Le cause della morte non sono ancora state rese note, ma l’omicidio sarebbe legato alla sua battaglia contro i trafficanti di legname.
Il diritto a resistere di Sian Ka’an, la più grande area umida del Messico minacciata dal turismo
Sian Ka’an in lingua maya significa “porta del cielo”. La più grande area umida del Messico, scrigno di biodiversità, è un delle prime tappe del progetto Diritto a Resistere.
“Perché tutti dormono sotto la stessa luna e si svegliano sotto lo stesso sole. Noi e voi siamo uguali, così come noi e gli animali, come gli umani e la Terra”. Così ci dice Brasiliano, un anziano maya dello Yucatan che parla solo la sua lingua antica. Lo incontriamo a Casa Na’atik, nella riserva di Sian Ka’an, una delle prime tappe di Diritto a REsistere, un progetto sulla giustizia climatica e l’intreccio tra diritti umani e ambientali che ci porterà, nell’arco di tre mesi, ad attraversare tutti gli Stati del centro America.
La più grande area umida del Messico
Dalle sue parole affiora un concetto importante, da ricordare in questi tempi di violenza continua: viviamo tutti sotto lo stesso cielo. In principio, il mondo era un luogo libero, senza confini. Oggigiorno ci siamo autoimposti confini geografici, culturali, mentali, stringiamo gli orizzonti, tagliamo il cielo. I confini sono quasi sempre una scusa per chiudere, isolare, separare, qualche volta si rivelano però necessari per tutelare preziosi scrigni di biodiversità da un mondo di interessi economici spietati.
Questo è il caso della riserva della biosfera di Sian Ka’an, la più grande area umida del Messico, nel cuore della riviera Maya. Nonostante il patrocinio Unesco però, questi 5.281 chilometri quadrati di selva incontaminata, spiagge bianche e lagune non sono al sicuro dal turismo di massa e dalle grandi infrastrutture, che minacciano ogni giorno di inghiottire pezzi di foresta, e con essa il sostentamento delle piccole comunità Maya che da secoli sono custodi di questi territori.
Sian Ka’an in lingua antica significa “porta del cielo”. I turisti qui possono entrare solo scortati da una guida Maya e attenendosi a misure molto rigide, volte a tutelare la biodiversità della zona: mangrovie rosse e grigie, lamantini, giaguari, puma e ocelot sono solo alcune delle specie che rendono questo luogo unico al mondo. Nelle paludi vivono anche numerose colonie di cianobatteri, gli organismi più vecchi del mondo: assomigliano a dei sassi bitorzoluti o a della sabbia, puzzano di zolfo e sono indicatori del fatto che l’ambiente è in salute. Basta infatti la minima alterazione chimica delle acque – come le creme solari o l’urina – per farli morire. “Finché i cianobatteri sono vivi vuol dire che c’è speranza” racconta Manuel, un biologo del luogo. E la speranza è importante, perché senza di essa non possiamo immaginare un mondo migliore – figuriamoci crearlo.
L’attivismo di Casa Na’atik incarna il diritto a resistere di Sian Ka’an
È per questo che le realtà che lottano quotidianamente per essere un esempio di sviluppo sostenibile sono così importanti. Associazioni come gli Amigos de Sian Ka’an, che da 37 anni lavora per proteggere questi luoghi e i popoli che li abitano, attività come quelle di permacultura ed educazione di Casa Na’atik, le comunità come Muyil dimostrano che si può fare, che un altro mondo è già possibile, qui e ora. Nonostante il narcotraffico, il turismo nero, i governi ciechi di fronte agli ecocidi e il colonialismo che continua ad avanzare – nonostante tutto, trovano ogni giorno la forza e il coraggio di essere l’esempio concreto di un modo diverso di fare economia, di pensare la società, di costruire relazioni.
Mentre grosse gocce di pioggia scuriscono il cielo e l’acqua limpida, Sian Ka’an ci regala un ultimo incontro: migliaia di filamenti infiniti e attorcigliati che ricoprono mangrovie e canneti. È la cuscuta, detta la parassita vampiro, perché si attacca con delle ventose alle altre piante, succhiandone la linfa… “ma no, non è troppo pericolosa – spiega Manuel – perché non sa distinguere fra se stessa e le altre piante, così, vedi un po’, finisce per annientarsi da sola. Come noi del resto”. E ride, un po’ malinconico. I suoi occhi brillano vivaci sotto la pioggia battente di questa stagione secca che secca non è, ma che si illumina nel coraggio di chi lotta per la stessa Terra su cui tutti viviamo.
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