali, dibattiti, mostre e rassegne cinematografiche che proseguiranno anche dopo il 25 marzo.
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