19 rinoceronti sono stati trasportati e rilasciati nello Zinave national park in Mozambico.
Questo e altri progetti di reintroduzione hanno permesso al parco di essere l’unico nel paese ad avere i “big five” al completo.
La speranza è che la popolazione di rinoceronti, in questo ambiente sicuro, si riproduca e cresca di numero.
Nel resto del continente, la piaga del bracconaggio continua: in Sudafrica sono stati uccisi quattro esemplari.
Nello Zinave national park, in Mozambico, più di quarant’anni fa i rinoceronti erano stati dichiarati estinti. Finalmente, dopo tutto questo tempo, sono tornati a girovagare per la savana. All’inizio di luglio è partito un importante progetto di reintroduzione, con la liberazione dei primi 19 individui di rinoceronte bianco.
Il progetto, portato avanti dalla Peace parks foundation (Ppf), ha come obiettivo la reintroduzione nel parco di circa quaranta esemplari di rinoceronte nei prossimi due anni. Inoltre, nelle previsioni di reintroduzione sono previsti anche alcuni rinoceronti neri. Secondo la lista rossa della Iucn, il rinoceronte bianco è classificato come quasi minacciato, mentre il rinoceronte nero è in pericolo critico.
La reintroduzione dei rinoceronti e delle altre specie
Questi 19 rinoceronti sono stati prelevati da un gruppo di ranger che, dopo averli sedati, li ha trasportati per più di 1.600 chilometri, dal Sudafrica fino allo Zinave national park che, con i suoi 400mila ettari, sarà la nuova casa di questi mammiferi. Il parco, oltretutto, non è nuovo a questi progetti di reintroduzione e salvaguardia delle specie. Infatti, si contano più di 2.300 animali reintrodotti.
In un luogo come questo, considerato un rifugio sicuro, le specie in via d’estinzione potrebbero avere la possibilità di riprodursi e aumentare la propria popolazione. Con l’arrivo dei rinoceronti e grazie alle diverse reintroduzioni iniziate nel 2015, lo Zinave è diventato l’unico parco del Mozambico ad avere i “big five” – leone, leopardo, bufalo, elefante e rinoceronte – al completo.
Un progetto che porterà benefici anche al turismo
La speranza degli organizzatori è che, nel corso dei prossimi dieci anni, la popolazione di rinoceronti raggiunga un gran numero di individui. Di questo progetto ne ha parlato anche Ivete Maibaze, ministro dell’Ambiente mozambicano presente durante la liberazione, il quale ha dichiarato che: “Questa è una traslocazione storica che porterà grandi benefici anche per l’emergente industria dell’eco-turismo del paese”.
Come purtroppo sappiamo, il numero di animali selvatici del Mozambico, e in particolare del parco, è drasticamente diminuito sia per la guerra civile, terminata nel 1992 e durata ben 17 anni, sia per la sporca piaga del bracconaggio, che ha visto nei rinoceronti i bersagli più colpiti – principalmente per il loro corno, che non è neanche avorio ma cheratina come le nostre unghie (questo non vuol dire, ovviamente, che il bracconaggio per l’avorio sia giustificabile.) Basti pensare che nell’ultimo decennio, a causa del bracconaggio, sono stati uccisi quasi 10mila individui tra rinoceronti bianchi e neri, circa un terzo della popolazione mondiale.
A tourist who heard gunshots in the Kruger National Park helped rangers arrest three suspected poachers after they allegedly killed and dehorned rhinos. https://t.co/tN7iPYMdgx
Se in Mozambico si portano avanti progetti di recupero, in Sudafrica il bracconaggio continua a mietere vittime. Qualche giorno dopo la notizia della reintroduzione in Mozambico, è arrivata dal Kruger park – il più famoso parco del Sudafrica e di tutto il continente – la triste notizia del ritrovamento di tre carcasse di rinoceronte, più un altro individuo ferito che ha poi subito l’eutanasia, tutti con le corna asportate. Grazie all’allarme lanciato da un turista, il quale aveva sentito dei colpi di fucile, le forze dell’ordine si sono messe subito a caccia dei bracconieri, riuscendo a catturarli poco tempo dopo con tutto il bottino. E pensare – ironia del caso – che i bracconieri erano mozambicani.
La caccia al rinoceronte
Come anticipato precedentemente, il rinoceronte è uno degli animali più colpiti dal bracconaggio, poiché il suo corno ha un valore altissimo che raggiunge quasi 40mila euro al chilo. In Sudafrica, che ospita circa l’80 per cento dei rinoceronti del Pianeta, nel 2021 il Kruger park contava 3.259 rinoceronti bianchi e 268 neri, meno della metà rispetto al 2013 secondo i dati forniti dalla ong Save the rhino. Dal 2013 al 2017 in media sono stati uccisi mille rinoceronti all’anno. Questi dati fanno rabbrividire. Dal 2018 il numero è lentamente diminuito. Nel 2021, in Sudafrica, ne sono stati uccisi 451: il 13 per cento in più rispetto al 2020 e, per la prima volta dopo sei anni, c’è stato un incremento delle uccisioni.
La motivazione? La pandemia e le forti restrizioni del governo sudafricano hanno impedito ai bracconieri di agire indisturbati, ma una volta rimosse, i bracconieri sono tornati alla carica. Purtroppo, il bracconaggio non è un affare solamente sudafricano. Dal 2013 il bracconaggio si è esteso ad altri paesi africani: primo tra tutti il Kenya, quando sono stati uccisi 59 individui; nel 2015 la Namibia ha perso ottanta rinoceronti, più del triplo rispetto al 2014; nello stesso anno in Zimbabwe ne sono stati uccisi cinquanta, più del doppio dell’anno prima. In totale tra il 2014 e il 2015 sono stati uccisi più di tremila rinoceronti.
Esisterà un futuro per i rinoceronti?
Se, come si prevede, i progetti di reintroduzione porteranno nuova linfa alle popolazioni di rinoceronte, con la nascita di nuovi individui, e se i numeri del bracconaggio continueranno a scendere, allora ci sarà ancora un futuro per i rinoceronti.
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