Il calo nella domanda dell’elettrico è stato determinante. Tre anni fa Volvo era stata tra le prime case automobilistiche ad annunciare l’abbandono ai motori termici.
Il mitico buggy da spiaggia Volkswagen rinasce elettrico. Ecco com’era l’originale
Marcia spedita la rinascita ecologica di Volkswagen, che al Salone dell’auto di Ginevra a marzo presenterà il classico buggy da spiaggia in versione elettrica. Non vediamo l’ora di vederlo. Nel frattempo, ecco com’era negli anni ’60.
Le voci sul fatto che Volkswagen stesse prendendo in seria considerazione l’ipotesi di presentare il mitico dune buggy da spiaggia in versione elettrica circolavano dal novembre scorso. E la conferma è giunta qualche giorno fa. Il buggy ritornerà in versione elettrica in occasione del prossimo Salone dell’auto di Ginevra, in programma dal 7 al 17 marzo. “Il buggy è più di una semplice auto. È vitalità e passione su quattro ruote. Queste caratteristiche – ha spiegato Klaus Bischoff, responsabile del design Volkswagen – si materializzano nel nuovo e-buggy, un’interpretazione moderna e non retro di un classico che, più di ogni altra cosa, dimostra il legame emotivo che la mobilità elettrica è in grado di creare”.
Senza tetto né porte (per ora…)
Per ora si tratta solo di un prototipo ma le voci lo danno quasi per certo. Il Buggy elettrico sarà realizzato sulla nuova architettura elettrica MEB di Volkswagen, la stessa che verrà utilizzata per i modelli elettrici a prezzi accessibili annunciata dal gruppo per i prossimi anni. Come accadeva nel buggy originale, e nel Maggiolino, la trazione e il motore saranno posteriori, anche se la piattaforma VW MEB (Modular Electric Toolkit) supporterà anche la trazione integrale grazie all’impiego di un secondo motore anteriore. Fedele allo spirito originale, il Buggy elettrico è senza tetto e senza porte (caratteristica che difficilmente verrà mantenuta nel modello definitivo) e adotta ruote scoperte con pneumatici offroad. Nel frattempo, come ci ha raccontato in un’intervista Stefano Sordelli, future mobility manager di Volkswagen Group Italia, il gruppo tedesco è impegnato in una profonda trasformazione, proprio sull’elettrico.
Insieme al buggy, ecco le altre icone elettriche
Come già accaduto alla Citroen Mehari, anche VW si prepara a lanciare altri modelli iconici del passato in versione elettrica: il mitico pulmino Bulli e la reincarnazione a “zero emissioni” del Maggiolino originale (forse in versione quattro porte). Intanto, il concetto di dune buggy, spettacolare e iconico, è certamente strategico per attirare l’attenzione sulla nuova gamma di auto elettriche VW. Volkswagen prevede infatti di costruire 15 milioni di auto sulla piattaforma economica MEB (e molti altri modelli elettrici su piattaforme più costose).
Al Salone di Ginevra attese le reazioni del pubblico
Il costruttore tedesco ha anche annunciato che costruirà auto elettriche negli Stati Uniti, nello stabilimento di Chattanooga, nel Tennessee, dove è probabile che varranno costruiti sia il Buzz ID (lo storico Bulli in versione elettrica), sia il nuovo buggy elettrico. Buggy che per ora è ancora senza un nome ufficiale ma che a Ginevra rappresenterà un test importante per VW, che dall’interesse di pubblico e stampa capirà se mettere in produzione davvero il futuro buggy elettrico (le indiscrezioni lo danno quasi per certo…).
Ecco com’era il buggy originale negli anni Sessanta
Nel 1964, l’americano Bruce Meyers assemblò il primo dune buggy: fatto a mano, senza porte né tetto, era costruito sul telaio accorciato del Maggiolino. Meyers stava cercando un’alternativa alle pesanti jeep 4×4 che fosse più adatto alle dune californiane. Il primo buggy, il “Meyers Manx“, in breve divenne un’icona. Estremamente divertente da guidare, conquistò le spiagge della costa americana e divenne un’auto culto degli anni ’70. Si stima che fino agli anni ’80 siano stati circa 250mila in tutto il mondo i veicoli “reinterpretati” in chiave buggy da carrozzieri e piccoli costruttori realizzati su base VW, fra i più apprezzati dai collezionisti quelli firmati da Hebmüller e Rometsch, oltre naturalmente all’americano Meyers-Manx Buggy.
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